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Carri armati P40 in servizio con il R.E e la R.S.I.
Argomento: Veicoli Militari : Articoli Data: 8/3/2010
  Visto il rinnovato interesse storico e modellistico riguardo al carro armato P40 mi sembrava utile scrivere qualche riga su uno dei suoi aspetti più dibattuti (ma anche più oscuri), ovvero il suo “presunto” impiego da parte Italiana durante la Seconda Guerra Mondiale. Questi appunti sono quindi dedicati a tutti gli “Italianofili” DOC che si rammaricano di non poter realizzare un modello di P40 “Italiano”…in realtà, come vedremo, non è precisamente così.



Vi invito quindi a seguire questo breve viaggio nella storia del nostro carro pesante, che può riservare ancora qualche sorpresa e permetterci di realizzare un modello con equipaggio Italiano.
Solo un’ ultima premessa: le informazioni che seguono sono tratte da vari libri e letteratura specializzata nonché direttamente da Modellismo Più (forum, articoli e corrispondenza privata).
Il raccoglierle in un'unica “antologia” offre una visione di insieme che può sfuggire ad una lettura isolata o parziale delle varie fonti.
Le deduzioni, correlazioni ed ipotesi ispirate da quanto rintracciato sono il mio piccolo, personale (e largamente opinabile) contributo alla discussione.

REGIO ESERCITO
Sulla possibilità che ci fossero P40 in servizio con il Regio Esercito all’ 8 Settembre 1943 (a parte il prototipo) la storiografia “possibilista” (c’è anche chi dice tout cour che non ce ne fossero) declina le tre seguenti possibilità:
  • 1 esemplare impegnato nei collaudi (area romana)
  • 2 esemplari consegnati (verosimilmente sempre per i collaudi)
  • 5 esemplari “versuch” (di prova); questi esemplari secondo alcuni autori erano ancora in fabbrica, ma perlomeno formalmente erano già stati assegnati al Regio Esercito (essendo appunto carri “in prova”).
L’ esemplare presentato nell’autunno del 1943 ad Hitler ad Arys (ritratto in alcune celebri foto) deve naturalmente essere quello (o uno di quelli) sopra citati. Da notare il fatto che fosse di colore verde scuro (o medio) uniforme, a suggerire che il/i due/o i cinque carri di cui sopra lo fossero anche loro (o quanto meno una parte).  

Una coincidenza da sottolineare infine è quella che vede in servizio presso il Panzer- Ausbildungs-Abteilung Süd di Montorio Veronese, già dall’autunno del 1943, proprio cinque P40, il cui numero coincide esattamente con quello dei “versuch panzer” citati nei documenti tedeschi. A sostegno della possibilità che si trattasse degli stessi carri (o quanto meno di parte di essi) c’è il fatto che l’esemplare di Arys riportava sullo scafo, apposto dai tedeschi, il numero 261. Il P40 inviato in Germania a produzione di serie iniziata, il primo della linea di montaggio e con livrea ad amebe definitiva, riportava invece sullo scafo il numero 266. Ciò lascerebbe esattamente lo spazio per i citati cinque “P40 versuch”, registrati ed inventariati evidentemente con i numeri: 261 - 262 - 263 - 264 - 265.

Anche i ricercatori Doyle, Regemberg e Jentz identificano i 5 carri presso l’Ausbildungs-Abteilung Süd con i “5 carri versuch” sopra citati (in caso di perfetta coincidenza si dovrebbe però ipotizzare che il carro di Arys sia stato poi trasportato nuovamente in Italia, a Montorio Veronese).

Purtroppo (che fossero 1, 2 o appunto 5) non ci sono notizie precise su dove, come e presso quale unità o agenzia dipendente dal Regio Esercito fossero i carri in questione all’ 8 Settembre.
  
PANZER – AUSBILDUNGS – ABTEILUNG SÜD
Abbiamo quindi visto che dal punto di vista modellistico (ed il supporto di almeno una parte delle fonti) potremmo già riprodurre almeno un carro pressoché completo, ambientato nell’agosto del 1943 con equipaggio del Regio Esercito, coadiuvato probabilmente anche da tecnici Ansaldo, in livrea verde uniforme.

