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Una raccomandazione allo zio Generale, altri tempi.. |
Generale di brigata
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Albania – 15/10/XVIII 32° Regg. Fant. Siena Posta militare 121°
Caro zio Poldo, sono in Albania da quasi un mese; in Albania per fare la guerra, di nuovo volontario per il Paese. Ma forse qui la guerra non ci sará ; o fra molto tempo. – Zio Poldo, io non mi sono fatto richiamare, non ho insistito tanto, per prendermi uno stipendio – Qui pagano bene – Ma non faccio il volontario per essere pagato: faccio il volontario per fare la guerra – E allora mi rivolgo di nuovo a te: non per un posto, per fare la guerra. Ci sono degli italiani che ci lasciano la pelle, ogni giorno, ci lasciano la pelle per l’Italia. È ingiusto che io, volontario, debba guardare il sole che spunta e che tramonta in Albania, prendermi dei soldi, fumare sigarette, così, senza far niente – È ingiusto – Sono il solito ribelle; ma vedi, ho combattuto in Africa, ho combattuto in Spagna: non è possibile che questa – la guerra decisiva – mi veda spettatore. Sono pilota civile, ho battuto un primato d’aviazione, a Roma: ed ho in corso una domanda per passare in aeronautica – La pratica è rimasta sospesa perchÈ a giugno mi mandano delle carte da riempire, e a giugno stavo per essere richiamato, speravo di andare in linea; e passare allora in aviazione, colla prospettiva di quattro o cinque mesi di scuola sugli apparecchi militari prima di poter avere il mio aeroplano da combattimento, mi pareva una vigliaccheria – Ora c’è l’inverno vicino: per marzo aprile potrei essere pilota militare, faccio ancora in tempo – È tanto bello volare – E allora ti rimando i documenti riempiti: sono vecchi e mal tenuti, non ne ho altri. – Tu conosci l’Eccellenza Pricolo – mandaglieli tu i miei documenti, scrivigli tu, e diglielo, diglielo che mi faccia diventare pilota militare – O sennò trova il modo di farmi andare in Africa, dove si combatte – Tu puoi farlo – Ti prego di farlo – Sono noioso, sono insistente, sono cocciuto, ma voglio combattere, voglio fare la guerra insieme a quelli che la fanno! Ti ringrazio tanto, abbraccio te, Pupa e zia Rosina. Sandro.
Commento: Di questi tempi la lettera di raccomandazione che avete appena letto vi potrebbe sembrare strana. Che io sappia, oggi ci si raccomanda per accedere a posti in cui si percepisca molto, si lavori poco ed a rischio zero; il nostro Sandro si raccomandava per andare a combattere il che mi pare voglia dire impegno totale e rischio assoluto. Sicuramente, i ben pensanti, obbietteranno che non è vero, che non ho fiducia negli italiani attuali verso i quali sono prevenuto e che, anzi, mezzo secolo di democrazia e libertà hanno sviluppato nella nostra nazione (nazione si fa per dire) il senso del dovere e della comunità (multietnica, multirazziale e chi piú ne ha piú ne metta). Sicuramente sono io in errore, negli anni 40 non c’ero, non ho esperienza diretta di quel tempo, di quegli uomini e di quel governo, oggi però ci sono ed ho esperienza di questo tempo, di questi governi e del comportamento di questi uomini. Ma chi era Sandro Brunori? Era il figlio primogenito del Conte Brunori, antica famiglia (risalente al 1200) marchigiana. Si racconta che ai primi del 900, a Forte dei Marmi, il Conte fosse solito, per andare dalla spiaggia al palazzo di famiglia, prendere la carrozza a noleggio, il taxi di allora, e farsi seguire, ovviamente pagando, da tutte le carrozze libere in zona di modo che gli altri bagnanti facoltosi fossero costretti ad andare a piedi. Se si spostava in treno non acquistava un biglietto ma tutti i biglietti inerenti ai posti di una carrozza, non voleva gente attorno. Sandro era di statura normale, estroverso e "strano" come il padre, gradiva molto le belle donne e non era per la vita comoda, era un "fegataccio". Volontario in Spagna era stato decorato con Medaglia D’Argento al V.M. Nuovamente volontario nella IIª era stato destinato in Albania. Nonostante la raccomandazione non andò in aeronautica, rimase in fanteria e fu decorato con una seconda Medaglia d’Argento al V.M. Smise di fare "il guerriero" quando seppe del fatto che era stata concesso lo stesso riconoscimento ad un suo conoscente, sempre fronte albanese, il quale non aveva merito alcuno se non quello politico. Non ci pensò due volte, si presentò al comando territoriale, mise la sua medaglia sul