: Vele ed Alberi |
Inviato da Plamod il 7/9/2004 14:17:04 (10739 letture)
| Quante volte durante regate veliche trasmesse in televisione abbiamo sentito parlare i commentatori usando termini astrusi per noi comuni mortali ? Senza avere la pretesa di essere esaustivo presento una scheda tecnica sui termini più comuni utilizzati da marinai e skipper, relativamente alle alberature e alle vele. | Albero Gli alberi per la velatura sono costituiti da una lunga trave rastremata verso l'alto, di sezione per lo più circolare; vengono realizzati il più delle volte in legno ma si usano alberi di lamiera di acciaio, curvata e saldata, e di leghe leggere, questi ultimi ottenuti spesso per estrusione. I legnami più usati sono il pino, l'abete, il pitch pine, scelti e lavorati con cura in modo da ottenere alberi con caratteristiche il più possibile uniformi. Quando non si può realizzare un albero di un sol pezzo, si provvede all'assemblaggio di un'anima centrale con diametro di circa la metà dell'albero finito e di sezione per lo più esagonale, con tronchi sagomati disposti in modo da ottenere forma e diametro finali. I collegamenti fra le parti sono realizzati mediante colle, spine e giunti. Se si vogliono ottenere alberi leggeri si uniscono parti esternamente sagomate in modo da ottenere la forma finale e internamente cave: di solito le due zone esterne dell'albero sono lasciate piene. In genere mentre gli alberi delle imbarcazioni e delle piccole navi comprendono un tronco unico, quelli delle navi maggiori sono formati da due o più tronchi: quello incastrato nel ponte prende il nome di tronco o albero maggiore, l'immediatamente superiore è detto albero di gabbia, quello estremo alberetto. Nei piccoli velieri può mancare l'albero di gabbia. L'estremità inferiore degli alberi viene chiamata maschio o miccia ed è alloggiata entro un'apertura (scassa) ricavata nella struttura dello scafo. L'estremità superiore (come ogni estremità dei tronchi, nel caso di alberi a due o tre parti) è detta colombiere, mentre l'estremità inferiore di ciascuno dei tronchi sovrapposti è chiamata rabazza. Il collegamento tra le parti viene effettuato tramite le coffe, le crocette e le teste di moro. La parte del ponte, opportunamente rinforzata e forata, attraverso cui passa l'albero è detta maestra. Ciascun albero è assicurato allo scafo con un adeguato numero di cavi di ritenuta, facenti parte delle manovre fisse (stralli o stragli, sartie, paterazzi). Gli alberi assumono denominazione diversa a seconda del tipo di nave e della loro posizione (albero di maestra, trinchetto, mezzana); quelli che reggono solo vele auriche sono detti alberi a palo; quelli che reggono vele latine su piccole navi e su imbarcazioni sono detti alberi a calcese. In questi ultimi, l'estremità superiore, chiamata appunto calcese, ha sezione quadra ed è munita di un vano trasversale, detto cavatoia; in questa è alloggiata la puleggia per cui passa la drizza della vela. Particolari tipi di alberi che non portano vele sono quelli che reggono le antenne delle apparecchiature necessarie alla navigazione e alle comunicazioni (radar, radiotelegrafo, radiotelefono), le luci di posizione e di navigazione, le segnalazioni mediante bandiere e gli alberi per la manovra del carico, più noti col nome di picchi di carico. Nelle navi da guerra si adottano per usi molteplici particolari tipi di alberi a traliccio, che se hanno tre aste sono detti a tripode.
Vela Superficie di tela opportunamente distesa e sostenuta a bordo in modo da ricevere la pressione dell'aria dovuta al vento e da trasmetterla alla nave o ad altro galleggiante come forza motrice. Gli effetti dell'urto dell'aria sulla superficie della vela supposta piana, non considerando cioè le deformazioni che essa subisce per la cedevolezza della tela e per il modo nel quale è stabilita, si possono immaginare come prodotti da una forza continua applicata nel centro di pressione, che, quando la direzione del vento è normale alla superficie della vela, coincide col suo centro di figura, ed è invece spostato dalla parte di sopra vento quando è obliqua. In quest'ultimo caso, che è il più generale, l'effetto utile è dato dalla componente di tale forza in direzione normale alla superficie della vela, mentre l'altra componente, parallela alla superficie stessa, non ha effetto utile.
