La predicazione dell' asso della prima guera mondiale Ernest Udet ed i successi inziali in Polonia e in Francia degli Stuka avevano originato e rafforzato nel Fhurer e negli alti comandi della Luftwaffe la convinzione che quello in picchiata fosse la forma di attacco più efficace e che ad essa si dovessero adattare anche i bombardieri medi. Ecco dunque i freni di picchiata sotto le ali dello Ju 88 e quello di coda sul do 217.
Da quanto ho potuto vedere su questo vecchio libro
che è l' unica fonte dedicata di cui dispongo, sui Do 217 E ed M (anche se, a dire il vero, non ho visto foto di K o M col freno di picchiata montato) da bombardamento poteva essere montato in coda un freno con apertura a spacco
Non mi risulta che l' impiego operativo sia stato esteso (se mai c'è stato!), ma almeno qui una logica perversa almeno c'è.
Assolutamente meno comprensibile è l' impiego del secondo tipo di (para)freno sui do 217 N2 (ma non sui J o gli N1) di caccia, un velivolo dal possente armamento ma che aveva il suo tallone d' achille proprio nella limitata velocità orizzontale e di salita. Questo secondo dispositivo era in pratica un "ombrellino" contenuto nel pungiglione di coda
Vengo ora ad illustrare i progressi nella costruzione. In pratica il velivolo sta ritto sulle sue gambe e c'è qualche particolare montato. Il prossimo step riguarderà l' aggiunta di un gran numero di attuatori in filo di rame e nella colorazione di alcuni dettagli prima dell' ultima fase, che poi è, date le mie capacità, quella più difficile, ovvero l' aggiunta delle antenne radar
Alla prossima puntata
Riccardo