tavolo del Generale dicendogli piú o meno: "Non la voglio, la restituisco, non voglio riconoscimenti che vengono dati immeritatamente a cani e porci!" Non vi dico cosa successe, nonno Poldo (il destinatario della raccomandazione, Console Generale della Milizia contraerea, comandante dei reparti in Sardegna e nonno di mia moglie) credo ebbe il suo da fare. L’ultima volta che ho incontrato Sandro è stato una sera d’agosto di venticinque anni addietro, a Piazza del Popolo. Eravamo in quattro e stavamo andando a cena. Dopo averci fatto l’ispezione, ha guardato mio cognato con aria schifata, gli ha tolto la cravatta, l’ha gettata nell’immondizia, ne ha presa una dalle decine che aveva in auto e, dopo avergliela messa ed annodata al collo, gli ha detto:"Voi ragazzi non avete buon gusto, ti ho messo una cravatta da signore!" Se ne è andato da una quindicina d’anni, dopo aver fatto l’editorialista al Tempo si era ritirato all’isola del Giglio trascorrendo le sue ultime giornate pescando. Maurizio Bartoli P.S. la scansione della lettera originale la troverete su Crielmodel notizie di dicembre.
[ Modificato da crielmodel il 4/12/2005 21:16 ]
[ Modificato da crielmodel il 4/12/2005 23:14 ]
-- Maurizio Bartoli |
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» 4/12/2005 23:14 |
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Re: Una raccomandazione allo zio Generale, altri tempi.. |
Tribunus Laticlavius
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Se il paragone non apparisse irriverente si potrebbe dire che Uomini così sono come una nota bibita americana: se ne conoscono i singoli ingredienti, ma non se ne conosce (piú) l'esatta miscela. Gli ingredienti si chiamano: Personalitá , Patria, Coraggio. La miscela, Signori, si chiama Onore! -- Basta poco, che ce vo'? |
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» 5/12/2005 11:56 |
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Re: Una raccomandazione allo zio Generale, altri tempi.. |
Generale di Brigata
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Personalmente dissento. Uomini così sarebbe meglio conoscessero la vita, prima di decidere se amare la morte. Con questo non voglio svalutare in assoluto chi è pronto a sacrificare tutto, la vita in primo luogo, e magari osannare l'ometto medio che, nascondendosi dietro il "tengo famiglia", accetta qualsiasi compromesso, pronto a rinuciare a qualsiasi proprio diritto, dignitá , per il suo immediato "particulare". Ma nel giudicare i grandi gesti in sÈ, lo sprezzo del pericolo e, infine, la voglia di combattere, tengo sempre presente una domanda: "perchÈ, per cosa?" Quel ragazzo, che aveva tanta voglia di combattere e, eventualmente, morire - ma camperà per sua fortuna a lungo - non dice mai per cosa, per quali valori è disposto a questo. Ma, contestualizzando, tali valori si possono anche capire: sono quegli stessi valori della propaganda fascista, l'impero, la grandezza della patria, per cui centomila non tornarono dalla russia, dove erano andati a combattere armati alla meno peggio, ed altri milioni affrontarono fatiche e rischi peggio che inutili, in una guerra ingiusta, al fianco di un alleato che non ci amava, guidato da un gruppo di pazzi fanatici il cui unico scopo era creare un mondo mostruoso di uomini e sottouomini, di razze elette e razze da sterminare. Ma, naturalmente, molte di queste cose - quel povero ragazzo - non le sapeva, o forse neppure era in grado di capirle, vittima di una retorica vacua e di una educazione autoritaria e provinciale. Non lo condanno (moralmente) quindi; solo non ritengo sia da portare ad esempio. Combattere si può, a volte si deve, l'eroismo (non solo in battaglia) è necessario per essere uomini, ma sempre ci si deve chiedere perchÈ, per cosa. Confesso, questi principi non sono del tutto farina del mio sacco; credo che mio padre, partito volontario a 22 anni, nel 35, per l'A.O.I., e tornato in Italia nel '46 dopo cinque anni di prigionia in Kenia, con due medaglie di bronzo al VM, due croci di guerra al VM e due promozioni sul campo, sarebbe stato d'accordo. -- |
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» 5/12/2005 15:21 |
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Re: Una raccomandazione allo zio Generale, altri tempi.. |
Generale di brigata
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Grazie a Maurizio che ha voluto condividere questo documento con noi del forum.
