Il
M7 "Priest"
Argomento: Da AFV Interiors Data: 9/11/2006
L'obice statunitense semovente M7 da 105mm fu un adattamento basato sullo scafo dei carri medi M3 e M4, per poter disporre di un semovente con sufficiente potenza di fuoco atta al supporto delle operazioni di fanteria.


Il primo veicolo uscì dalla catena di montaggio nell’aprile del 1942 e durante la produzione degli anni seguenti, il progetto subì numerosi ma non sostanziali modifiche come ad esempio, nel maggio dello stesso anno, il netto incremento della capacità di stoccaggio delle munizioni passato da 24 a 69 colpi, con l'aggiunta di sette proietti nella parte sinistra e cinque in quella destra (con l’eliminazione dei quattro sedili pieghevoli per l’equipaggio) e l'introduzione dello stivaggiosotto il pavimento della vano di combattimento. Questo mezzo, assieme al suo diretto derivato inglese, il "Sexton" hanno servito nel secondo dopoguerra nelle fila del ricostuito Esercito Italiano.
Tipica dei primi M7 la prua in tre parti imbullonate e l’alloggiamento del pilota dei carri medi M3 oltre ad alcuni componenti delle sospensioni. Gli esemplari successivi usavano sia la prua in tre parti del carro M4 che quella ottenuta in un solo pezzo tramite fusione, mentre le sospensioni rimasero del primo tipo.
Persino la costruzione dello scafo cambiò nei primi cinque mesi di produzione e quello iniziale rivettato del M3 fu sostituito con quello saldato del M4.
Il posto del pilota si trovava nella parte anteriore sinistra, a fianco della trasmissione. Il resto dell’equipaggio stava seduto o in piedi nel vano di combattimento, ai lati del cannone, con un telone come unica protezione dalle intemperie.
Gradualmente, furono apportati altri cambiamenti sia allo scafo che al treno di rotolamento. I mezzi basati sullo scafo dello M4A3 furono designati con il nome di M7B1 ed erano motorizzati con il motore otto cilindri raffreddato a liquido Ford GAA, al posto del Continental radiale montato in origine.
Questi mezzi erano identici ai primi M7 a parte il motore e la piastra sovrastante il motore posteriore che aveva una larga griglia per il raffreddamento, tipica del M4A3.
Quando, durante la guerra di Corea, venne venne finalmente accettato che il pezzo disponeva di un'elevazione tropp limitata, molti M7B1 furono modificati, sostituendo il supporto del cannone con uno più alto che consentiva un'elevazione massima di 65 gradi. Siccome il cannone fu posto più in alto nel veicolo, il pulpito per la MG calibro .50 fu rialzato per avere un arco di tiro di 360 gradi: I veicoli modificati in questo modo furono indicati con la sigla M7B2. Questa foto dell’ US Army mostra un M7 di produzione iniziale, e mette in evidenza molte delle caratteristiche esterne della parte anteriore del mezzo. Notare come il visore del pilota sia molto simile a quello montato sui carri medi M3 e disponga del suo parabrezza in vetro. Da notare anche il cassone in legno usato come contenitore, montato sulla piastra motore posteriormente al vano di combattimento.

Questa foto a colori, sempre proveniente dall'archivio dell’US Army, ritrae un M7 prima versione durante una dimostrazione di tiro nel 1943 a Fort Knox nel Kentucky. Lo scafo è ancora quello obsoleto del M3 mentre la riserva di munizioni è stata portata a 69 colpi. Di norma l’equipaggio del M7 contava dodici uomini, ma in realtà solo sei o sette dei quali si spostavano sul mezzo.
Dell’equipaggio facevano parte tre serventi, un comandante, un pilota e due cannonieri. Il cannoniere di sinistra era responsabile del puntamento del cannone e brandeggiava il pezzo per il tiro indiretto mentre quello di destra solitamente era addetto alla .50 e regolava l'alzo, come è possibile vedere dalla foto. Durante il tiro diretto il cannoniere di destra per il puntamento usava l'apposito il mirino. Notare come la piastra motore sia quella del M3 con la piccola griglia di raffreddamento vicino al vano di combattimento e due griglie aggiuntive lungo il bordo della piastra, protette con una lastra blindata.
Sopra ai gavoni per lo stivaggio su entrambi i lati della piastra che copre il motore, ci sono i supporti per le taniche di carburante, aggiunte per incrementare l’autonomia del primo motore a benzina Continental.
Questi furono rimossi nei carri M7B1 e successivi ditati di propulsore Ford GAA. Osservando attentamente la foto si possono notare parte dei due filtri a bagno d’olio montati sulla piastra posteriore, entrambi posti sui portelli di accesso al motore. La sporgenza della lamiera sopra la parte posteriore della piastra di copertura del motore dirigeva i gas di scarico del Continental proprio sopra i filtri d’aria con conseguenti problemi di ristagno dei vapori che tormentavano i primi M7 HMC. La combinazione di gas caldi dentro il vano motore e gas di scarico nei filtri dell’aria creavano notevoli problemi che i progettisti risolsero finalmente con l'M7B1 spostando i filtri dell’aria all'interno del vano motore con le prese d'aria verso il comparto di combattimento.

