Il
Fiat G55 Centauro Sottoserie Zero da kit Supermodel 1/72
Argomento: Aerei ed elicotteri : Articoli Data: 18/2/2006
Premessa: il kit della Supermodel fino al 2000 (credo ma posso anche sbagliare), era l’unico esistente sul mercato nella scala 1/72, poi sono arrivati i pezzi della Special Hobby e della Legato che a parte il prezzo sono infinitamente migliori. Quindi se scegliete di riprodurre un “Centauro” di una qualsiasi versione raccomando caldamente l’acquisto dei kit Special Hobby o Legato, se avete voglia di una sfida modellistica, cercate una scatola della Supermodel (riedita da Italeri nel 2005) e buon divertimento.




Aperta la scatola ci troviamo di fronte ad un tipico stampo del 1967: due stampate di plastica rigida ma lavorabile, più un’altra trasparente per le parti vetrate, un foglio di istruzioni leggibile ed un foglio di decals così cosà, che permette di riprodurre un esemplare della Regia, uno dell’ANR, uno della Luftwaffe (in realtà dovrebbe essere un G56) ed uno dell’AMI. In tutti e quattro i casi le decals non sono complete anche se devo riconoscere, ben stampate.
Lasciate perdere le versioni della scatola, cercate qualche foglio aggiuntivo o ruspate nella scatola degli avanzi. Cominciamo la sfida.

Esame dei pezzi
Io cerco sempre, prima di affrontare il montaggio, piani attendibili in scala, anche se non sono un “mezzomillimetrista” patito. Cerco di capire se sono stati commessi strafalcioni clamorosi oppure si può chiudere un occhio, ed il G55 Supermodel ahimè, rientra nel primo caso:
  • Fusoliera: mancano la bellezza di tre millimetri di fusoliera tutti nel muso, la forma della capra anticappottata lascia a desiderare, lo scasso dell’abitacolo è troppo profondo di un millimetro, le pannellature in rilievo sono errate. Gli scarichi dei motori sono inqualificabili, il corpo “cicciotto” verso la coda.
  • Ali: ci siamo quasi anche se una arrotondata andrebbe fatta, la scomposizione dei flap è di fantasia, come anche la pannellatura.
  • Impennaggi: Accettabili come sono, da stuccare e reincedere le alette di compensazione.
  • Radiatori : orribile quello anteriore sotto al motore, va rifatto, passabile quello ventrale forse magro ma non si nota poi tanto.
  • Carrello: le gambe sono riprodotte bene, le ruote spoglie, mancano le pareti ed il dettaglio interno, buono il ruotino.
  • Canopy: in un sol pezzo spesso ma limpido, il taglio per farlo aperto è semplice, cosa che si è quasi obbligati a fare visto che comunque correggendo lo scasso poi la cabina non si chiuderebbe!
  • Elica e ogiva: L’elica è buona anche se va assottigliata e arrotondata ma roba da poco, l’ogiva soffre “’l’accorciamento” della fusoliera ed è troppo grande come diametro, va adattata.
  • Abitacolo: Un seggiolino di fantasia, un brutto pilota che si para i gioielli di famiglia con le mani e che cerca di coprire il tutto,fine del dettaglio interno.
Montaggio
Fusoliera: Il primo intervento è stato quello di tagliare la fusoliera all’altezza del parafiamma, ho utilizzato un seghetto in fotoincisione. Ho autocostruito basandomi sulla documentazione in mio possesso gli interni (ottimo il fascicolo della serie “Ali d’Italia” di Pietro Vergnano e Gregory Alegi ed. La Bancarella Aeronautica), forse sarò vecchio ma ho allergia per le fotoincisioni, ricorro sempre al soliti plasticard e sprue filato, ultimamente mi concedo divagazioni con filo di rame per i cavi e lamina di rame per seggiolini e cruscotti, ci vuole pazienza ma il risultato viene fuori.

Il seggiolino del pilota non è esattamente come quello vero, lo schienale era incurvato e non dritto, ma sono soddisfatto lo stesso. Per trovare la forma del cruscotto, uso un pezzo di plastilina strizzato fra le due semifusoliere che uso poi come dima per avere il pezzo finito. Assottiglio sempre le pareti dell’abitacolo prima di cominciare come in questo caso, visto che la plastica ha uno spessore generoso. Chiuse le semifusoliere, ho azzerato le pennellature in rilievo e le ho reincise in maniera corretta, non tutte solo le principali desunte studiando le foto.

A questo punto ho appiccicato davanti alla paratia parafiamma uno spessore di plasticard di due millimetri e ho sgrossato l’eccesso, ho eliminato gli scarichi del motore ed incollato il muso verificando con pazienza l’allineamento, poi o aggiunto un altro spessore di plasticard da 0,5 mm davanti all’ogiva e sono andato giù duro di stucco e carta abrasiva.