Dal recente libro “…Come il Diamante! i carristi Italiani 1943-1945 – Edizioni Laran, 2008 “ di Marco Nava & Sergio Corbatti apprendiamo inoltre che presso il Panzer-Ausbildungs-Abteilung Süd (unità incaricata dell’addestramento dei militari della Wehrmacht all’utilizzo dei mezzi corazzati e blindati di origine Italiana) già dal novembre del 1943 esisteva una compagnia formata da volontari Italiani, forte di ben 120 uomini. La compagnia fu sciolta nel Giugno del 1944 (anche se probabilmente, a ranghi ridotti, operò almeno sino all’Agosto dello stesso anno).
I militari Italiani vestivano la divisa grigioverde italiana con le mostrine rosso-blu dei carristi (con le stellette) e parteciparono regolarmente a tutti i corsi teorici e pratici con i mezzi in movimento (tiro, pilotaggio, etc.), alternandosi su tutti i corazzati a disposizione dell’unità, che includevano anche i cinque P40 che abbiamo menzionato prima.

Nel libro citato di Corbatti/Nava è possibile naturalmente approfondire nei dettagli l’interessantissima storia della compagnia Italiana presso il Panzer-Ausbildungs-Abteilung Süd; per quanto riguarda la nostra indagine è importante invece scoprire che per almeno otto mesi un centinaio di nostri carristi, in divisa italiana, ebbe modo di addestrarsi su carri e semoventi Italiani, inclusi i nuovissimi P40.

LEONCELLO
Direi che siano ormai “celeberrimi “ i due P40 che sarebbero stati in forza al Leoncello, a difesa del comando delle Brigate nere e della Prefettura Repubblicana a Milano, come testimoniato direttamente dal comandante del reparto, Gian Carlo Zuccaro. La ditta meneghina Vanzetti aveva effettivamente in commissione due carri P40 in quel periodo e quindi tutto sembrerebbe coincidere.
Oltre alla testimonianza di Zuccaro c’è poi un ampia storiografia e pubblicistica resistenziale che negli anni (plausibilmente partendo anche da altre fonti) ha sempre parlato di almeno due P40 in forza alla RSI; uno dei quali catturato poi dai partigiani a Milano.
In effetti esiste una celebre foto che ritrae un P40 catturato dagli insorti, con apposta “Falce e Martello”, anche se per parte della storiografia sarebbe stato trovato nei padiglioni della fiera campionaria e quindi non rappresenterebbe una prova indiretta dell’utilizzo di P40 da parte del Leoncello.
Altre fonti, però, collocano il carro catturato in via Marina, circostanza significativa se pensiamo che via Marina è a meno di 200 metri da via Mozart, dove era appunto decentrato il comando delle Brigate Nere. La stessa Prefettura è ugualmente situata nella stessa area.
In ultima analisi, visto il ruolo ricoperto all’epoca e la sua storia personale, la testimonianza del comandante del Leoncello, seppur non risolutiva,  meriterebbe quantomeno di essere presa in considerazione. Persino il suo precisare di non aver mai visto di persona i due P40 (perché impiegati a Milano e non a Polpenazze, dove era stanziato il reparto) testimonia in fin dei conti della sua sincerità e serietà.  

LEONESSA
Secondo la testimonianza di un reduce, a cavallo del 25 Aprile, alcuni uomini del Leonessa riuscirono ad impadronirsi di un P40, di quelli stoccati alla Fiera di Milano, per poi abbandonarlo poco dopo in città.
Vista la “smobilitazione” in atto delle forze germaniche e la confusione regnante in città, la circostanza è più che plausibile.
A sostegno c’è un episodio simile, sempre citato in “Come il Diamante” , che vede ancora protagonisti gli uomini del Leonessa. Il 25 Aprile, il sergente Morandi (grazie anche i buoni rapporti con le autorità germaniche) riuscì infatti a recuperare due AB43 stoccate alla Fiera Campionaria insieme ad un semovente da 105/25, poi consegnato ai tedeschi vista l’impossibilità di reperirne le munizioni. Ciò non di meno fu proprio il Morandi a pilotare il mezzo sino a Viale Monterosa, presso un’unità tedesca. Questo genere di cose (e di “collaborazione”) quindi accadeva realmente, forse più spesso di quanto si creda, specialmente nei confusi giorni ed ore di fine Aprile 1945.