Questa foto, gentilmente concessa dell’US National Archive, mostra un equipaggio piuttosto rilassato sul fronte italiano durante la seconda guerra mondiale, con il cannone da 105 mm interamente retratto. Si può vedere chiaramente la scomoda posizione del volantino di elevazione supplementare sulla destra del pezzo, che costringeva chi operava da questo lato, a stare in piedi o seduto nel pulpito per poter operare. Notare anche il mirino per il tiro diretto M16 Elbow Telescope Sight, con la sua larga protezione in gomma dell’oculare il lato destro del ricuperatore del rinculo in alto. L’M7 era considerato un’eccellente piattaforma di combattimento durante i primi giorni della seconda guerra mondiale ed era usato da molti eserciti alleati. In realtà furono gli inglesi a dargli il soprannome di “Priest” (prete) a causa della protezione per la postazione del mitragliere, posta nella parte anteriore del mezzo, che assomigliava ad un pulpito. Gli inglesi furono anche i primi a usare il veicolo in combattimento; unità di M7 arrivarono in tempo per combattere nelle fasi finali della campagna del nord Africa. Nel settembre del 1942 furono 90 gli M7 inviati all’Ottava Armata in tempo per la Battaglia di El Alamein. Il pulpito fu anche sottoposto a molti cambiamenti durante la produzione. Questo è del primo tipo (come si può vedere dalle foto precedenti). Gli M7 successivi avevano una estensione curva blindata, saldata sotto il pulpito originale che offriva un vano aggiuntivo per il sedile del mitragliere e per il relativo munizionamento. Alcuni M7 americani erano equipaggiati con radio ed avevano un’antenna a frusta montata sul retro della piastra sovrastante il motore. La radio di norma sul cassone sovrastante il cingolo alla sinistra del pilota, insieme alla scatola dei cablaggi ma poteva anche trovarsi nella parte destra della comparto di combattimento. In questo è visibile sui tubi porta munizioni sulla destra il complessivo cuffia-microfono vicino al servente. La radio era usata non solo per le comunicazioni tra i veicoli in un battaglione, ma anche con gli osservatori avanzati per trasmettere le correzioni di tiro ad ogni singolo veicolo.

Questo dettaglio fotografico ci da una buona visione dall’alto della camera di combattimento di un M7. L’obice M2A1, installato su tutti gli M7 Priest, era semplicemente montato includendo la parte superiore del suo affusto standard da campo. Questa sistemazione permetteva un brandeggio dell’arma di 15 gradi a sinistra e 30 gradi a destra. L’elevazione andava da +35 a -5 gradi ed il limite di elevazione era dovuto al rinculo dell’arma che rischiava di battere contro il pavimento sotto di essa. Trentacinque gradi di elevazione massima è poco per un obice, e questa carenza causò non pochi problemi in combattimento. Per un tiro indiretto e ottimale, gli M7 dovevano essere sistemati su apposite rampe. Per i veicoli che montavano la radio, queste erano normalmente montate appena davanti alla della scatola munizioni della cal .45 che si vede alla sinistra del pilota. Questa serviva per la difesa ravvicinata ed era utilizzata dall’equipaggio; erano dipsonibili sia i Thompson che gli M3. Da notare in questa foto dall’alto l'ubicazione dei contenitori per i dodici proiettili del progetto originale e di quelli addizionali precedentemente menzionati, aggiunti lungo le fiancate anteriormente ai contenitori originali. Le munizioni non di pronto impiego trovavano posto anche sotto i pannelli del pavimento, dove erano alloggiate anche le batterie del veicolo.

  I semoventi M7 furono fra quelli che ebbero la vita operativa più lunga tra quelli realizzati duranteil secondo conflitto mondiale. Anche se non molto nitida questa foto, proveniente da una raccolta dell’US Army, mostra lo stivaggio completo delle munizioni per il combattimento in un veicolo della prima serie. Notare come la parte alta dei tubi che contengono i cartocci proietto da 105mm sporga dalle fiancate del mezzo.
Per ovviare a questo problema, successivamente i mezzi ebbero spesso, a partire dalla versione M7B1, delle protezioni aggiuntive a tutela dell’equipaggio e delle munizioni. Queste piastre erano incernierate ed abbattibili. Come detto in precedenza, il "Priest" ricevette il battesimo del fuoco con gli inglesi nella battaglia di El Alamein e questi semoventi incontarono anche il favore degli equipaggi nonostante la mancanza di una migliore protezione per l’equipaggio. Questa scelta era stata fatta perché era più semplice e più rapido evere il mezzo pronto al tiro, rispetto ad un obice trainato. Inoltre il "Priest" era relativamente facile da manutenere e riparare.

Questa eccellente vista della parte posteriore sinistra del vano di combattimento di un veicolo completamente stivato ci illustra molte caratteristiche interne. Si tratta ancora di un mezzo di produzione iniziale con le paratie laterali basse, come chiaramente dimostrato dalle munizioni stivate visibili dall’esterno del veicolo. Notare gli estintori portatili a CO2 nell’angolo, gli scovoli e la copertura di tela sistemati sul retro, così come il blocco della culatta incernierato al pavimento e fissato all’arma durante i trasferimenti. E’ possibile distinguere un contenitore per l’oliatore della mitragliatrice M3 ed un fucile all'angolo superiore destro della fotografia, così come un sedile vicino all’arma. Il mirino per il puntamento indiretto del pezzo è stato rimosso dal suo supporto alla sinistra dell’otturatore dell’arma. E’anche in parte visibile vicino al sedile, la radio, montata vicino al posto del pilota, coperta da un telo cerato.