- Aurica
Si chiamano vele auriche le vele di taglio che hanno forma trapezoidale: randa, controranda, vela a tarchia, vela al terzo o da trabaccolo, vela al quarto. - Bastarda
v. Latina - Belvedere
Sui bastimenti a tre alberi con vele quadre, la penultima in altezza e dimensioni (dal basso) delle vele quadre dell'albero di mezzana (albero di poppa). E' una delle tre vele quadre che collettivamente si chiamano velacci. - Borda
v. Latina - Brigantina
Randa che i brigantini portano all'albero di poppa (mezzana). - Carbonera
La vela di strallo di gabbia, che si alza tra l'albero di maestra e quello di trinchetto. E' inferita con dei canestrelli allo strallo di gabbia. (Le fu dato questo nome perché, avendo di solito le navi a vela quadra la cucina a poppavia dell'albero di trinchetto, la vela viene a trovarsi al disopra del fumaiolo di quella, e raccogliendone la fuliggine, si annerisce). - Cavalla
v. Carbonera - Cavalletta
La vela di strallo che s'inferisce allo strallo di mezzana. Anche mezzanella. - Cocca
Vela quadra usata sulle navi omonime. - Cocchina
Vela quadra di fortuna, piccola e forte, tagliata a somiglianza di quelle usate nelle cocche. - Coltellaccio
Ciascuna delle quattro vele trapezoidali che le navi a vele quadre spiegano con tempo buono, lateralmente alla gabbia e al parrocchetto. Sono inferite col lato superiore a piccole pennole che si sospendono alle estremità dei suddetti pennoni di gabbia; i loro lati inferiori si tendono su apposite aste che prolungano i sottostanti pennoni di maestra e trinchetto (aste di coltellaccio). - Contromezzana
Nei velieri a tre alberi a vele quadre, la vela che si distende sul secondo, a contare dal basso, dei pennoni dell'albero di poppa. E' la vela più bassa di quest'albero perché il pennone sottostante generalmente non ha vela (pennone di mezzana o vergasecca). E' una delle tre vele che complessivamente si chiamano gabbie, e come le altre può essere doppia. Allora le due vele prendono i nomi di bassa contromezzana e di contromezzana volante. - Controranda
Vela aurica a forma di trapezio irregolare o di triangolo, che si spiega al disopra di una randa, allacciando il suo lato prodiero all'albero e distendendo il suo lato inferiore lungo il picco della randa. Anche Freccia. - Controbelvedere
Sui velieri a tre alberi a vele quadre, la più alta e più piccola vela quadra dell'albero di poppa (albero di mezzana). Il pennone cui è allacciata, che prende lo stesso nome, è posto al di sopra del pennone di belvedere. - Controvelaccio
Nei velieri a vele quadre, la più alta e più piccola vela quadra dell' albero di maestra. - Fiocco
Nome generico di quelle vele triangolari che si alzano, senza antenne né pennole, a pruavia dell'albero verticale di prora, tesandole in basso, lungo quell'albero inclinato uscente dalla prora che si chiama bompresso. I fiocchi dei velieri che hanno il massimo numero prendono i nomi seguenti: - Trinchettina di fortuna o trinchetta: inferita allo strallo di trinchetto. Si usa nell'andatura di cappa.
- Trinchettina: inferita allo strallo di parrocchetto.
- Gran fiocco: inferito alla draglia omonima.
- Controfiocco: inferito alla draglia omonima o allo stralletto di velaccino. E' il più alto ed esterno.
