Forum : Veicoli militari

Soggetto : Carri italiani in Sicilia durente l'operazione Husky

 Andrea Bertoni :

20/9/2015 20:38
 Cari, dopo un lungo periodo nel quale ho sempre seguito il forum da lettore, torno ad aprire un breve topic avente ad oggetto i nostri italici mezzi sul terreno siculo durante lo sbarco alleato del '43.
Dato che l'idea sarebbe quella di rimettersi a fare modellismo e dato che la mia dolce metà mi ha regalato un aerografo Iwata di qualità, penso sia giunto il momento di riaprire lo scaffale dei carri lasciati a metà.
Tra questi un semovente da 75/18 Zvezda ed un carro L3 della Bronco.
In relazione ad entrambi ho letto che essi vengono menzionati tra i mezzi presenti sul suolo siciliano alla data dello sbarco alleato, ma non ci sono notizie del loro impiego operativo.
Tra l'altro, proprio su questi schermi, ho ritrovato un topic di Mario Bentivoglio che chiedeva lumi sull'impiego del semovente da 75/18 in Sicilia, con risposte tuttavia negative, che portavano ad escludere il suo impiego contro le truppe alleate.
Però, se non sbaglio, da qualche parte avevo visto (qualche annetto fa) la foto (a colori) di un semovente da 75/18 colpito in Sicilia.
Mi ricordo male? Confondo con altro, forse con uno del Piscitelli?
Sull'impiego dell'L3 avete invece qualche informazione di prima mano?
Grazie a tutti.
Andrea

 Mario Bentivoglio :

20/9/2015 21:22
 Andreaaaaaaaaaa
:-)
che bello rileggerti !!!!
Sono contentissimo di leggere ancora un tuo post....e soprattutto...il fatto tu abbia maturato il proposito di riprendere il nostro hobby!
Spero di vedere qualche tua foto di un tuo lavoro a breve!
A presto allora
un salutone
ciaoo
mario
:-)

P.S. ...fai un salto a Novegro questo fine settimana?

 Mario Bentivoglio :

20/9/2015 21:26
 Ecco qua una bella foto di un semovente su scafo M 13\40 impiegato in Sicilia durante l'Operazione Husky :



Foto inserita a solo scopo informativo, non si intende violare alcun tipo di Copyright.

Spero ti possa essere utile.
Un salutone
ciaoo
mario

:-)

 Wanderer :

21/9/2015 00:00
 Ciao,
bellissima foto che non avevo mai visto, ma siamo scuri si tratti di un semovente o piuttosto non sia un carro comando, forse del 10° Raggruppamento Semoventi?

 Mario Bentivoglio :

21/9/2015 00:17
 
Quote:
Wanderer ha scritto: Ciao,
bellissima foto che non avevo mai visto, ma siamo scuri si tratti di un semovente o piuttosto non sia un carro comando, forse del 10° Raggruppamento Semoventi?

Ciao Enzo...bella e interessante domanda!
:-)
...onestamente ...non lo so ...io ricordo che me l'avevano inviata riferendosi ad un semovente...ma ...tutto è possibile...per l'amor di Dio !!!
:-D
...poi...io non essendo molto ferrato in materia...non posso confermare o smentire.

Vediamo se ci sono altri contributi da altri amici qua sul forum.
:-)

un salutone

mario
:-)
P.S. ...trovato niente per il mio Jag Tiger 186 Porsche? :-)

 Wanderer :

21/9/2015 12:16
 Ciao Mario,
me lo chiedevo perchè non riesco a vedere nella foto la bocca da fuoco, mentre sul fianco della casamatta è presente una sagome che ricorda quella del semovente da 90/53.
Credo che in questo reparto usassero dei carri comando su telai M.14.
Vediamo se qualcuno riesce a darci informazioni definitive sull'argomento,

 Mario Bentivoglio :

21/9/2015 12:22
 Alberto, Enzo....leggete qua sotto..l'ho trovato su una pagina di un gruppo su FB. Articolo di Mario Genco .
(postato a solo scopo informativo, non si intende violare alcun Copyright).