Questa vista dell'altro lato del vano di combattimento mostra i dettagli della parte posteriore dell’obice da 105mm. Si nota un altro estintore vicino ai contenitori dei proietti per il 105mm. Notare il mirino per il tiro indiretto che sporge dall’arma e i due fucili collocati sulla parte destra del pulpito. Questo probabilmente è un M7 britannico, in quanto la radio è quella utilizzata dagli eserciti del Commonwealth. Notare i pannelli del pavimento con la loro superfice antiscivolo, i cardini e le maniglie su ogni piastra. Gli artiglieri del M7 avevano un'organizzazione di lavoro simile a quelli che servivano un obice da campagna, esclusi naturalmente il pilota ed il co-pilota. L'equipaggio normale per un obice era di 12 uomini, con sei designati come l'equipaggio "attivo" e sei di "riserva". Una volta che l’obice era in posizione, erano solo tre gli uomini necessari, per mirare, caricare e fare fuoco. Pilota, secondo poilota e secondo cannoniere, movimentavano le munizioni, spacchettando i proiettili ed estraendo le cariche di polvere addizionali dai bossoli di ottone che erano già stati semi-preparati. Le cariche semi-preparate dovevano essere impacchettate in borse di cotone che contenevano da 1 a 7 cariche. Se un colpo richiedeva quattro cariche, le borse erano rimosse e passate a uno dei serventi. I membri dell'equipaggio in più, passavano anche le munizioni su, ai serventi del pezzo, quando le scorte iniziavano a calare.

Un'altra fotografia dell’Esercito degli Stati Uniti mostra l'angolo posteriore sinistro di un veicolo con la maggior parte delle munizioni rimosse. I contenitori di munizioni verticali nell’angolo posteriore sinistro sono alla nostra destra, con l’estintore portatile e rosso e la sua staffa, visibile sul lato della foto. Sulla piastra posteriore parafiamma c’è la lastra di protezione dei radiatori dell’olio e della trasmissione, facilmente rimovibili per la manutenzione ed il raffreddamento. L’otturatore dell'obice del 105mm è quasi al centro in fondo, con la leva di azionamento sula nostra sinistra e le guide di scorrimento dell’arma. Le aste montate sulla parete posteriore vicino al bordo, sono quelle dello scovolo per la pulizia del cannone. A sinistra si intravede parte dell’anello dove è montata la .50. Il mirino telescopico è verso di noi in basso a destra nella foto.

L'obice M2A1 aveva l’otturatore che scorreva orizzontalmente, con il volantino di elevazione e quello di brandeggio sulla destra ed un secondo volantino per l’elevazione sulla sinistra. La cadenza di tiro era di otto colpi al minuto per quanto concerne i proiettili HE, HEAT e le granate fumogene, con una gittata massima di circa 12,000 metri per l’HE. Il cannoniere che sedeva alla sinistra del pezzo, usava sia il mirino telescopio panoramico M12A2 che il quadrante telemetrico M4 per il tiro indiretto. Il cannoniere sulla destra del pezzo, usava un cannocchiale telescopico a gomito M16 per il tiro diretto. Il meccanismo di sparo dell'obice M2A1 era azionato tramite la classica una cordicella che attivava un percussore che colpiva contro l'innesco elettrico inserito nel bossolo del proietto, che era preparato con cariche variabili (ad eccezione del HEAT M67 per il quale era fissa). Usando il proiettile HEAT M67 si poteva perforare una corazza da oltre 10 cm al limite della gittata di tiro diretto. Altri proietti normalmente usati eranolo HE M1 corazzato, WP M60 ed il HC BE M84 fumogeni. Questa immagine tratta dal manuale dell’obice illustra i componenti principali sulla sinistra del M2A1. Notare i due cilindri per ammortizzare il il rinculo del pezzo, il recuperatore sopra la canna ed il cilindro per il rinculo sotto, nascosto nella culla. I proiettili erano dipinti in verde oliva con segni di identificazione gialli sui proiettili. I bossoli erano d'ottone ed il proiettile intero era normalmente conservato in cilindro in cartone fino al momento dell’uso. Una volta che l’M7 ed il suo equipaggio avevano assunto la posizione operativa, che generalmente richiedeva circa un minuto, ricevevano l’ordine di fuoco. Gli obiettivi venivano comunicati agli equipaggi degli M7 tramite linea telefonica o via radio dal direttore di tiro. Gli ordini generalmente indicavano anche il tipo di munizionamento richiesto (HE, HEAT, fumogeno, etc.), la potenza delle cariche (se venivano usati i proiettili semi preparati - carica da #1 to #7), deviazione, altitudine ed elevazione. Una volta che l’ordine era stato comunicato, il pezzo veniva brandeggiatoe uno dei serventi (generalmente il 2° Cannoniere) caricava il proiettile nella culatta con il pugno chiuso. Il cannoniere, chiudeva poi manualmente l’otturatore che risaliva nella sua sede e bloccava il proietto. Il commando successivo poteva essere un semplice “Fuoco” , dopo il quale l’equipaggio poteva ricevere il comando di modificare il puntamento così da battere nuovamente l'obiettivo. Dopo che il bersaglio era stato distrutto (normalmente dopo solo uno o due colpi), il comando successivo poteva essere qualcosa come: “5 colpi, fuoco per effetto” "5 ROUNDS, FIRE FOR EFFECT." L’intera operazione poteza durare qualche minuto e dipendeva da quanto tempo si impiegava a comunicare con il direttore di tiro.