Tutte queste vele sono inferite ad anelli (canestrelli) mobili lungo gli stralli e le draglie. - Gabbia
Nei velieri a vele quadre, la vela quadra che sta immediatamente al disopra della vela maggiore e più bassa dell'albero di maestra. - Latina
Vela triangolare. Quella per l'albero di maestra si distingueva, a seconda della forza del vento, in: bastarda (la maggiore), borda (la mediana), marabutto (la minore). Nella tempesta si usava una vela quadra (trevo), inferita sopra una verga di fortuna. Per la storia della vela latina vedere: - Pino Dell'Orco, Remote origini della vela latina, in Rivista Marittima, genn. 1978, p. 77-84
- Giovanni Panella, Introduzione alla storia della vela latina, in Rivista Marittima, apr. 2001, p. 67-80
E' curiosa l'origine del nome di questa vela, che non deriva dal popolo dei Latini, ma piuttosto dalla corruzione della definizione di "vela alla trina", cioè triangolare, in contrapposizione alla classica vela quadrangolare, cioè "alla quadra" (Da Marc'Antonio Bragadin, Le navi, loro strutture e attrezzature nell'Alto Medioevo, in Rivista Marittima, 1877). - Lugne
Vela quadrilatera inferita a un pennone obliquo alzato a un terzo d'altezza dell'albero. - Marabutto
v. Latina - Mezzana
Vela quadra inferiore dell'albero di mezzana, e anche la vela di taglio di tale albero, quando non ha vele quadre. - Mezzanella
- Piccola vela sostenuta da un alberetto posto sull'orlo di poppa dei latini, delle lance, e d'altri bastimenti piccoli.
- La più bassa delle vele di straglio che vengono distese tra l'albero di maestra e quello di mezzana, ed è allacciata allo straglio di mezzana.
- Pappafico
La vela al di sopra delle gabbie. Oggi si chiama belvedere, velaccino, velaccio, rispettivamente per gli alberi di maestra, di trinchetto e di mezzana. Prima era una piccola vela triangolare, ora è quadra. - Parrocchetto
Vela quadra che sta immediatamente al disopra della vela di trinchetto. In alcune navi ad alberata molto alta, tale vela, per maggior maneggevolezza, è suddivisa in due vele distinte che insieme costituiscono il parrocchetto doppio. - Parrocchetto fisso, basso parrocchetto o parrocchetto inferiore
Quella vela che, nel caso del parrocchetto doppio, sta immediatamente al disopra della vela di trinchetto e ha il pennone tenuto in posizione fissa nel senso verticale. - Pàndola
Vela a tarchia. - Polaccone
Mezza vela. - Puntina
Vela di punta. - Quadra
Vela quadrangolare (rettangolare o trapezoidale) che si inferisce al pennone, e che a seconda degli alberi è detta di maestra, di trinchetto, di mezzana. A seconda degli ordini assume nomi collettivi di Basse vele/Trevi, Gabbie, Velacci. - Randa
Vela aurica, a forma di trapezio irregolare, allacciata con il lato superiore a una verga inclinata (picco) e con il lato prodiero all'albero, cui s'appoggia il picco. In generale il lato inferiore della randa si distende lungo quella trave orizzontale chiamata Boma, nella cui estremità poppiera passa la corda destinata ad aprire e distendere la vela (scotta). - Saccoleva
Vedi tarchia. - Sampietra
Vela aurica issata sulle paranzelle dai pescatori del Mediterraneo in caso di tempesta. - Tarchia
Vela di forma quadrilatera, col vertice superiore poppiero molto acuminato e disteso da un'asta disposta diagonalmente alla vela, che poggia al piede dell'albero, presso la mura. - Trevo
Vela quadra, la più bassa e più grande degli alberi di maestra e di trinchetto. L'albero di mezzana di solito ne è privo. - Trinchetto
La vela quadra che s'inferisce al pennone più basso dell'albero di trinchetto. - Trinchetto si chiama anche la vela di prora di una lancia o d'un latino, sebbene non sia quadra.
- Trinchetto latino: vela triangolare, retta da un'antenna al disopra della prora delle galee, degli sciabecchi, ecc.
- Trinchetto al palo: vela di fortuna al trinchetto, con la punta retta da una struzza.
- Vela al terzo
Tipo particolare di vela aurica che ha il lato superiore inferito ad una pennola e la mura (angolo prodiero inferiore) bordata o sulla prua o a piè d'albero. La drizza è data volta a un terzo della pennola - da cui il nome. La scotta viene bordata o in murata o a un boma. - Vela al quarto
Simile alla vela al terzo, con la differenza che la drizza è data volta a un quarto della pennola. - Velaccio
v. Pappafico; Belvedere
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