Ma che colla tappo verde!!!
Ingrati,vi sto facendo partecepi della mia vena di scrittore.
Eccovi un racconto ambientato durante la "Guerra dell'energia".
scritto sempre in corsia di ospedale questa notte...
Se vi piace bene altrimenti se lo trovate lassativo ditemelo che smetto subito.
ciao
ps qualcuno che lavori nelle scuole materne può spiegare a quel zuccone di pittarofranz cosa significa ucronico?
grazie
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IMBOSCATA
23 Luglio 2004 ore 04:00
Giungla Venezuelana.
Base avanzata SDAAM 26° RG Bersaglieri Castelfidardo Regio Esercito
Il briefing si svolse come di consueto in nella sala mensa della 101° Cp Lupi,l’unica cosa non consueta era l’orario: le 04:00 di una torrida giornata di Luglio
Specialisti di macchina,armieri e piloti mezzi assonati si sedettero nelle scomode sedie in plastica stampata come zombi alcuni con una tazza di caffè nero bollente in mano,altri,i più svegli, con il blocco degli appunti appoggiato alle ginocchia.
Nell’aria oltre all’odore di caffè aleggiava un gradevole sentore di dopobarba.
Malgrado tutto,anche se in piena zona di operazione, il nostro comandante: Capitano Michele Santoro coadiuvato dal suo aiutante Ten.Minzolini ci voleva sempre puliti nel corpo e nell’uniforme oltre che ben rasati e con il capello corto.
La cosa a me non dispiaceva,inoltre i potenti impianti di climatizzazione rendevano l’ambiente gradevolmente fresco e asciutto in pieno contrasto con il mondo esterno caldo,orribilmente umido e afoso e…particolarmente ostile.
Dopo gli formali saluti il capitano ci comunico la missione che dovevamo svolgere con estrema urgenza e precisione.
Il giorno prima verso le 15:00 una compagnia di carri Ariete di un reggimento di cavalleria inquadrato nella divisione Littorio, e in normale pattugliamento nei pressi di un giacimento di sabbie bitumose nell’ Orinoco, territorio saldamente controllato dal Regio Esercito, era stupidamente caduta in una tranello teso da una dozzina di MBT T-95 di produzione cinese con equipaggi venezuelani scarsamente addestrati.
Come sempre,benché la propaganda cercasse di non far divulgare la cosa,la cavalleria si era dimostrata inadeguata alle esigenze.
Un solo T-95 aveva attirato in una stretta strada urbana del villaggio dormitorio dove alloggiavano gli operai con le famiglie,la colonna di carri Ariete in esplorazione i quali,in cerca di gloria,pensando a un solo carro isolato si fecero infilzare uno a uno dai rimanenti T-95 nascosti nelle vie laterali dell’aglomerato urbano.
15 morti,8 feriti,7 carri distrutti, e 3 danneggiati oltre all’onta di una vergognosa ritirata.
Nessuna esplorazione preventiva,nessuna richiesta di velivoli UAV in ricognizione…
Il comandante di compagnia al comando dei carri: un certo F. D’Inzei venne rimandato in Italia a costruire modellini di carri a Gaeta,nel braccio dei sodomiti,ove sembra si trovi a suo agio.
Roma chiedeva vendetta,voleva quei T-95 ridotti in cenere
Come sempre a rimediare ai danni degli incompetenti venivano chiamati i bersaglieri.
Fu dato il via all’operazione “ambush” una tipica missione di routine “scova e distruggi” ma dotata di una particolare copertura politica.
25 Luglio 2004 ore 15:47
Dopo due giorni di perlustrazione e appostamenti nella giungla uno UAV sagittario della Regia aeronautica ma controllato dall’ OVRA ci comunico,dopo due ore di volo, l’esatta posizione della compagnia di T-95 venezuelana.
Distavano a soli 7 km da noi,in pieno territorio amico.
Probabilmente qualcosa ogni tanto sfuggiva ai nostri sistemi di sorveglianza.
Lanciammo i nostri 5 SDAAM attraverso la giungla correndo a 60 km orari.
Alberi, piante ,dossi e asperità varie venivano rilevati dai sensori e scansati,saltati oppure travolti quando veniva rilevata la densità e la durezza dell’ostacolo.
Alberi da 500 cm di diametro venivano semplicemente spezzati e schiantati dalla mole dei nostri Maciste .
Noi piloti dovevamo solo premere sull’acelleratore dei nostri formidabili strumenti da demolizione.
La conduzione di simili mezzi trasmetteva una sensazione di potere indescrivibile e un piacere quasi sessuale.
25 Luglio 2004 ore 16:05
Oramai da 10 minuti tenevamo d’occhio da 2000 metri di distanza i 12 T-95 venezuelani nuovi pacca e di un bel verde salvia
Il tenente Scevola al comando della squadra ci fece disporre a falange rovescia.
Io a sinistra e a estrema destra il sergente Spartaco eravamo le punte più avanzate e tra noi due più indietro di alcune centinaia di metri i rimanenti 3 SDAAM per un fronte di 800 metri circa.