Le dimensioni relative dei tre proietti da 105 sono illustrate qui, con il M67 HEAT in alto, M84 fumogeno al centro e M1 HE in fondo. Il bossolo del proietti era sempre in ottone, benché l’anello visibile al centro fosse generalmente di rame. Il proietto M67 HEAT era normalmente colorato in olive drab con le indicazioni scritte in giallo, quello M84 fumogeno era grigio con lettere gialle e la spoletta color metallo in punta. Il proiettile M1 HE era normalmente colorato in olive drab con lettere gialle e spoletta color metallo in punta, ma questa aveva l'apice colorato in giallo vivo. Questi colpi erano trasportati in tubi di colore nero, a loro volta contenuti in cassette di legno, nella misura di due colpi per cassetta. La cassa aveva sulle estremità delle corte maniglie di corda per agevolarne il trasporto oltre a recare delle targhette con l’indicazione del contenuto, sui lati o alle estremità. I colori che ho usato sono solo approssimativi e servono per illustrare come erano colorati i proiettili. L’obice fu molto apprezzato, non solo dai i soldati americani, ma da tutti gli eserciti che lo ebbero in dotazione. Fino al 1953, data di cessazione della produzione, ne sono stati costruiti oltre 10.000. Per molti anni è stato il pezzo di artiglieria leggera standard della NATO ed anche oggi il vecchio 105 continua ad essere usato in più di 30 paesi come principale obice da supporto per la fanteria leggera.


Un'altra foto (un po' sfocata) dallo stesso veicolo con l’apparecchio radio di tipo britannico, ci offre una vista panoramica della parte anteriore del veicolo. Notare che il quadro porta strumenti è quello del carro M3 tipo "Grant/Lee" comune nei primi veicoli. Ancora una volta la radio appare montata sulla parte sinistra del guidatore, sopra il cassone copri cingoli. Credo che la grande scatola alla sinistra del visore del pilota sia il contenitore del mirino dell’obice. Esternamente al pulpito, appena fuori a destra, c’è il sedile del cannoniere, montato in basso, vicino al pavimento, direttamente al cassone copri cingoli; a fianco c’è il contenitore per i colpi della .50 montato vicino alla paratia anteriore vicino al pavimento. Questa foto illustra particolarmente bene la parte bassa del pavimento al pezzo, così come il supporto del sostegno dell’arma fissato all'estremità posteriore della slitta di rinculo. Ancora, i due mirini per il tiro diretto ed indiretto, sono montati rispettivamente sul lato destro e sinistro dell’arma.

Questa immagine illustra la parte di destra dell’otturatore dell’obice M2A1 ed è tratta dal manuale. La cordicella di sparo è attaccata sulla parte destra della culatta nella posizione identificata come “maniglia A8362", ed i numeri nell’illustrazione si riferiscono a quelli delle parti di ricambio.

Questo disegno tratto dal manuale tecnico mostra la vista generale dei componenti interni nel M7B1; essenzialmente si tratta dello stesso disegno di un M7, ma con motore per carri armati Ford GAA, e realizzato sullo scafo del M4A3. Questo era l’ultimo tipo entrato in servizio durante la seconda guerra modiale. Gli M7B1 furono prodotti negli stabilimenti Pressed Steel Car Company durante il periodo 1944-45 e ne furono completati un totale di 826 esemplari. Sia per gli M3 che per i carri medi M4, il motore era collegato alla trasmissione, posta vicino al guidatore, da un albero motore che passava sotto il vano di combattimento. La trasmissione azionava i gruppi di riduzione finale su entrambi i lati del carro armato ed infine alle ruote motrici poste anterioriormente.

Questa immagine, ancora una volta tratta dal manuale tecnico di un M7B1 mostra la rassomiglianza con la versione M7 motorizzata Continental, ma qui si può chiaramente vedere la differente piastra motore usata con il motore Ford GAA, con una larga griglia di raffreddamento. I componenti interni sono identici alla versione M7, tranne che per l’equipaggiamento sul retro della paratia frangi fiamma. Notare l’estensione del pulpito in alto, della paratia circolare, menzionata anche in precedentemente.