R.S.I vs. GERMANIA
Sempre in relazione al nostro tema (riproduzione modellistica di P40 “Italiani”) vorrei ricordare che all’ 8 Settembre i tedeschi trovarono parzialmente assemblati all’Ansaldo solo 22 carri P40. In seguito l’Ansaldo continuò la produzione attraverso regolari contratti di compravendita stipulati con la controparte germanica (cui, quest’ultima, per “motivi di opportunità” decise comunque di sottostare). Non è quindi è corretto considerare quei mezzi come “prede belliche”. I carri assemblati sul piazzale dell’Ansaldo nel 1944 (come ritratti in diverse celebri foto) sono quindi al 100% Italiani --- gli stessi, assegnati ad unità tedesche, sono carri ceduti, dietro compenso, alle forze armate di un paese alleato della R.S.I.
Non dovrebbe quindi essere un “onta” riprodurne un esemplare, come non penso che un modellista statunitense (appassionato esclusivamente dei mezzi del proprio paese) avrebbe problemi a riprodurre uno Sherman britannico ad El Alamein (paragone forse un po’ forzato ma che rende bene l’idea…).
D’altra parte aerei tedeschi erano in forza all’Aeronautica Repubblicana, mentre gli equipaggi dei P40 tedeschi videro nelle loro fila anche “volontari con compiti di combattimento” Italiani. Esiste quindi sull’argomento una ampia “zona grigia”, variamente interpretabile.

CONCLUSIONI
Abbiamo quindi visto che ancora non è stato tutto chiarito circa l’utilizzo da parte Italiana dei carri P40, finanche escludendo le testimonianze dei reduci tedeschi della 3° compagnia corazzata  della brigata SS  “Cacciatori del Carso” che sostengono che i loro 22 carri furono prelevati da una fantomatica unità della R.S.I di stanza a Palmanova, ma questa è un'altra storia ed un altro piccolo mistero (l’ennesimo)…
Partendo invece da quanto è stato detto finora, abbiamo per lo meno da 6 a 13 carri P40 che a vario “titolo” possiamo riprodurre ed identificare come “Italiani o affini”, privi di insegne tedesche e con equipaggi italiani.
A parte quelli (o alcuni di quelli) di collaudo, in verde uniforme, sarebbero tutti da riprodurre con la classica livrea Ansaldo ad Amebe. Altamente improbabile (posto che si decida di credere alla testimonianze prima citate) che gli uomini del Leoncello o del Leonessa abbiano avuto il tempo o lo spirito per apporre i loro simboli sugli scafi dei loro P40, che dovrebbero quindi essere rappresentati ugualmente privi di contrassegni.
L’auspicio naturalmente è che la ricerca continui e che magari nuovi documenti, testimonianze o addirittura fotografie inedite possano contribuire a chiarire ulteriormente gli aspetti ancora controversi.
 
Nicola Del Bono

Fonti e Bibliografia principale:
  • …Come il Diamante! I carristi Italiani 1943-1945 – Sergio Corbatti/Marco Nava
  • P40, il mito del più potente carro armato italiano della seconda guerra mondiale – Nicola Pignato
  • I mezzi blindo-corazzati Italiani 1923-1943 – Nicola PignatoItalian armored vehicles of World War two – Nicola Pignat0
  • Veicoli da combattimento dell’esercito italiano dal 1939 al 1945 – Cesare Falessi/Benedetto Pafi
  • Il Carro Armato P40 – Mezzi Corazzati N° 50 – Daniele Guglielmi
  • Il P40 dopo l’armistizio – Storia militare N° 83 – Guido Ronconi
  • Gli autoveicoli da combattimento dell’esercito Italiano, volume II – Nicola Pignato/Filippo Cappellano
  • Il carro P40, la chimera del Regio esercito – Storia Militare N° 6 – Benvenuti/Curami
  • Italian Medium Tanks in action – Nicola Pignato
  • Corazzati Italiani 1939-1945 – war Set – Nico Sgarlato
  • I Reparti Corazzati della Repubblica Sociale Italiana 1943/45 – Paolo Crippa
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