Da sempre le misure di cerchi e gomme sono argomenti ostici quanto interessanti. Come se non bastasse, le ruote e le relative gommature per chi si occupa di veicoli militari del ns. Esercito sono da sempre una sorta di croce che, a parte rarissimi casi, sia per i mezzi in plastica che resina sono sempre poco corrette. Fortunatamente è giunta l'era del 3D che ci consente, a prezzi sia d'investimento che di esercizio quasi risibili, di farcele da soli. Da qui l'idea di aiutare gli amici modellisti a fare un po' d'ordine e, magari, di comprendere un po' di più la materia.

Da sempre le misure di cerchi e gomme sono argomenti ostici quanto interessanti. Come se non bastasse, le ruote e le relative gommature per chi si occupa di veicoli del Regio Esercito sono da sempre una sorta di incubo: a parte nelle produzioni in resina di Brach Model e Model Victoria, ci fosse un singolo mezzo in plastica o resina che le abbia corrette. Fortunatamente è giunta l'era del 3D che ci consente, a prezzi sia d'investimento che di esercizio quasi risibili, di farcele da soli. Da qui l'idea di aiutare gli amici modellisti a fare un po' d'ordine e, magari, di comprendere un po' di più la materia.

 

The goal of this article is to give simple and clear directions to modify a Bronco L. 3-33 or L. 3-35 obtaining an accurate replica of vehicles of "first" and "last" type (these two type definitions are according to what's written on the official documentation regarding these vehicles). If anybody has got further evidence to correct or integrate the article's and is willing to share them is more than welcome and can submit them joining the M+ discussion Forum following the link at the end of the article.

Questo articolo si pone come obiettivo quello di indicare con la maggiore chiarezza possibile le modifiche da apportare ad un L. 3-33 o un L. 3-35 Bronco affinché se ne possa trarre in entrambi i casi un mezzo di primo o di ultimo tipo. Chiaramente chi fosse in possesso di ulteriori informazioni e desiderasse condividerle è più che benvenuto e può sottoporle partecipando alla discussione sul Forum di M+ indicata in coda a questo contenuto.

 

Visto il rinnovato interesse storico e modellistico riguardo al carro armato P40 mi sembrava utile scrivere qualche riga su uno dei suoi aspetti più dibattuti (ma anche più oscuri), ovvero il suo “presunto” impiego da parte Italiana durante la Seconda Guerra Mondiale. Questi appunti sono quindi dedicati a tutti gli “Italianofili” DOC che si rammaricano di non poter realizzare un modello di P40 “Italiano”…in realtà, come vedremo, non è precisamente così.

Roberto Chiarvetto (aka Robc) ci offre questo articolo sui canistri in uso presso il Regio Esercito e la Wehrmacht durante la seconda guerra mondiale.

Nella prima parte avevamo trattato come a fronte di una probabile massiccia introduzione della componente blindo/corazzata, si fosse dovuto stabilire un sistema di contrassegni per poter riconoscere i mezzi in ambito tattico. Questa seconda parte affronta la revisione di tale convenzione partendo dal 1938 per arrivare al 1943.

In questo articolo ho il piacere di “raccontarvi” il montaggio e colorazione di un carro P40 della Crielmodel in scala 1/35. Devo innanzitutto dire che la nuova resina impiegata dalla casa romana, di colore biancastro, è davvero ottima, completamente inodore, pulitissima e con una definizione altissima anche dei particolari più minuti.

Il kit rappresenta una delle prime versioni del famoso “cavallo di battaglia della Wermacht” (come viene soprannominato da certi autori di libri sui carri tedeschi), poco conosciuta e che necessita di una grande attenzione nell’interpretazione delle istruzioni e di un continuo raffronto con la documentazione disponibile.

A seguito della massiccia introduzione in servizio dei veicoli blindo/corazzati, in considerazione della quasi inesistente installazione di apparati radio sui mezzi in questione, si rese necessaria l'elaborazione di una codifica standardizzata per l'individuazione dei veicoli sul terreno.Nulla di nuovo sott al sole quindi, basti pensare che la funzione originale di uniformi e mostreggiature sino al primo conflitto mondiale era proprio quello di poter individuare i reparti in ambito tattico per poter loro impartire ordini in funzione dell'evoluzione tattica. Questo articolo ha lo scopo di illustrare quelli che sono stati i contrassegni tattici ufficiali adottati dai reparti appartenenti alle nostre unità corazzate dal 1922 al 1936.

Il semovente su scafo M40 (e poi M41 e 42) è senza dubbio uno dei kits più invitanti per un modellista “filo-italico”…rappresenta dopo tutto (per impiego, prestazioni ed apprezzamento anche da parte avversaria) il miglior veicolo corazzato Italiano del secondo conflitto mondiale. Per la realizzazione del kit Italeri ho quindi pensato fosse giusto includere gli interni, avendo così l’opportunità di mostrarlo con i portelli aperti, come avveniva di regola nel deserto per disperdere i fumi originati dallo sparo del cannone…

L'argomento non è di facile trattazione, a causa delle innumerevoli modifiche ai regolamenti ed eccezioni, ma la presentazione delle norme in vigore nell'epoca in esame e delle varianti di maggiore importanza dovrebbe permettere una più facile interpretazione delle fotografie storiche e la scelta di soluzioni modellistiche per lo meno realistiche.

Una guida ricavata da eserciti e battaglie su questo particolare mezzo dell'esercito tedesco.

Una guida ricavata da eserciti e battaglie su questo particolare mezzo dell'esercito tedesco.

La “Lince” più che una autoblindo nel senso vero del termine è una vettura da ricognizione, copiata integralmente dallo scout car “Dingo” britannico catturato in Africa settentrionale e riprodotto dalla Lancia per la parte meccanica e dall’Ansaldo per la parte blindata.

Modello in scala 1/35 che ha partecipato alla campagna "Africa Settentrionale 1940-42" di M+ conclusasi nel Giugno del 2005