Anche un veicolo deteriorato a causa dell’esposizione all’aperto come questo M7B1 conservato presso il Patton Museum di Fort Knox nel Kentucky, può mostrare il disegno della culatta ed altri dettagli strutturali. Questa foto della parte sinistra dell’obice da 105mm mostra la larga barra trasversale saldata tra i fianchi dello scafo che sorregge la culla del cannone. The "rotaie" della bassa culla sono saldate a questi supporti trasversali e anche sul fondo dello scafo. È anche visibile grande molla di bilanciamento (equilibratore), usata per bilanciare la canna dell’obice sul suo supporto. Da questo pezzo sono state asportate molte parti facilmente removibili, come i due volantini. Il secondo volantino era attaccato al mozzo più vicino a noi e controllava l’elevazione, il mozzo visibile attaccato in fondo alla foto, molto sulla destra, appena sopra alla molla. La posizione del pilota (con le leve di direzione) è visibile più avanti con il visore ed il periscopio, chiaramente visibili sulla piastra anteriore. Notare che il blocco di culatta è stato smilitarizzato, in modo da mettere l’arma in sicurezza, la culatta è chiusa ma è evidente il foro dove era posto l'otturatore. L’asta piegata che spunta in primo piano a sinistra della foto, è il supporto per il seggiolino del cannoniere, anche questo mancante.

In questa immagine di dettaglio viene illustrato meglio il sistema di brandeggio dell’obice da 105 mm. Il volantino era attaccato al mozzo dell'alberino più in basso a sinistra, e girando l'ingranaggio della vite senza fine all'estremità dell'albero spostava la cremagliera orizzontale. Appena sopra il sistema di brandeggio, c’è una parte della cremagliera per la regolazione dell’alzo; l’albero per l’alzo in realtà si trova sulla parte destra del pezzo e attraversa da inferiormente la canna e la culatta dell’arma. C’è un estensione dall’ingranaggio di elevazione, sulla parte destra del supporto del pezzo, che permette all’albero di essere parallelo lungo la sua lunghezza e quindi attraversa la nostra sede dell’arma, come abbiamo visto nella foto precedente. Questo sistema, permetteva al cannoniere di controllare, quando necessario, sia l’alzo che il brandeggio. Il volantino principale dell’alzo, sull'altro lato del pezzo, era in realtà un comando di riserva, usata quando il secondo cannoniere necessitava di una più veloce regolazione dell’alzo. In basso a sinistra è visibile la leva del cambio.

Questa è la parte destra dello stesso veicolo. La foto mostra ciò che resta della parte destra dell’affusto. Notare di nuovo la parte dell’affusto da traino, ora saldata alla barra trasversale di sostegno (profilato ad I) e la barra superiore quasi perpendicolare alla prima. Se seguite la trave fino alla sua estremità in fondo, vedrete, un po’ sopra alla sua estremità, la scatola degli ingranaggi del sistema di elevazione, che normalmente dovrebbe avere fissato un altro volantino. Inoltre collegato a questa scatola ingranaggi, dovrebbe esserci l’albero di collegamento menzionato nella foto precedente, che deve tornare idealmente verso noi e collegarsi alla seconda scatola ingranaggi che vedete sulla sinistra, attaccata alla all'uscita. Da qui, un altro albero di trasmissione posta inferiormente alla sinistra dell’arma, va al volantino di elevazione a cui si accennava prima. Anche se l’immagine è scura, davanti a noi si intravede l’interno del pulpito con il supporto del sedile del mitragliere ancora attaccato alla parete di destra, e la serie di contenitori per le munizioni della .50 fissati alla parete frontale del pulpito.

Questa foto della scatola degli ingranaggi del sistema di elevazione, aiuta a capire come lavorava la scatola. Come abbiamo visto, sulla parte sinistra dell’arma c’è un altra cremagliera di elevazione. Nella parte alta della scatola degli ingranaggi, c’è il prolungamento dell’albero che deve essere collegato alla seconda scatola ingranaggi per l’elevazione, sulla nostra sinistra, che attraversava inferiormente la culla. Purtroppo, l'albero fra le due scatole ingranaggi manca. E' ora visibile il meccanismo sulla parte destra dell'arma, fermato da due grossi bulloni, e la parte più bassa chiamata base dell’affusto Con il sistema di ingranaggi di elevazione e brandeggio scollegati, era possibile smontare l’arma e l’affusto verticale per scavalcarli dal veicolo, dopo aver rimosso i bulloni. Tenere presente che tali meccanismi sopportavano la forza completa della trazione al carrello così come il peso dell’arma e della culla. Notare il sostegno cilindrico del mirino che si innalza dalla culla vicino alla scatola degli ingranaggi frontale (il supporto del mirino è appena fuori da questa vista) e l’attacco per il cordino di sparo nella sede del blocco di culatta alla sinistra.

Questa foto mostra alcuni dettagli della parte inferiore dei meccanismi e dell’affusto del cannone. Ancora, il carrello di traino originale con le code attaccate al pavimento vicino a noi; la foto inoltre fornisce un alcuni particolari come i portelli del pavimento che chiudono gli scomparti delle munizioni e altri vani di carico in basso. La molla dell’equilibratore e uno dei suoi attacchi è visibile e si nota anche l’asse per le ruote del carrello che attraversa in alto da una delle code all’altra, da dove la molla dell’equilibratore si diparte in direzione della parte inferiore dell’arma. Più su, sulla parte destra dell’affusto, c’è la scatola ingranaggi per l’elevazione, mancante del suo volantino di elevazione manuale. Ma, l’inizio dell’albero supplementare è visibile e si può immaginare l’albero mancante continuare fino alla seconda scatola ingranaggi, in alto nella foto. A questo punto l’albero di controllo attraversa sotto la culla e sopra la molla dell’equilibratore sino all’altro lato, dove c’era il secondo volantino di elevazione.