Nei nostri monitor da 48 pollici,ben tre per cabina, a tecnologia led avevamo una panoramica completa dei carri nemici e di tutto ciò che li circondava.
I nostri sensori ci proiettavano nei monitor tutti i dati utili,e perfino i più inutili come la temperatura dell’acqua dei motori dei T-95.
Di loro sapevamo tutto,dove erano,come erano armati,se avevano il colpo in canna e se qualche membro dell’equipaggio aveva la febbre.
Loro all’inverso non sapevano nulla di noi,e nemmeno potevano immaginare, la nostra presenza.
I Maciste all’esterno erano freddi grazie ai polimeri e all’impianto climatizzatore che faceva scorrere plasma freddissimo intorno alle componenti calde della più colossale macchina da annientamento mobile mai prodotta dall’uomo.
Questa si andava ad aggiungere alla vernice radar assorbente e alla conformazione “fisica” degli SDAAM rendendoci invisibili ai radar e ai sensori del nemico.
Microtelecamere sparse per il corpo dello SDAAM ,poco più spesse di un capello proiettavano, le immagini dell’ambiente circostante sulle superfici dei Maciste rendendoli invisibili all’occhio umano.
Quindi un’altra impari missione di routine: scovato il nemico si procedeva alla sua totale demolizione.
“600 metri in avvicinamento,armi del nemico pronte al fuoco.”
dagli altoparlanti digitali si diffuse la voce del Sgt Spartaco,un ragazzone di Trastevere con due braccia grosse come querce una folta capigliatura riccia e una laurea in ingegneria quantistica in tasca.
L’esercito i suoi mezzi migliori non li affidava alle teste di rapa della cavalleria per questo a differenza di quest’ultimi i bersaglieri combattevano con gli SDAAM.
“500 metri in rapido avvicinamento,sistemi in pausa pronti al fuoco”
I dati comunicati da Spartaco li conoscevamo già ma sentirli ripetere e verificarli nei monitor ci dava sicurezza e ci faceva sentire meno soli dentro alle ampie cabine dei nostri SDAAM.
Molto bene pensai,ancora un po’ e Roma con lo stato maggiore dell’esercito avrebbe avuto la sua vendetta.
All’improvviso una spia rossa e un cicalino seguito da una seducente voce femminile si propago dagli auricolari comunicandoci una improvvisa quanto inaspettata anomalia a tutti e 5 gli SDAAM….
Luglio 2004 ore 16:36
“attenzione! Sistema di occultamento visivo compromesso”
Ormai da tre volte il messaggio si ripeteva agitandoci non poco,in quanto questo ci esponeva alla portata dei sistemi di puntamento ottici del nemico.
Anche se ampliamente resistenti ai colpi diretti da 120 mm dei T-95 non è che questi facessero ugualmente piacere.
Bene o male scardinavano i movimenti del mezzo mandando in tilt per alcuni secondi il sistema di piattaforme inerziali computerizzato che manteneva in equilibrio sui propri assi gli SDAMM.
Essere invisibili anche all’occhio umano era una cosa molto utile.
Tra questi attimi e il reset del sistema passavano 15 secondi in cui i Maciste potevano contare solo sulla loro protezione passiva per resistere al nemico senza poter rispondere al fuoco .
Questa loro “debolezza” era classificata ed di conseguenza era imperativo non farla conoscere al nemico,il quale avrebbe potuto organizzare attacchi coordinati con MBT rendendo problematica la sopravivenza del mezzo.
In pratica si temeva che facendo cadere un SDAAM a terra e avvicinandosi con le canne dei carri alla testa del mezzo (centro nevralgico) si potesse condurre una sorte di esecuzione con colpo di grazie al mezzo…dopo di che il tutto,come si sa, si nuclearizzava.
Per questo l’attuale dottrina di impiego impediva l’utilizzo di un solo Maciste in azione.
Almeno fino a che tale problema non venga risolto.
“la pioggia! Cazzo la pioggia”
Scevola stava urlando il suo disappunto al microfono.
Nessuno si era accorto dell’improvviso acquazzone tropicale,
La pioggia praticamente mandava in dispersione cromatica le immagini proiettate dalle microtelecamere sulle superfici bagnate degli SDAAM rendendoli visibili all’occhio umano e anzi ancor più nitidi grazie ai riflessi fluorescenti che emanavano.
“spegnete il sistema e ingaggiate il nemico ora!”
La voce di scevola non tradiva più ira ma una fredda determinazione omicida.
Il primo ad aprire il fuoco fui io con il fucilone a tiro rapido da 40 mm con proiettili esplosivi in uranio impoverito.
Colpii il carro di testa tra la torretta e lo scafo,il mezzo si immobilizzo di colpo.
Spartaco colpi invece il carro di fine colonna.
