Quel kit Tamiya (se ho identificato bene il modello da quanto scrive Vincenzo e dalle foto), il #156, risale addirittura al 1970, quasi 50 anni fa.
All'epoca era a metà strada tra la riproduzione modellistica e il giocattolo (un vizio che i giapponesi non hanno mai perso del tutto, mischiando spesso realtà e fantasia e producendo kit che strizzano più l'occhio al mondo dei Manga che agli appassionati di modellismo storico), e aveva ad esempio un treno di rotolamento pensato più per far muovere il giocattolo (con un motorino elettrico acquistabile separatamente e montabile all'interno) che per riprodurre il mezzo reale.
Il problema è che il treno di rotolamento é stato molto semplificato; i dischi di ferro che formano le ruote sono in realtà doppi ed accoppiati, mentre qui sono singoli e spessi.
Questo comporta che non puoi sostituire i cingoli in vinile con i set aftermarket, a meno di non modificare tutto il treno di rotolamento.
Il vecchio vinile non si può incollare, ma per chiudere le due estremità bisogna fondere col calore due pin, dopo averli inseriti nei fori sull'altra estremità. Come è facile intuire, questo sistema è molto delicato e poco efficiente; spesso il cingolo, sottoposto a trazione per inserirlo sulle ruote, si spezzava e non c'era altro rimedio se non quello di inserire dei fili di rame e ritorcerli, cercando di nascondere l'accrocco con fango simulato.
Anche le vernici non aggrappano bene sul vinile e si staccano, e i solventi rischiano col tempo di intaccare il materiale che si spezza in altri punti.
Ovviamente i particolari sono molto meno dettagliati e precisi rispetto ad un kit moderno. Vincenzo ha parlato ad esempio dei due semplici spezzoni di tubo di gomma nera (vinile anche questo) che dovrebbero riprodurre le tubazioni rivestite con la tela d'amianto (credo..) poste per il collegamento tra i filtri dell'aria ed il motore. Queste avevano una trama molto caratteristica ed evidente; Tamiya ha poi corretto questo particolare nel nuovo kit del Tiger, rifatto del tutto nel 1989.
Mancano anche le reti metalliche di protezione sulle griglie di sfogo del calore, poste sui cofani del motore; quelle in fotoincisione disponibili oggi sono per kit successivi, dove Tamiya ha completamente corretto e rifatto questi particolari.
Mancano altri particolari evidenti come ad esempio i cordoni di saldatura, le ferritoie per i visori nella cupola del capocarro, gli attrezzi da lavoro sono troppo sottili e semplificati.... insomma, questo è ben lontano da un kit moderno, dove addirittura si riproducono particolari che spariranno alla vista una volta completato il montaggio!
Infine, non per fare il professore e criticare il bellissimo lavoro di Vincenzo, ma segnalo, per chi come Bonghy si volesse cimentare nel costruire un Tiger, che questi carri apparvero dopo la direttiva del febbraio 1942 (cito la data a memoria, ma più o meno il periodo é quello) che imponeva un colore giallo scuro come base, applicato in fabbrica.
Su un sito dedicato al Tiger hanno verificato che solo 4-5 esemplari vennero (probabilmente) dipinti in grigio panzer, forse per carenze nella fornitura di vernice gialla.
Purtroppo anche in questo il vecchio kit è inesatto, fornendo istruzioni che interpretano in modo errato le foto storiche.
Ripeto, non critico assolutamente Vincenzo, che penso abbia seguito le istruzioni del kit, ma fino a più recenti studi storici era abbastanza comune vedere modelli di carri tedeschi ambientati verso la fine della guerra e dipinti in panzergrau.
Ciao
Gianfranco
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