Questa foto mostra alcuni dettagli della parte inferiore dei meccanismi e dell’affusto del cannone. E' chiaramente visibile il carrello di traino originale con le code attaccate al pavimento. La foto inoltre fornisce alcuni particolari come i portelli a copertura delle botole sull pavimento contenenti le munizioni ed altri vani di stivaggio. E' anche visibile la molla dello stabilizzatore con uno dei suoi attacchi e si nota anche l’asse per le ruote del carrello che attraversa superiormente congingendo le code, da dove la molla dello stabilizzatore si diparte in direzione della parte inferiore dell’arma. Più su, sulla parte destra dell’affusto, c’è la scatola ingranaggi per l’elevazione, mancante del suo volantino di elevazione manuale. E' visibile la parte iniziale dell’albero supplementare e si può immaginare l’albero mancante che continua fino alla seconda scatola degli ingranaggi, in alto nella foto. A questo punto l’albero di controllo attraversa inferiormente la culla e sopra la molla dello stabilizzatore sino all’altro lato, dove c’era il secondo volantino di elevazione.

Questa foto è stata presa sempre dentro lo stesso M7B1 e mostra la parte posteriore sinistra del vano di combattimento. La sede dei contenitori delle munizioni era protetta con lastre di metallo, probabilmente saldate dal personale del museo, ma il supporto per l’estintore d’angolo sulla destra della foto è rimasto intatto. La coda dell’affusto da campo del 105mm è saldata alla piattaforma del veicolo in fondo alla foto e at remine di questa c’è l’asta di sostegno di uno dei sedili dell’equipaggio La molla dello stabilizzatore è di nuovo visibile sotto le guide di rinculo, il fermo posteriore della culatta è sollevato, per attaccarsi alla parte posteriore dell’arma, bloccandola durante gli spostamenti. La scatola situata più in basso, attaccata alla paratia posteriore, quella con le costole verticali, è il radiatore dell’olio, comune alla maggior parte degli scafi M3/M4. Subito sopra a questo, c’è una scatola di derivazione elettrica. In questo mezzo c’è una lastra in lamiera per proteggere questi e altri apparati posti sulla paratia posteriore, ma spesso manca nelle foto di veicoli operativi. Sono ancora visibili alcune delle piastre smontabili del pavimento, provviste di cardini per permettere l'accesso al loro contenuto.

L'altro lato dello comparto di combattimento mostra gli scomparti per le munizioni, anche questi protetti con lastre di lamiera ed i dettagli della parete antifiamma posteriore che abbiamo già visto. Le manopole sulla parete antifiamma controllano i filtri del combustibile sulla maggior parte degli scafi M4 e probabilmente hanno lo stesso scopo qui. Le lamiere di protezione aggiunte alla parte posteriore ed ai lati del comparto sono ben visibili e tutte provviste in origine di cardini per poter essere abbattute. Ancora una volta il supporto del fermo è visibile all'estremità dell’arma e in basso nella foto, così come la parte di albero che parte della scatola ingranaggi del sistema di controllo dell’elevazione.

Adesso ci troviamo all’interno del veicolo, Questa foto da una buna vista dell’interno del “pulpito” posto alla destra dell’arma in un M7B2. Sopra c’è l’anello per il brandeggio della mitragliatrice MG da .50cal che permetteva all’arma di essere libera, di scorrere attorno all’anello e sparare in ogni direzione. Un sedile è visibile nel pulpito (alla destra) e di fronte in basso c’è il contenitore per gli attrezzi della MG e la scatola per due caricatori delle munizioni da .50cal. La piastra antiscivolo in questi veicoli americani, era la tipica small herring bone diagonal type, e le piastre coprivano l’intero pavimento della camera di combattimento. Un totale di circa 3.490 M7s è stato costruito fra aprile '42 e giugno '45 e ognuno pesava oltre le 50,000lbs (circa 25 tonnellate) quando in combattimento veniva caricato con equipaggio e equipaggiamento. Notare come è molto più alto il pulpito confrontato con la paratia laterale alla destra della foto. La sistemazione dell’arma e del suo affusto più alta della canna dell’obice e dei cilindri ricuperatori, rendevano abbastanza riconoscibili i veicoli B2 al fronte.al posto del pilota, sulla sinistra delpezzo. Questa foto e le due seguenti, ritraggono un M7B2 sempre conservato presso il Patton Museum. Notare che la versione M7B2 del Priest ha la caratteristica protezione ed il pulpito visto alcune volte nella guerra di Corea. Tutti gli M7 usavano la trasmissione standard, usata anche sui carri medi M3 e M4, lo stesso sterzo e molti altri componenti del sistema di guida. Il portello per la visione diretta del pilota è aperto; questo, quando il veicolo non era impegnato in combattimento, poteva essere coperto con un parabrezza. Quando il portello era chiuso, il pilota usava un piccolo periscopio rotante montante un visore per la visione frontale. E’ anche visibile a destra della foto, il supporto sinistro dell’affusto dell’obice. Notare che c’è una seconda trave sotto il sistema di trasporto campale originale, che alza l’arma di circa 56 cm rispetto all’affusto originale. Qui è mostrato il tipico pannello strumenti del M4 Sherman, inclusi i due quadranti per l’indicatore di velocità e dei giri e altri piccoli indicatori, rispettivamente amperometro, pressione dell’olio, temperatura motore, carburante. Il pomelli neri alla destra delle leve dello sterzo sono il blocchi e l'acceleratore a mano; il cambio è appena visibile sopra l’angolo destro del sedile. Sebbene molti M7 avevano l’interno dipinto nello stesso Olive Drab con cui era dipinto l’esterno del veicolo, il vano del pilota era generalmente dipinto in bianco. In molti casi, le unità operative, ridipingevano tute le superfici interne in Olive Drab, quindi è possibile trovare compartimenti guida, sia bianchi che verdi. La camera di combattimento e l’obice erano dipinti con lo stesso Olive Drab dell’esterno del veicolo. Siccome questi componenti erano soggetti a notevole usura, sono stati sostituiti spesso, tendendo quindi a presentare un certo numero di tonalità di colore differenti, in alcuni casi molto scure, come rilevabile da alcune foto in bianco e nero prese durante la guerra

