Forum : Storia moderna

Soggetto : Reduce della RSI

 PX :

18/8/2011 16:09
 
Normal 0 14

Oggi ho conosciuto un reduce della RSI Giuseppe Menghi, persona disponibilissima e lucidissima, partito a 16 anni per le fiamme bianche lasciò il campo di addestramento per aggregarsi a un’unità combattente nella sua zona d’origine di Forlì, venne aggregato al battaglione assalto Forlì combattendo prima come portamunizioni poi come mitragliere di MG.

Prese parte a uno dei rarissimi scontri fra italiani, una pattuglia notturna del Forlì venne intercettata da una pattuglia della Folgore in una zona fra Forlì e Faenza, il compito di Menghi era quella di fare il fuoco di copertura alla pattuglia in caso di necessità, ai primi spari si divertì a scaricare vari caricatori nel buio nella zona assegnatagli bruciando anche la manica di una giacca nel cambiare la canna incandescente.

Alla mattina il suo capitano gli disse che grazie al suo fuoco di copertura la pattuglia si era salvata regalandogli alcune sigarette e cioccolatini, seguì la ritirata del fronte consegnandosi con altri del suo gruppo agli americani, mi sembra il giorno dopo l’esecuzione di Mussolini, passato per vari campi di concentramento tornò a casa talmente mal ridotto che il padre gli permetteva di mangiare poco ma di frequente per permettere al corpo denutrito di assimilare.

Lo vedrò spesso ed è disposto a due chiacchere

 Buon modellismo

Piero

 


 Ariete :

19/8/2011 17:19
 Piero..Ogni altro racconto che ci porterai da questo signore sarà come salvarlo dall'oblio del tempo..
Ci conto e buon lavoro!

:-)

 theblacksheep :

19/8/2011 19:36
 Ciao Piero, quoto in toto Daniele (Ariete) e ti chiedo gentilmente di porgere i miei più sentiti omaggi al Sig. Menghi, nonchè tutta la mia ammirazione.
Grazie Piero, per averci arricchito.
Saluti, Felice De Leo.

 Sandros :

19/8/2011 20:19
 Sarà sicuramente un contributo interessante. Io ne conosco uno che però non ama raccontare ciò che avvenne e ricorda con gran dispiacere il periodo di prigionia nei campi inglesi.

Saluti
Sandro

 angelo :

19/8/2011 20:25
 In fin dei conti fa parte della nostra Storia: quindi, convincilo a raccontare altri aneddoti della sua attività di combattente!
Angelo

 roby67 :

19/8/2011 20:59
 Concordo in pieno con Angelo.
Bene o male questa è la nostra storia,piaccia o non piaccia.

 PX :

19/8/2011 22:02
 OK ragazzi avevo sperato nel vostro interesse, mi ha raccontato altri aneddoti, ma non avendo preso appunti non voglio dire nomi di località sbagliate, avevo già accennato al reduce una sorta di interrogatorio sulla sua esperienza ed era d'accordo. per chi interessa è stato scritto un libro su questo reparto, se avete domande specifiche le passo volentieri.

Ciao


 alebuio :

19/8/2011 22:21
 Ciao 
Dove si può trovare il libro?
Grazie
Alessandro  :-)

 PX :

19/8/2011 22:28
 Per il libro, l'editore ha un sito e ò visto che è in catalogo

http://www.ultimacrociata.it/catalogo-libri.asp

Piero

 Ariete :

19/8/2011 22:42
 Ottima segnalazione libraria Piero!
Per l'intervista: sono certo che le tue domande saranno ben mirate e di estremo interesse per tutti..

Se posso..
Chiedigli qualcosa in più sui "Falchi di Romagna"..
Sono di Faenza..Ma hanno combattuto anche con il "Forlì"..

:-)

Grazie!

 alebuio :

20/8/2011 09:53
 Buongiorno Piero
Grazie per la segnalazione  , vado a vedere .
mandi
Alessandro  :-)

 theblacksheep :

20/8/2011 10:31
 Interessante catalogo libri, grazie Piero!
Saluti, Felix! :-P

 PX :

21/8/2011 16:17
 

Questa mattina ho fatto due chiacchere  con il reduce ho preso appunti sulla sua partenza li riporterò dopo avergliela fatto vedere

                       

Premetto che nonostante gli 84 anni ha il compiuter e rete Internet, gli ho dato l’indirizzo del Forum

 

Le chiacchere sono divagate da varie parte anche con la collaborazione di mia moglie appassionata di storia moderna che ricordava fatti, persone e voci riportate in casa, il reduce è di Predappio e ha fatto il bigliettaio nella linea Forlì - Predappio collaborando con la moglie nel gestire un negozio di orologeria a Predappio.

