Il
Battaglia delle Termopili
Argomento: Storia : Antica Data: 21/3/2008
Serse, re dei re di Persiani, si trova sul suolo greco. Ha deciso di sottomettere i rissosi greci che minacciano le sue coste. Siamo nel settembre del 480 a.C. La sua prima mossa fu di seminare discordia tra i greci, storicamente incapaci di formare un’alleanza di largo respiro che superasse le divisioni ataviche tra le varie polis, spie e soldi fecero si che vi fossero più greci nel suo esercito che contro di lui. I pochi che resistevano si erano segnalati per l'irritualità con la quale avevano risposto alla sua offerta di cedergli la terra e l'acqua, la formula con la quale egli chiedeva la sottomissione. Gli ateniesi avevano scaraventato i suoi emissari in una fossa e gli spartani in un pozzo, e avevano aggiunto, per colmo di misura, che se volevano la terra e l'acqua le scavassero fuori da lì.


Serse non fu molto contento delle risposte ottenute e iniziò l’invasione dell’Attica e del Peloponneso. Prevedeva una campagna breve e vittoriosa. Il suo smisurato esercito si muoveva a fatica nel terrritorio frastagliato della Grecia, inoltre sostenese quella massa di uomini non doveva essere particolarmente semplice, tantè che la flotta persiana ( Feneci ed egizi con qualche greco delle isole più vicine alla costa turca) si muoveva con l’esercito per fornire cibo, acqua e logistica. Così, quando Serse giunse ad un passaggio obbligato del percorso costiero, chiamato le Termopili per via delle fonti calde che vi sgorgavano, luogo scelto dai suoi avversari per sbarrargli la strada, decise di offrire loro l'occasione di andarsene indisturbati: 5 giorni di tempo, quanto a lui serviva affinché la lunga colonna del suo esercito si radunasse. Il passaggio al tempo era largo meno di quindici metri, poche le possibilità di utilizzare una tattica diversa dall’attacco frontale. Si doveva combattere in un corridoio!!
I greci erano pronti a ricevere gli amati Persiani, Erodoto così quantifica l’esercito greco:

al comando del re spartano Leonida: 300 lacedemoni (l'Hippeis spartana, ovvero la cavalleria, in effetti la guardia di fanteria montata del re), 500 di Tegeia e altri 500 di Mantineia, 120 dall'Orcomeno, 1.000 dall'Arcadia, 400 da Corinto, 200 da Pilos e 80 da Micene. Quindi 700 da Tespi, 400 da Tebe, 1.000 dalla Focide ai quali si deve aggiungere un numero sconosciuto ma consistente dalla Locride. QuIndi oltre 5.200, forse 6.200.

Diodoro Siculo ridimensiona i greci a 4.000 mentre Pausania arriva a 11.000.

La consistenza dell’esercito persiano non è conosciuta, Erodoto parla di 4 milioni di uomini....
Quest’ultimo cita però 29 comandanti di Baivabaram, un'unità dell'esercito persiano composta da 10.000 uomini, e quindi in linea teorica i persiani non dovevano essere più di 290.000, probabilmente molti di meno, considerando la fatica compiuta per arrivare fino alle Termopili.
Serse provò a convincere i greci offrendo a Leonida di diventare il Re di tutta la Grecia sottoposto sono al re dei re, lo spartano non accetto Serse allora gli ingiunse di cedere le armi, ma lo Spartano rispose semplicemente "vieni a prenderle".
Ovviamente i persiani non se lo fecero ripetere due volte, si infilarono nell'imbuto costituito da quella lingua di sabbia tra mare e dirupo: in una colonna lunga quasi un chilometro, 10 mila alla volta, settecento tonnellate di carne umana si gettavano contro uno sbarramento irto di punte di lancia: già dopo poche ore davanti ai Greci dovevano esserci centinaia e centinaia di cadaveri.
La falenge greca sembrava impenetrabile, rivestiti di bronzo non cedeva di un metro, si davano il cambio nelle pause dei combattimenti. I Persiani avrebbero potuto bersagliare i Greci con giavellotti e frecce, ma l'attacco corpo a corpo sembrò non solo la soluzione più rapida, ma anche l'unica praticabile. Contro gli arcieri, infatti, i Greci avrebbero potuto chiudere la distanza con una carica e la folla di nemici si sarebbe trasformata in un caotico ingorgo di uomini ancora peggiore.
In realtà le fila dei Greci si stavano assottigliando, la loro resistenza fisica doveva essere allo stremo perché non erano abituati a combattimenti così prolungati. Il caldo e il sudore dovevano rendere impossibile l'uso delle armature e degli elmi e persino reggere il pesante scudo oplitico doveva essere una tortura. Alla fine del secondo giorno, un Greco di nome Efialte spiegò a Serse che il valico delle Termopili poteva essere aggirato percorrendo un sentiero sulle colline. Era un colpo di fortuna inatteso ed era l'unico modo per scardinare la posizione. I persiani si mossero quindi per aggirare i greci, sulla strada incontrarono un contingente di Focesi piazzato da Leonida a scanso di equivoci, vennero sorpresi dai persiani e riuscirono ad attestarsi su un colle. Leonida si veniva così a trovare con un secondo fronte da gestire, lasciò libertà a chi lo volesse di uscire dalla trappola, lui con gli Spartani e i loro Iloti, i Tespiesi e i Tebani, sarebbe rimasto a trattenere i Persiani. Ingiustamente i Tebani sono passati alla storia per essere stati trattenuti come ostaggi: non ritengo realistico che Leonida tenesse presso di sé tanti possibili disertori, ma è più probabile che fossero fuoriusciti Tebani, oppositori del partito della madrepatria che invece era schierato ormai apertamente per Serse.
Le truppe Mede affettuarono un attacco su due fronti ben organizzato e costrinsero i greci ad una disperata resistenza su un poggio alle spalle del muro.
Leonida era già morto, il suo cadavere conteso cambiò di mano 4 volte e quando alla fine rimase nelle mani di Serse questi lo oltraggiò decapitandolo e facendone crocifiggere il corpo.
Per impadronirsene aveva dovuto vincere l'ultima resistenza dei Greci e sterminarli lì dove si erano arroccati: circondatili li fece sommergere di frecce per evitare di subire altre perdite.
La battaglia delle Termopili era quindi finita, i greci avevano perso ma la guerra era ancora in bilico, la sua conclusione si ebbe via mare ( Salamina ) e non con uno scontro terrestre. Ai greci rimaneva la convinzione di essere superiori sul piano tattico e strategico alle immense risorse umane dell’impero persiano.

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