caro Francesco, il libro è il seguente:
William Manchester "TENEBRE ADDIO - Ricordi della guerra del Pacifico", Mondadori, Milano, 1982, collezione "Le Scie";
Riporto una sintesi dell'articolo(l'ho trascritto, perchÈ complicato da scannerizzare...
) e non è firmato a causa dello sciopero dei giornalisti.
Il Sole 24 Ore, sabato 16 dicembre 2006, n. 339, pag. 8
TOKYIO RISCOPRE IL PATRIOTTISMO
L'orgoglio di Iwo Jima, l'isola teatro della battaglia con gli Usa
"Non alzate la bandiera sul monte Suribachi!". L'ordine e del Comando della Marina Usa di Yokosuka, destinatari tutti i membri delle forze armate americane in Giappone. Il caporale Dewitt, dei marines di stanza a Iwakuni, è in visita di studio e addestramento a Iwo Jima e legge questa frase sottolineata in grassetto nel manifesto affisso nei locali sotto la torre dell'aeroporto. "Qui siamo solo ospiti, oggi possiamo venire qui solo per concessione di cortesia", dice.
L'isola, 1.250 chilometri a Sud di Tokyo che fu teatro di una delle piú sanguinose battaglie della Seconda guerra mondiale è oggi, come 61 anni fa, un avamposto cruciale nel sistema di difesa giapponese, votato alle operazioni di addestramento, al pattugliamento e ai rifornimenti logistici. I marines se ne sono andati nel 1968, portandosi via i corpi dissotterrati dei loro caduti, e ora sono tenuti a rispettare con tutti gli scrupoli la sovranità giapponese sui 22 chilometri la cui conquista costò 7mila morti e 19mila feriti. Non ci sono hotel ristoranti, case private, trasporti pubblici o televisori. I telefonini non funzionano, nessun turista è ammesso: è una enclave esclusiva per 350 militari, due terzi della Marina e un terzo dell'Aviazione.
Sulla pista dell'aeroporto stazionano i pesanti aerei da trasporto Kawasaki C-1, mentre gli F-15 Eagle con il disco rosso sui quali si addestrano i Top Gun nipponici sfrecciano sull'unica altura (169 metri)di questa isoletta insolitamente piatta: il monte Suribachi, dove il 23 febbraio 1945
"la Old Glory fu alzata da membri del secondo battaglione, 28esimo reggimento, Quinta dvisione dei Marines", come recita l'iscrizione sul monumento commemorativo dell'impresa immortalata da Joe Rosenthal. Li accanto ci sono due pilastri votivi in omaggio dei kamikaze della prima e seconda unità speciale Mitate, e poco piú in là spicca il monumento piú grande: quello ai 21mila caduti giapponesi.
Ha una lapide con l'effige del Paese, con pietre portate da tutte le 47 prefetture della nazione, davanti alla quale stanno una pentola di incenso con a destra una lattina di birra e a sinistra una bottiglia di sakè a conforto delle anime.
"Non toccate le pietre e i sassi di Iwo Jima, e sopratutto non portateli via da qui", raccomanda il Lieutenant commander ("maggiore") Nagaya della Marina.
"Sono impregnati degli spiriti dei nostri morti. In 13mila sono qui, non identificati. Ogni anno proseguiamo le ricerche. Questa è terra sacra alla nazione". (...)
In autunno ha avuto successo il film di Clint Eastwood
Flags of our Fathers sui marines che piantarono la bandiera a stelle e strisce sul monte Suribachi, e lo scorso week-end - in contemporanea a un documentario della Fuji Tv - è uscito il secondo film di Eastwood
Letters from Iwo Jima, che offre una visione della battaglia dal versante giapponese. (...) Ken Watanabe dà fascino alla figura del genrale Tadamichi Kuribashi, il comandante delle difese di Iwo Jima che con le sue tattiche non ortodosse riuscì a far durare per 36 giorni una resitenza che gli Usa pensavano di piegare in 5 giorni. Basta oggi una vistia alla caverna-ospedale della Marina per ammutolire di fronte all'idea delle condizioni in cui si protrasse questa resistenza: senza cibo e acqua e fra i cadaveri dei commilitoni.
A Iwo Jima, piú che i monumenti separati in cima al Suribachi, commuove la
"Reunion of Honor", la lapide congiunta posta a mezza costa dai veterani delle due parti, a pegno di perenne riconciliazione.
"Portiamo qui la stampa straniera perchÈ possa avere maggiore consapevolezza e comprensione riguardo alla nostra difesa nazionale", dice il funzionario dell'Agenzia della Difesa, Hiroyuki Iguchi. (...)
ma un occhio italiano - nella memoria della nostra anti Iwo Jima, la Pantelleria dell'anti-Kuribayashi ammiraglio paves che si arrende senza combattere - può vedere in una prospettiva piú pietosa quei caduti: morti gloriosamente per la Patria, ossia per ritardare di qualche giorno una avanzata inarrestabile dopo la caduta di Saipan e l'annientamento della Marina imperiale a Leyte. con il risultato di uccidere trioppi americani e spingerli cosi alla decisione piú brutale: finire la guerra con il fungo atomico.
I siti ufficiali dei fim di Eastwood:
www.flagsofourfathers.comhttp://iwojimathemovie.warnerbros.com--
M+56
" Sono le condizioni peggiori a rendere le cose straordinarie..."