 

Fra le varie storie da approfondire c’e questa,

dai 14 ai 16 anni ha lavorato nella fabbrica Caproni Predappio sia al CA 164 che al RE 2001 del quale ha costruito 400 scatole in alluminio per gli alettoni (da approfondire con disegno che gli mostrerò) la produzione di RE 2001 era di due aerei in tre giorni o tre aerei in due giorni (non ricorda di preciso) e superiore ai 10 riportati nei nostri vari testi, verso la fine si producevano simulacri in legno come falsi bersagli per gli aeroporti.

 

Finita la guerra è rimasto fedele al suo credo collaborando con chi aveva bisogno

 

Con l’avvicinamento del fronte a Forlì la locale Brigata Nera Capanni si trasferì a Thiene nel veneto e per paura di ripercussioni vari si portarono dietro le famiglie, la figlia di uno di questi si sposò con uno del luogo e lì vi rimase in un paesino limitrofo, anni fa si mise in contatto con Menghi per costruire un cippo nel locale cimitero avendo già il permesso comunale, alchè il reduce partì con un geometra amico per il progetto.

Il fatto.

Finita la guerra alcuni partigiani romagnoli prelevarono alcuni militi per portarli in romagna e interrogarli, il camion ritornò il giorno dopo, meravigliati chiesero cos’era successo, risposero che avevano avuto un guasto e i prigionieri erano proseguiti con altri mezzi, i corpi vennero ritrovati poco lontano sepolti.

 

Nel piccolo cimitero locale assieme al locale sindaco trovarono l’angolo giusto per erigere il cippo a ricordo del crimine protratto dai tedeschi, quando gli spiegarono che il crimine non era tedesco ma partigiano il permesso venne revocato, il cippo è stato comunque eretto fuori del cimitero. 

A presto 

Piero 

 theblacksheep :

21/8/2011 16:27
 Grazie ancora Piero, a te, a tua moglie ed ovviamente al Sig. Mengi.
Come un bambino che ascolta il nonno raccontargli della sua vita, resto in attesa di nuove preziose pagine di Storia.
Saluti, Felice De Leo.

 Lupo :

28/8/2011 22:35
 La storia di PX mi ha fatto venire in mente un fatto simile: alcuni mesi fa, all'ospedale, mi è capitato per un esame un vecchietto; cerco sempre di scambiare due chiacchiere con i pazienti, anche per tranquillizzarli prima delle procedure. Il signore, triestino DOC (i veri triestini sono persone un po' particolari...mi capirà che a Trieste ci ha vissuto un po'), mi raccontò che nel 1945, a 16 anni appena compiuti, si arruolò nelle forze armate della RSI. I partigiani gli avevano ucciso il padre, piccolo funzionario del partito fascista, e lui voleva vendicarlo. Non partecipò a combattimenti, la guerra era quasi finita, non ne ebbe il tempo. Con i suoi compagni venne catturato da un reparto partigiano, non ricordo esattamente dove, credo in Lombardia... parlava ancora con rancore dell'episodio, non tanto per le botte ricevute, ma perchè "un partigiano mi strappò il tricolore dalla manica della giacca!!". Vennero rinchiusi (non erano molti, 20 o 30) in un campo sportivo, e i partigiani dissero chiaro e tondo che non si facessero illusioni sulla propria sorte. Ma furono fortunati: dopo uno o due giorni arrivò un gruppo di soldati americani, con alcuni Sherman: un ufficiale scese da un carro e chiese al comandante del gruppo partigiano la consegna dei prigionieri, ottenendo un rifiuto. Tra l'americano e i partigiani scoppiò un violento alterco: allora alcuni di questi ultimi puntarono una mitragliatrice contro l'americano. Questi si zittì, si girò e tornò sui propri passi, risalendo sul carro. Improvvisamente lo Sherman balzò in avanti e sfondò la cancellata del campo sportivo. I partigiani, capito che gli americani non intendevano cedere, scapparono. I prigionieri vennero internati in un campo americano, ed ebbero salva la vita.
Questo è quello che mi raccontò quest'uomo, che, nel dopoguerra, lavorò come impiegato in un ente pubblico; devo dire che sembrava nutrire ancora risentimento, era come se la guerra, in fondo, per lui non fosse mai finita del tutto -ma mi sembrò sincero-. Ma qui credo che entri in gioco il fatto di essere giuliano, proveniente da luoghi in cui la guerra suscitò sentimenti forse ancora più intensi che da altre parti. Sentimenti che in realtà c'erano già prima del conflitto, e anche prima del fascismo, e che secondo me non si sono ancora spenti del tutto. Sono luoghi di un fascino unico, ma veramente difficili da capire: bisognerebbe, appunto, viverci per un po'....

 theblacksheep :

29/8/2011 09:16
 Di aneddoti simili, meorie così, non si dovrebbe mai perderne le tracce.
Grazie Lupo per avercene parlato.
Saluti, Felice De Leo.

 andreagoffi :

29/8/2011 10:00
 

Grazie per queste narrazioni ;-)
 
Andrea G.

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