Credo che a star vicini nel tempo e negli affetti ai fatti narrati renda difficile la serena (e sola) acquisizione di quanto scritto e porti ad interpretare nel verso che la propria indole, le proprie convinzioni e la propria -perchè no?- intenzione indicano.
Premesso questo non so proprio dire con la certezza del consapevole se il contesto nel quale Sandro Brunori viveva fosse migliore di quello nel quale vivo io, forse no; certo è che a non trovarsi bene nel presente viene la tentazione di rimpiangere un passato vissuto o, comunque, conosciuto ovvero di aspirare ad un futuro (o, di nuovo, a un passato "mitico") immaginato o suggerito.
In linea generale, non amo i discorsi con tanti sostantivi e pochi verbi anche perchè mi fa un po' fatica rappresentare e figurare concetti fortemente astratti (patria, libertá , onore, gloria ...) con significanti concreti senza i quali l'aria fritta incombe.
P.S. il rapporto fra sostantivi e verbi è di 3 a 1 (circa) in italiano e l'inverso in inglese; noi siamo speculativi loro pragmatici (mi sa che è così che ci hanno fregato ...)
-- Saluti, Eros. |
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» 5/12/2005 18:58 |
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Re: Una raccomandazione allo zio Generale, altri tempi.. |
Generale di Brigata
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No, Vito. Che oggi non esistano valori non lo credo. E neppure che i valori di quel tempo fossero quelli, e allora ciao. Certo, certe scelte, il credere in certi valori è piú o meno facile, comune, a seconda dei tempi; ragazzi cresciuti per vent'anni sotto una dittatura, e magari in famiglie o ambienti dove non circolavano altre idee se non quelle del regime dominante, avevano poco da scegliere: o partivano volontari perchÈ convinti o - potendo - si imboscavano perchÈ scettici. Nel trabocchetto cadde anche mio padre, allevato in un collegio di religiosi, partito volontario a fondare l'impero. E si può dire che quello fu, piú o meno, il dramma di una intera generazione, con poche eccezioni. Anche molti ragazzi di famiglie non fasciste credettero, obbedirono e combatterono. Come mio zio, arruolatosi volontario in marina nel 42, appena 18 enne, nonostante le resistenze dei miei nonni. Ma una cosa è la comprensione, l'affetto, o la pietà per queste vite messe a rischio, altro il portarle ad esempio. Paragoni con l'oggi non mi paiono, fortunatamente, possibili. Ma non sottovaluterei i ragazzi di oggi; anche negli anni 30 la gioventú (o meglio quella parte che se lo poteva permettere) pensava soprattutto a divertirsi, e i ventenni piú che altro correvan dietro alle ragazze (magari in bicicletta, visto che la macchina era per pochi). Purtroppo, o per fortuna, sono proprio i giovani, quelli che in fondo hanno piú da perdere, quelli che piú facilmente si manifestano disposti a mettere la propria vita a repentaglio per un'ideale, bello o brutto che sia. In tutte le epoche ed in tutti i paesi. Come diceva Clemanceau: "chi non è anarchico a 16 anni è senza cuore; chi è ancora anarchico a 40, è senza cervello" Quanto alla retorica, non posso che scusarmi, trombone sono di mio, in piú faccio un mestiere "deviante"; quando riesco ad essere solo retorico mi è già andata bene. [ Modificato da Andrea Sansoni il 5/12/2005 18:09 ] -- |
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» 5/12/2005 19:00 |
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Re: Una raccomandazione allo zio Generale, altri tempi.. |
Generale di brigata