Ho poi rimosso il radiatore ventrale sotto al motore, tappato con plasticard il buco e usando come dima il vecchio pezzo, l’ho rifatto in lamina di rame. (g5513 g5515), ho quindi tagliato la parte mobile del timone di coda. Con una serie di colpi di lima ho riportato la struttura anticappottata in fusoliera alla giusta forma e con una limetta triangolare fatto gli scassi sotto al muso per le due mitragliatrici, installate solo sul sottoserie zero.

Ali:
A parte la solita reincisione dei pannelli, sono riuscite bene. Si devono eliminare i due brutti cannoni stampati con esse (il sottoserie zero non li aveva), eliminare con cutter e carta abrasiva due rilievi rettangolari sulle superfici inferiori ed arrotondare le estremità. Prima di chiudere le semiali ho provveduto a tagliare tutte le parti mobili. L’accoppiamento ala fusoliera andava male “di suo”, figuriamoci con l’allungamento della fusoliera, lo stucco è stato applicato come fosse dentifricio. Va ricostruita la parte visibile della centinatura dei flap, gli alettoni sarà meglio rifarli in plasticard.

Carrelli:
La forma dell’alloggiamento dei carrelli richiederebbe qualche modifica, robo di poco conto comunque, i portelli invece sono fine e ben dettagliati. Mi sono limitato a chiudere i vani con del plasticare, e a fare un poco di dettaglio interno, non c’è moltissimo da aggiungere. Sistemati i carrelli ho assemblato i radiatori, ho eliminato il flabello di apertura di quello ventrale stampato con il pezzo per poi rifarlo in plasticard, più sottile e di aspetto finale migliore. Infine si sistemano tutte le parti mobili precedentemente tagliate.

Dettagli:
Esternamente ho piazzato poco, nel senso che non ho scelto di non diventare matto. Ho soltanto rifatto l’antenna circolare presente sotto la fusoliera e chiuso con un pezzetto di plasticard il vano del ruotino di coda. Ho ridotto di spessore e appiattito gli scarichi del motore e li ho incollati al loro posto, simulando con due striscioline di plasticard il dettaglio esterno, prima però ho forato con una punta da 0,3 a mano la parte frontale degli stessi.. Con il plasticard o anche aggiunto le tre prese d’aria sotto al muso vicino all’elica. Ogiva ed elica: Come già detto l’ogiva è larga e un poco corta, bisogna lavorare di lima e carta abrasiva per ridurne il diametro fino a farla combaciare con la fusoliera, in virtù dello spessore aggiunto in precedenza sulla stessa. L’elica del kit è buonina, va solo assottigliata ed arrotondata.

Colorazione:
In ragione delle stuccature e dei lavori di modifica molto estesi, ho dato una mano di grigio chiaro su tutto il modello prima di procedere alla colorazione finale per evidenziare eventuali difetti. Basandomi sulla vecchia “Vito chart” una tavola di chips di colori dedicata alla Regia Aeronautica, ancora reperibile a Roma presso la “Galleria Tuscolana” ad un prezzo veramente ridicolo, ho scelto il verde ed il grigio. La “Vito chart” è frutto del lavoro svolto negli anni 60 da un personaggio che ha lavorato da vicino con i velivoli della Regia. Le chips sono a tempera e da recenti analisi risultano molto attendibili. Se capitate a Roma vi consiglio un salto nel negozio. Per il grigio ho scelto l’H324 della Gunze, per il Verde l’XF27 Tamya. Gli interni della cabina sono in “Zinc Chromate Primer” (XF4 Tamya), carrelli e vani in metallo naturale ed il ruotino di coda in “Verde Anticorrosione”. Questi tre colori sono desunti dalle analisi di tre relitti di G55 recuperati di recente, fra cui l’aereo del Maresciallo Ennio Tarantola, le informazioni le ho avuto tramite il forum insieme ad altre grazie alla cortesia di Riccardo Trotta e Stefano Betti, li ho scelti fra quelli che più mi sembravano simili in base a quelli riportati sulla “Vito chart”. Per il resto la colorazione non ha comportato particolari problemi, lo schema che ho scelto, quello di uno dei pochi G55 operativi con la Regia Aeronautica prima dell’8 Settembre 1943, non era molto complicato. Pur essendo le decals ridotte al minimo, ho comunque passato una mano di cera (uso la Klir succedaneo francese della Future) prima di applicarlr con il Mr.MarkSofter della Gunze. La croce sabauda sulla coda è quella del kit, i numeri invece li ho praticamente dipinti a mano su un foglio di decals trasparente, mancano i numeri di matricola. Esiste in 1/72 un foglio Italian Decals che avrebbe risolto tutti i miei problemi, ma non riesco a reperirlo, anche per pigrizia da parte mia. Una mano di opaco, un lavaggio leggero di marrone ed ho finito.

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