Nello stesso istante anche il nemico apri il fuoco,solo che loro vedevano solo me e lo SDAAM di Spartaco ma non i Maciste di Scevola,di Rabuffetti (detto Rabu) e di Comastri.
Il mio SDAAM Incasso un colpo da 120 mm in pieno petto,la corazza in uranio e polimeri assorbi l’energia del proiettili deformandosi ma ritornando in posizione subito dopo.
Le piattaforme inerziali funzionavano ancora.
Feci fuoco nuovamente,tre colpi in rapida successione,e un secondo T-95 esplose lanciando in aria la sua torretta che cadde sul muso del carro successivo,il quale venne annientato da Spartaco.
4 carri in 30 secondi,non male.
Intanto Scevola e Rabuffetti armati di artigliera da 120 mm a tiro rapido avanzarono obliterando un carro a testa,Comastri diede il suo contributo demolendo un povero T-95 con la sua Gatling da 40 mm.
Rimanevano 5 T-95 da eliminare.
Uno di essi usci dalla colonna dei carri in fiamme e sparo un colpo che colpi in pieno volto il mezzo di Comastri,giusto sul sensore optronico rosso flottante che distingue il muso degli SDAAM.
Il Maciste barcollò per un istante con le piattaforme inerziali ko.
La mancata reazione dello SDAAM e il suo momentaneo immobilismo non passarono inosservati ai rimanenti T-95,molto probabilmente i loro equipaggi non erano così inesperti, che colpirono nuovamente lo SDAAM in difficoltà
“ora lo sanno” disse Spartaco riferendosi al problemino dei Maciste.
“certo! Ma non andranno raccontarlo in giro” affermò Scevola.
“finiamo questa storia” aggiunse Rabuffetti.
Ci disponemmo a cerchio attorno allo SDAAM di Comastri.
Con lo scudo in Tungsteno di destra il mio Maciste assorbi un colpo diretto da 120 mm,non feci altro che abbassare la canna e giustiziare il carro che si trovava ad appena 50 metri davanti a me.
Rabu per chiudere in bellezza diede un calcio al carro successivo rovesciandolo e sparandogli un colpo da 120 in pancia.
Provai pietà per gli equipaggi dei T-95 che stavamo massacrando,potevo solo immaginare il terrore di sapersi alla merce di mostri meccanici come i nostro Maciste.
Una resa non sarebbe stata accettata.
Comastri con le piattaforme resettate sego in due un T-95 che tentava la fuga.
Spartaco e Scevola finirono il massacro demolendo gli ultimi due carri.
Luglio 2004 ore 16:42
In assetto di copertura reciproca e sotto l’incessante pioggia abbandonammo l’inferno che avevamo creato.
I 12 carri venezuelani stavano finendo di consumarsi lungo la strada sterrata che tagliava quel tratto di fitta giungla.
0 vittime civili,era una priorità questa per Roma e all’infuori di qualche albero abbattuto nessun bene immobile danneggiato.
Gli SDAAM intonsi e pronti al combattimento.
Un imboscata con i fiocchi,al Ministero della guerra potevano solo gioire.
Ma qualcuno nei piani alti non era ancora soddisfatto,c’erano dei perché da approfondire
Il nemico era spudoratamente entrato nel territorio controllato dalle forze italiane,mai successo con l’arrivo degli SDAAM, e i servizi segreti erano curiosi di sapere il perché.
Mentre noi ci allontanavamo dal luogo della demolizione quattro elicotteri da trasporto Cormorano dell’esercito sbarcavano una compagnia di fucilieri dell’ 8° bersaglieri con alcuni agenti dell’OVRA.
Fummo informati nei giorni successivi che avevamo eliminato una compagnia di T-95 cinesi ma con equipaggi sovietici.
Dentro ai carri furono scoperti sistemi di rilevazione dati e strumentazione elettronica di ultima generazione atta a crittografare questi dati e inviarli via satellite a destinazione sconosciuta.
In sintesi lo scontro con gli SDAAM era stato totalmente registrato,i parametri di funzionamento dei Maciste come velocità,potenza di fuoco,temperatura e sistemi di occultamento erano stati impacchettati e spediti molto probabilmente al KGB del Maresciallo Putin.
Anche il “piccolo” tallone d’ Achille degli SDAAM era ora noto al nemico.
Gli SDAAM rimanevano armi formidabili ed invincibili,ma come la storia insegna per ogni arma esiste la contromisura.
Sapevamo che era solo questione di tempo e che presto ci saremmo trovati qualche gatta da pelare.
ALENIA intanto era già al lavoro per eliminare questo possibile bug nel sistema computerizzato delle piattaforme inerziali.
Rimanemmo comunque con l’amaro in bocca: i sovietici sacrificando volontariamente dei valorosi e coraggiosi soldati avevano carpito dei dati interessanti sui nostri fantascientifici sistemi d’arma tanto efficaci quanto secretati.
La loro disperata imboscata era riuscita in pieno.
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Quote:
l'intelligente sa tanto,el saggio sa poco...el mona sa tutto.
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