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Carissimo Andrea alias Avv. Sansoni, se pensi che io racconti fatti del passato volendo incitare o convincere i piú giovani sulla validità della morte ti sbagli di grosso. Sono dispiaciuto tu lo possa pensare pur rendendomi conto che sei influenzato da tutta quell’opera (fatta bene e meglio orchestrata) intessuta dalla sinistra e dai nobili sessantottini. Non sono io il "maestro", non ne ho la stoffa e, tanto meno, le capacità o l’addestramento. Nella breve descrizione del Conte Alessandro Brunori ho detto che gli piacevano le donne ( ne ha avute parecchie nessuna somigliante a Tina Pica). Ora, ti risulta che un estimatore del gentil sesso sia stato ansioso di morire? Quelli che ho conosciuto io pensavano solo a vivere, magari erano fanatici della pulizia, scopavano sempre, non volevano assolutamente morire, anzi, si auguravano di vivere mille anni e sempre così. Sandro aveva il senso dell’onore, del dovere e della Patria, aveva una dignitá , accettava la vita scomoda pur non disdegnando quella comoda e piacevole. Oggi non vedo questi valori. Oggi morire per la Patria è insulso, non si può proprio ed io, per primo, in caso di guerra, nasconderei i miei figli, i miei nipoti, i miei amici (tutti meno uno!). La Patria non c’è. Quella che vedo è composta da gente preoccupata solo di se stessa, è quella che se assiste ad uno stupro si gira dall’altra parte, non vede e non sente. È quella che, per mostrare il proprio coraggio, si sfracella contro un muro a cento all’ora, è quella che va allo stadio per scontrarsi fisicamente con l’avversario, è quella che come arriva ad un posto di potere sistema tutti i suoi accoliti, è quella che pur di farsi conoscere accusa l’avversario importante e famoso di qualunque misfatto, è quella che per prendere i voti dei "buoni" dice che il Fascismo è il male assoluto quando poco prima aveva detto che Mussolini era stato l’unico vero statista del suo secolo. Hai ragione, oggi non ci sono grandi gesti, oggi non c’è un perchÈ o un per cosa. Hai ragione, quei valori erano dell’epoca ma sbagli quando li attribuisci alla propaganda. Non centra la propaganda, non parliamo di "valori"della sinistra o peggio del comunismo, forma becera di governo che è implosa su se stessa senza il bisogno di una sconfitta militare! Comunque, quello che tu chiami "povero ragazzo" ha vissuto sempre bene e con dignitá . Apro una parentesi, caro Andrea, ti sarei grato non ti permettessi piú di definire Sandro Brunori in quel modo. Io ti ho sempre apostrofato in maniera urbana, sii bravo da fare altrettanto quando ti riferisci ai miei parenti o amici che siano. Complimenti, leggo che hai avuto un padre degno di rispetto e stima. Un abbraccio Maurizio Bartoli
-- Maurizio Bartoli |
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» 5/12/2005 19:23 |
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Re: Una raccomandazione allo zio Generale, altri tempi.. |
Generale di Brigata
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Maurizio, ci vorrebbe troppo a risponderti, e poi forse arriveremmo a constatare che proprio non ci intendiamo, magari solo perchÈ diamo alle stesse parole contenuti diversi (o stesso contenuto a parole diverse). Preciso solo che quel "povero" non era affatto di disprezzo, ma, semmai, di com-passione, nel senso piú alto del termine (vale a dire che nÈ lo compatisco, nÈ lo disprezzo) perchÈ nel suo comportamento vedo gli errori che altri hanno commesso e che, magari, in altre circostanze, avrei potuto commettere io stesso. Và da sÈ che il comunismo non c'entra una cippa; d'altronde mio padre, maresciallo dei CC per tanti anni, mi aveva, fin da bambino, aperto gli occhi su qualsiasi dittatura. P.S.: nel 68 avevo 14 anni, con la maggiore età mi iscrissi alla DC. per vito: già dal titolo ... -- |
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» 5/12/2005 19:38 |
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Re: Una raccomandazione allo zio Generale, altri tempi.. |
Generale di brigata
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Andrea Sansoni ha scritto: Maurizio, ci vorrebbe troppo a risponderti, e poi forse arriveremmo a constatare che proprio non ci intendiamo, magari solo perchÈ diamo alle stesse parole contenuti diversi (o stesso contenuto a parole diverse). Si, è meglio che la butti in corner. P.S.: nel 68 avevo 14 anni, con la maggiore età mi iscrissi alla DC. È una mossa classica Riflessione: ma chi ha detto che con la maggiore età si migliora? -- Maurizio Bartoli |
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» 5/12/2005 22:51 |
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