A dire il vero, l'assassino non fu il maggiordomo, e lo conoscete tutti:
IL videogioco...
Il primo vero grande successo commerciale fu l'Atari VCS 2600.
Fu commercializzato dal Natale 1977, e da subito vendette milioni di esemplari. Il videogioco era già entrato nelle case da almeno un paio d'anni, pur sporadicamente, con piccole produzioni, spesso semi amatoriali, di 'scatolette' già preparate con i piccoli basici giochi della prima ondata... che erano poi tutti cloni del noto 'Pong': una pallina, un pixel, che rimbalzava fra due stanghette.
L'Atari era ben altro: sofisticati controller di gioco a jostick, cassette intercambiabili e giochi, per l'epoca, 'incredibili'. I videogiochi al bar erano affermati da almeno un anno; gli 'Space invaders' nell'estate del 1977 avevano già fatto strage di mondi e monetine. L'Atari ne proponeva una versione assai fedele all'originale, ed a colori... la TV a colori in Italia divenne ufficiale dal settembre 1977, buoni ultimi in Europa, e collegarci un Atari era davvero uno status symbol.
Anche nei prezzi... le prime Atari costavano più di 300.000 lire nel 1978, e i giochi sulle 90-100... molti si ricorderanno benissimo che voleva dire.
In ogni caso, tralasciando il resto della storia, 'loro' erano arrivati.
Non li rinnego, io sono decisamente figlio di quel periodo.
In ogni caso... i nuovi giochi elettronici spazzarono via molte delle vecchie abitudini: troppo immediati, troppo accattivanti e troppo 'nuovi'.
Con grande piacere da parte di molte mamme, contente di non vedere i figli impiastricciare vestiti e tavoli di colla e colori, e di molti padri, preoccupati per la presunta stranezza di bimbi ed adolescenti che si rifugiavano, spesso solitari, nel loro angolino a costruire, silenziosi ed attenti come raramente nei momenti dedicati allo studio. I modellini iniziarono a scomparire dalle priorità dei giovani.
Non tutto deve sembrare negativo... viene sottovalutato il fatto che, soprattutto i videogiochi di quella generazione, erano adatti a giocare fra più amici, ergo immagino che le capacità di socializzazione in molti siano migliorate.
Comunque non fu certo solo l'Atari, e tutto quello che ne seguì le orme, dai videogiochi ai computer.
Si sottovaluta un'altra grande crisi. Già in costante crescita, il petrolio fece salti quantici in quegli anni: il polistirene dei ns modelli proviene ovviamente dalla lavorazione del petrolio e molte case non furono in grado di reggere gli aumenti esponenziali dei costi di produzione.
Altre motivazioni ? Le associazioni di genitori, che all'epoca stavano prendendo piede. Non è un mistero per nessuno che il modellismo, così come l'oramai agonizzante 'giocare con i soldatini', è sempre stato in sospetto di 'violenza guerrafondaia' per molte persone.
Svariate campagne, soprattutto nell'estremo nord europeo, portarono da molte parti al bando di tutto quanto potesse apparire pericolosamente diseducativo.
Il modellismo, perlomeno quello militare, ne soffrì non poco.
Le boxart, ad esempio.
Ricordate gli Airfix degli anni 60 e primi 70 ? Le boxart, spesso assai pregevoli ed evocative, raffiguranti scene di battaglia che sembravano saltar fuori da un numero di Super Eroica, furono pesantemente censurate... ed ecco che l'Aichi Val in richiamata dopo aver bombardato una portaerei americana si ritrova a volare da solo, così come lo Spit, non più accompagnato da un bf 109 in fiamme.
Le associazioni dei consumatori inoltre, sul mercato americano, obbligarono a stampare sulla boxart una semplice foto del prodotto finito 'esattamente da scatola', pur se dipinto. Si vide così un florilegio di boxart assai poco invitanti, spesso con modelli montati davvero in modo pedissequo.
Leggi cambiate col tempo, ma soltanto con il ritorno del modellismo come 'hobby per adulti'.
IIn ogni caso gli anni 80 furono una vera purga per le case produttrici, di cui parlerò brevemente marchio per marchio in futuro.
Salute e Latinum per tutti !
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