Questa foto fornisce una buona visuale sull’interno del “pulpito” posto alla destra dell’arma in un M7B2. Sopra c’è l’anello per il brandeggio della .50 che permetteva all’arma di essere libera di scorrere attorno all’anello e di sparare in ogni direzione. All'interno del pulpito è visibile un sedile e di fronte in basso c’è il contenitore per la dotazione degli attrezzi della .50 e la scatola per le munizioni. La piastra antiscivolo in questi veicoli era la tipica a diamanti diagonali, e le piastre coprivano l’intero pavimento della camera di combattimento. Sono stato costruiti circa 3.490 M7 fra aprile '42 e giugno '45 e ognuno pesava, in ordine di combattimento circa 25 tonnellate. Notare come il pulpito sia molto più alto confrontandolo con la paratia laterale alla destra della foto. La sistemazione dell’arma e del suo affusto più alto della canna dell’obice e dei cilindri ricuperatori, rendevano abbastanza riconoscibili i veicoli B2 alla vista frontale.

In questa foto si può vedere la maniglia di azionamento manuale di apertura della culatta dell’obice di posizionata alla destra dell’otturatore, in questo caso mostrato in posizione chiusa. Lo sparo avveniva azionando una cordicella e la culatta richiedeva sia l’apertura che la chiusura manuale durante le operazioni di fuoco. Con l'elevazione della base del cannone sotto di questo c’era ora più spazio e l'elevazione era aumentata in modo considerevole sino a circa 65 gradi. Il pulpito della mitragliatrice doveva essere anche rialzato, così il mitragliere poteva tranquillamente spazzare il terreno circostante senza urtare il cannone. La maggior parte della culatta e della culla dell’arma sono intatte cos' come la scatola ingranaggi di elevazione con attaccati i volantini di regolazione e come l’albero a gomito che entra nella scatola ingranaggi.

Questa immagine e quelle seguenti sono state gentilmente concesse da Barry Beaudry ed illustrano un paio di particolari del M7B2 che ha fotografato al VFW di Davison nel Michigan. Notare quanto sia facile identificarlo come un B2 con il cannone ed il pulpito della mitragliatrice molto più alti. Come con molti degli M7 successivi e la maggior parte dei veicoli M7B1, la sospensione è del tipo pesante VVSS tipica del carro armato M4A3. Notare che le estensioni laterali sono ancora le lamiere corazzate supplementari munite di cardini per il ribaltamento esterno, come li avevano i primi Priest. L'unica differenza fra i tipi B2 e i B1 iniziali consiste nel supporto rialzato dell’obice e nel pulpito, mentre il resto dell'allestimento interno è praticamente lo stesso a parte poche eccezioni.

Questa è la foto della parte sinistra dell’arma e del sistema di puntamento dell’obice. Il volantino per il brandeggio è in primo piano e leggermente angolato; per chiarezza l’affusto dell’arma e il volantino dell’alzo manuale in questa sede sono nella posizione di prima, tuttavia collegato, attraverso un albero sotto la culla, alla scatola ingranaggi del volantino della parte destra. Notare anche travi più alte montate sotto l’arma (che sono in realtà travi addizionali saldate in cima alla coda dell’affusto esistente) sollevano l’arma di altri 60cm circa e quindi permettono di incrementare l’elevazione dell’obice come accennato in precedenza. I 65° completi in elevazione permettevano all'equipaggio di sfruttare al meglio le potenzialità del pezzo e di sparare ad esempio sopra a dei rilievi colpendo pbiettivi sul versante opposto del pendio e nelle valli. L’equipaggiamento completo tipico per il controllo del fuoco della serie M7 includeva un Mirino telescopico a gomito M16 per il tiro diretto alla destra del pezzo e un Mirino telescopico panoramico M12A2 ed il telemetro M4 per il tiro indiretto. Notare anche che quasi tutta la canna ed il cilindro del ricuperatore sono ora sopra il livello dell’armatura.

