Non si tratta solamente di gestire in maniera "manageriale" i musei militari, cosa che apprezzerei assai, specie dovo avere visto come gli inglesi gestiscono i loro.
Qua il punto - il nocciolo dell'affare - è un altro: si tratta, in pratica, di istituire una centrale di committenza, destinata a gestire la gran parte degli acquisti (beni e servizi) delle forze armate, ed alla gestione del patrimonio immobiliare (non la vendita che rimane al ministrero delle finanze
Sulla carta è presto per dire se le critiche dell'articolo siano fondate: alcune centrali di committenza hanno funzionato bene (Toscana energia, p.e.) altre meno (Consip).
Certo che è molto discutibile il mezzo utilizzato per una riforma così incisiva: alcuni commi della finanziaria, approvati a colpi di fiducia, delegando l'approvazione dello statuto ad un decreto del ministro della difesa
Quest'ultimo fatto mi pare davvero molto discutibile, sol che si consideri che nello statuto saranno previste le procedure e modalità di controllo, che saranno decise dal Ministro senza possibilità di intervento del Parlamento.
E se il Ministro dovesse introdurre limitazioni o deroghe ai poteri della Corte dei conti?
Altra cosa che non convince è il consiglio di amministrazione compsto da 8 membri nominati dal ministro senza altri vincoli o specificazioni: se è centrale di committenza non ha alcun momento politico-decisionale, ma solo tecnico, che ci stanno a fare gli 8 membri del cda? Meglio sarebbe stato prevedere che fosse costituito dai vertici delle varie forze armate, facendone un organo tecnico.
Così come previsto, nella migliore delle ipotesi, si tratta di otto stipendi inutili; nella peggiore lascio ai maligni ogni supposizione ...
Poi se lo stato riesce a ricavare qualche soldo dallo sfruttamento di stemmi, simboli ed altro, non mi lamento di sicuro, ma, ripeto, il nocciolo è un altro
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