Ormai sulla nostra principale Casa modellistica si è detto tutto, e dispiace davvero tantissimo leggere certi commenti, soprattutto su siti inglesi ed americani, dove il nome Italeri è quasi sinonimo di kit "problematico" o di bassa qualità, alla pari con certi accrocchi ultraeconomici di Case dell'Est Europa.
La cosa sconcertante è che ogni azienda che vuole stare sul mercato DEVE essere attenta al feedback dei suoi clienti, mentre la Ditta bolognese sembra del tutto sorda ai consigli e alle segnalazioni che le arrivano.
Io sono convinto che il più grande problema dell'azienda emiliana sia nella definizione del target a cui rivolgersi: nel tentativo (credo) di allargare la platea di persone potenzialmente interessate all'acquisto di un kit, si punta sui modellisti occasionali, che fanno acquisti perchè attratti da un soggetto famoso ritratto in modo accattivante sulla scatola, senza capire bene cosa si sta acquistando. Se non fosse così, non saprei come spiegare la logica di riproporre kit vecchi di 40 anni e più cambiando solo le decals (che, per fortuna, sono al top della produzione mondiale, e a volte sono da sole la vera ragione d'acquisto del kit) e la confezione. In alcuni casi, i kit sono comunque una buona base (vecchi ma buoni...), in altri è meglio lasciar perdere.
Il difetto di questa politica è che una volta c'era il negozietto che esponeva in vetrina la bella confezione e il ragazzino di passaggio (come il sottoscritto...) si incantava a guardare e comprava (se poteva....), oggi si va su internet e subito scopri vita, morte e miracoli di quella scatola, e che magari c'è una ditta cinese che fa lo stesso modello più bello, più corretto e anche a buon prezzo....
I ragazzini di oggi poi hanno il naso spiaccicato sull'ultimo iphone e non capiscono nemmeno perchè dannarsi l'anima a incollare tanti pezzetti di plastica....
Altre Case hanno invece puntato sul "poco ma buono"; pochi kit di fascia medio-alta, che divengono la scelta obbligata per chi ne capisce e sa dove buttarsi.
Un esempio paradigmatico della situazione, di cui ho già scritto in passato, è il Macchi 202 riedito da Eduard e il Macchi 205 reinscatolato da Italeri: l'origine è la stessa (Hasegawa), addirittura i kit sono al 99% lo stesso come base, ma mentre la ditta ceca ha rifatto completamente le istruzioni, indicando dettagliatamente le modifiche da apportare per ogni Serie (non solo con l'uso dei prodotti aftermarket, ma anche banalmente correggendo una linea incisa in un posto invece che in un altro...), fornendo dei bellissimi profili a colori e migliorando sostanzialmente il kit con le sue fotoincisioni e resine, e il tutto quasi al prezzo della confezione originale, la casa italiana ha solo inserito un bel foglio di decals e creato una bella confezione nuova, senza darsi la pena di indicare che, se si vuole un buon 205, c'è da lavorare....
Questo differente approccio è, secondo me, la chiave di lettura della politica dell'azienda nostrana: il massimo del ricavo con il minimo della spesa. Fino a quando reggerà questo gioco, non saprei....
Ciao
Gianfranco Pesola
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