Qui c’è la parte destra della stessa arma con la maggior parte dui cui equipaggiamenti dovrebbero esserci familiari. L’albero di connessione con il volantino destro di elevazione appare intatto, sebbene una parte del mirino sia andata perduta. La porzione del tamburo di gittata del mirino è ancora attaccato ed il pomello di regolazione per il livellamento è visibile intorno al supporto del tamburo. Il vero supporto per il mirino a periscopio è più in alto a destra rispetto al cilindro ricuperatore. Questo mirino è stato leggermente modificato per renderlo più robusto. La colorazione interna di questo veicolo non è originale, ma i componenti sono sorprendentemente in buono stato per un carro conservato all’esterno. La speranza è che questo M7B2 venga conservato al coperto dove avrà una migliore probabilità di sopravvivere in discrete condizioni.

Questa vista mostra la parte inferiore del supporto del carrello di trasporto e indica la semplice soluzione per elevare l’arma. Questa è una foto particolarmente buona per osservare le code dell’affusto originali del carrello, attaccate alla barra trasversale sotto l’affusto dell’arma. Il grande bullone con dado è caratteristica e ffungono da perno per le code nella versione campale dell’obice da 105, consentendo di unire le code dell’affusto quando l’arma deve essere trainata.

Questa foto mostra il posto del pilota e dà l’idea di quanto sia angusta la parte anteriore del mezzo oltre che mostrare alcuni piccoli dettagli dei controlli di guida e della trasmissione. Il sedile del pilota è mancante, ma il supporto è rimasto intatto, con il cambio alla destra, tra il sedile e la trasmissione. Il sistema di guida, la trasmissione ed il differenziale sono tutti ben visibili e includono i comandi direzionali sopra l‘unità. Un pannello removibile da entrambe le parti del differenziale, permette l’accesso ai comandi del freno per la manutenzione, l’albero del freno di sterzo entra nell’unità vicino a questo pannello. Potete vedere il collegamento del freno di sinistra appena davanti alle leve dello sterzo, mentre il collegamento del freno di destra è spostato più a destra. L’albero trasversale trasferisce i movimenti di controllo della leva di guida destra, sotto al freno destro, che scompare dentro alla copertura del differenziale. Potete confrontare velocemente questa immagine con quella precedente della stessa area del veicolo conservato nel museo, e vedere i dettagli cambiati, dalla seconda guerra mondiale a quella di Corea. Non ci sono molte differenze in realtà, questa parte è pressoché identica sotto molti aspetti nelle due versioni B1 e B2. Anche se il vano del pilota era normalmente dipinto in bianco, qui sembra essere stata verniciato successivamente in olive drab.

Questo portello abbastanza deteriorato che da accesso al vano motore si trova nella parte posteriore di un M7B2 fotografato da Barry Beaudry, e permette di osservare la parte terminale del motore. Questo Priest usava lo scafo del carro medio M4A3 motorizzato con il Ford GAA V-8. Il leggendario motore era raffreddato a liquido e sviluppava 500HP a 1,100 giri per una cilindrata di circa 18000cc. Come menzionato in precedenza, i filtri dell’aria sono stati spostati all'interno del vano motore del M7B2, dando un'impressione più ordinata e pulita del vano posteriore, confrontato con quello di un M7 prima serie, dove i filtri erano tipicamente montati da entrambe le parti del portello posteriore di accesso al motore. Il Ford GAA era un motore a 4 tempi, otto cilindri a V a 60° e richiedeva benzina a 80 ottani (la vecchia "normale" ndt). Il motore disponeva di un sistema antincendio costituito da un estintore fisso ad anidride carbonica (C=2) da circa 4,5kg in modo che in caso di incendio, spruzzasse il prodotto chimico direttamente sul motore. Esternamente ,sempre in prossimità del vano motore, veniva montato un estintore supplementare. Qui, nella parte posteriore del motore, sono visibili due tubi di mandataa del liquido refrigerante, che salgono dalla pompa dell’acqua, con in basso il motorino visibile dietro i tubi sporgenti.

L'M7 "Priest" può essere definito "il cavallo da tiro" dell’artiglieria media semovente per la maggior parte della seconda guerra mondiale e, per un certo numero di anni dopo il termine del conflitto, ha rappresentato un esempio perfetto della capacità americana di progettare adattamenti ad un telaio disponibile e collaudato, per nuovi utilizzi. Questa è un'altra fotografia cortesemente concessa dall'esercito degli Stati Uniti ed illustra le dure condizioni all'interno di un Priest durante un’azione di fuoco in inverno durante il secondo conflitto mondiale. La copertura in tela sopra il vano di combattimento era raramente utilizzata durante le operazioni a fuoco.
Si ringrazia il personale del Patton Museum a Fort Knox nel Kentucky e Barry per la cortese concessione delle immagini.



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Questo articolo è una traduzione della versione originale pubblicata su AFV INTERIORS di Silvano Mussone (aka Silvano), ed è stato cortesemente concesso per la pubblicazione su Modellismo Più da Mike Kendall ed AFV INTERIORS Web Magazine. This article is a translation of the original English version from AFV INTERIORS, and is provided only by permission of Mike Kendall and AFV INTERIORS Web Magazine.

 


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