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"BREVE CRONISTORIA PER INQUADRARE DUE VOLANTINI PICCOLI PER FORMATO MA DI GRANDE IMPORTANZA STORICA E PER CERCARE DI CAPIRE QUANDO FURONO STAMPATI QUESTI MANIFESTI IN DATA 10 SETTEMBRE 1943: DUE GIORNI DOPO L’ARMISTIZIO.
Gambara, Gastone Imola (BO) 1891 - Roma 1962
Ufficiale dell'esercito italiano, prende parte, con il grado di generale, al conflitto italo-etiopico e nel 1937 alla guerra civile spagnola, in qualità di capo di Stato maggiore del corpo truppe volontarie. Durante la seconda guerra mondiale, come capo di Stato maggiore nell'Africa settentrionale, ha contrasti con Rommel e nel 1942 viene rimosso dall'incarico. Inviato in seguito a Lubiana e a Fiume, dopo l'8 settembre tratta la resa con i tedeschi. Capo di Stato maggiore della RSI per un breve periodo, dopo la Liberazione subisce un processo, dal quale esce assolto con formula piena.
Nei giorni poco precedenti la firma dell’armistizio, caratterizzati da un clima denso di incertezze e dubbi circa lo sviluppo del conflitto e delle sorti italiane, venne concepita l’azione che, dal nome del suo protagonista, è ricordata come "Missione Gambara".
Il mattino del 5 settembre 1943 il generale Gastone Gambara, comandante dell’XI corpo dell’Armata, giunse in auto a Roma, convocato dallo stato Maggiore Generale. Fu quindi designato ad assumere il comando di un raggruppamento mobile al confine orientale, di circa 10 – 12 divisioni, costituito da unità appartenenti alla II ed all’VIII Armata, con lo scopo di creare un organismo a sÈ stante, capace di assolvere speciali compiti operativi nell’eventualità prevista di una invasione tedesca alla Venezia Giulia.
Compito principale, senza destare sospetti nei reparti tedeschi, era quello di garantire il possesso della Slovenia, di Lubiana, Gorizia ed Udine e precludere ai tedeschi l’occupazione di Trieste e Fiume, porti di fondamentale importanza nell’Alto Adriatico nell’eventualità di uno sbarco angloamericano.
Egli dovette attendere fino alle ore 19 dell’8 settembre l’ordine scritto con la firma del generale Ambrosio, e quando partì era convinto, come gli era stato confermato dallo Stato Maggiore Generale, di poter disporre di almeno 10 giorni di tempo per organizzare le divisioni.
Bisogna tenere presente che l’incarico venne conferito al generale quando il Comando Supremo già sapeva della firma dell’armistizio ed era dunque cosciente che in ogni caso il generale Gambara non avrebbe avuto il tempo necessario ad espletare l’incarico affidatogli.
Tutto ciò a conferma della scarsa volontà da parte del governo italiano, che era ben informato circa i movimenti delle truppe tedesche, di difendere i confini orientali, che erano i piú esposti, per la difesa dei quali si sarebbe dovuto predisporre un piano adeguato sin dalla fine di luglio.
Il generale Gambara trovò inoltre difficoltà ad ottenere, da parte dei comandanti delle due armate, il comando di parte delle truppe necessarie a formare le divisioni previste.
Il generale apprese a Foligno, alle ore 23 ad un posto di blocco, della proclamazione dell’armistizio: chiese istruzioni circa la sua missione e gli fu detto di proseguire. Nel frattempo il generale Radotti diramò l’ordine di applicazione della "Memoria n. 44 op" spostando alcune unità a Nord di Fiume ed interrompendo le comunicazioni e la linea ferroviaria Fiume – Trieste.
Il 10 settembre Gambara assunse ufficialmente il comando delle sue divisioni e confermò gli ordini impartiti, pur raccomandando di astenersi dal ricorrere a mezzi estremi o spargimenti di sangue.
Il giorno seguente informò il generale Radotti riguardo alla sua decisione di consentire ai tedeschi l’entrata nella città di Fiume, sulla impossibilità di proseguire la lotta, sul morale delle truppe e sulla pressione dei partigiani.
Le condizioni in cui avvennero i primi contatti tra Gambara ed i tedeschi restano tuttora poco chiare: tuttavia venne piú volte sottolineata dal generale la necessità di giungere ad una resa (sebbene Fiume fosse circondata da numerose unità che avrebbero avuto un lasso di tempo sufficiente per organizzarsi, poichÈ i tedeschi entrarono in città solo il 14 settembre) viste le condizioni in cui versavano le truppe e la risolutezza con cui i tedeschi minacciarono di distruggere la cittá . Venne stabilita la conservazione delle armi agli ufficiali, i disarmo ed il concentramento delle truppe italiane sotto il controllo italiano, la presenza di un presidio italiano a Fiume sotto controllo tedesco, la proibizione ai reparti ustascia di entrare nel circondario e nel centro di Fiume.
Il generale Gambara accettò le condizioni l’11 settembre: il 13 inviò alla cittadinanza di Fiume un proclama in cui si avvertiva la popolazione circa il divieto di costituire gruppi e partiti politici, nell’interesse della concordia, dell’onore e dell’ordine.
Ciò che spinse probabilmente il generale Gambara a cedere dinanzi ai tedeschi fu il pericolo rappresentato dai partigiani e dalla presenza minacciosa degli ustascia di Pavelic. I tedeschi vennero considerati una garanzia rispetto agli sloveni ed ai croati che, se fossero potuti entrare a Fiume, non avrebbero certo risparmiato le decine di migliaia di italiani residenti.
Ai soldati italiani che si trovavano a Fiume consegnati nelle caserme, fu offerto di collaborare con i tedeschi. Molti rifiutarono e furono quindi inviati ai campi di internamento.
Il 17 settembre Gambara sciolse l’unico reparto ancora ai suoi ordini, le guardie di frontiera quinto raggruppamento, ed il giorno seguente, scortato da truppe tedesche, lasciò Fiume, prima diretto a Trieste e poi a Lubiana. La lotta armata intorno a Fiume si estinse in pochi giorni: per dar prova del successo delle operazioni compiute in Venezia Giulia, il 30 settembre i tedeschi fecero sfilare per le vie principali i prigionieri partigiani presi durante le operazioni dei giorni precedenti.
MEMORIA n 44 op
La notte del 2 settembre 1943 Superesercito emanò la "Memoria n. 44 op" (cui seguì la 45 op del 6 settembre) elaborata già dal 18 agosto, ma che ottenne solo in quella data il consenso alla diramazione da parte del Comando Supremo.
La memoria 44 stabiliva, quali obiettivi particolari, la distruzione, da parte della II armata, della 71 Divisione tedesca (per isolare i tedeschi interrompendo le comunicazioni da Tarvisio al mare), impedire, con l’VIII Armata, le comunicazioni verso il Sud e, per quanto riguarda i compiti affidati alla sola VIII Armata, di interrompere le comunicazioni tra la Germania e l’Italia ed arrestare il passo alle truppe tedesche in Trentino ed in Alto Adige".