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da LA RITIRATA DEI FASCISTI LE ULTIME CANNONATE DELLA GUERRA IN SICILIA
L’ ultima cannonata la sparò l’ ultimo carro ancora in grado di farlo, il 6 agosto del 1943. Da una postazione non precisata sui Nebrodi, da cui insieme con i fanti della divisione Aosta e i tedeschi della 15ª divisione Panzergrenadier “Sizilien” cercavano di rallentare l’ avanzata verso Messina delle truppe del generale Patton. L’ ultimo colpo prima di essere annientato dallo sbarramento di controbatteria dei pezzi e dei carri armati americani. Avevano cominciato la battaglia in ventiquattro. Al terzo giorno di batL ‘ taglia si erano ridotti in quattordici; il 19 luglio, ne rimanevano dieci; l’ 11 agosto erano tre ma non più in grado di combattere. Gli ultimi due, dopo aver esaurito tutti i colpi, riuscirono ad arrivarea Messina al comando di un tenente subentrato al capitano morto in combattimento; uno dei mezzi si muoveva a stentoe l’ altro dovette essere trainato; erano poco più che rottami e fu deciso che non valessero la fatica di traghettarli in Calabria. Il comandante della batteria ucciso si chiamava Verona e per lui i tedeschi proposero la croce di ferro di prima classe alla memoria.

Imprevedibile riconoscimento da parte di un alleato che già considerava subalterne, e inaffidabili, tutte le truppe italiane “badogliane” ancora in grado di combattere. Era tutto ciò che rimaneva del 10° Raggruppamento semoventi, che era stato uno l’ unico reparto italiano dotato di mezzi moderni ed efficaci, tecnicamente alla pari con gli analoghi tedeschi e angloamericani. Il reparto, all’ inizio costituito per essere impiegato in funzione controcarro in Russia, era stato poi inviato in Sicilia, dov’ era arrivato il 17 dicembre del 1942. Articolato su tre Gruppi, ciascuno dei quali con due batterie con quattro cannoni semoventi ciascuna, il 10° Raggruppamento era comandato dal colonnello Bedogni ed era stato assegnato al XII Corpo d’ armata del generale Arisio dislocato nella Sicilia occidentale, fra Calatafimi, Salemi e Caltanissetta. I cannoni semoventi di cui era dotato, montati sullo scafo del carro armato M14, erano i modernissimi 90/53 costruiti dall’ Ansaldo e nelle intenzioni dello Stato maggiore il semovente avrebbe dovuto essere impiegato controi nuovissimi e terrificanti tank sovietici T34, contro i quali i pezzi controcarro dell’ Armir sembrava sparassero proiettili di burro tanto erano poco efficaci. Ma ormai, che andavaa fare in Russia? La ritirata dal Don, a dicembre era già una tragica rotta. Il 10° era appena arrivato in Sicilia che, nel gennaio 1943, fu passato in rassegna dal re Vittorio Emanuele III, in visita ispettiva. In una delle foto scattate per l’ occasione, il re passa davanti al reparto schierato a bordo di un’ auto scoperta e con folto seguito di generali: sul parafango destro dell’ auto regaleè visibile una vistosa ammaccatura, assente in un’ altra foto di pochi giorni precedente. Tutti i soldati schierati in armi davanti ai semoventi, hanno lo sguardo fisso verso il sovrano, tranne uno (il terzo da sinistra) che guarda sornione verso quel parafango ammaccato. Possibile che nemmeno per il re si fosse trovata, in tutto l’ autoparco della sesta Armata, un’ auto in perfetto ordine? E venne l’ alba del 10 luglio, con il mare davanti a Gela e Licata pieno di navi americane che rovesciavano tonnellate di proiettili sulle posizioni tenute dalla 207a divisione costiera e le sue poche artiglierie, che appena sparavano una salva erano individuate e messe fuori combattimento dagli incrociatori, che si erano avvicinati alla costa fino al limite del galleggiamento.

I reggimenti di Patton presero Licata e avanzarono verso Campobello. Gli otto semoventi del CLXII gruppo del 10° sono di rinforzo dal generale Ottorino Schreiber (italiano nonostante quel nome tedesco), veterano del fronte russo, e riescono a costituire una linea di difesa, in appoggio agli altri reparti che il giorno dopo tentano un contrattacco. L’ avanzata americana è, per il momento, contenuta: il gruppo ha perduto i suoi primi tre carri ma ha messo fuori combattimento non poche autoblindo e carri Sherman. I proiettili a carica cava dei cannoni da 90/53 perforano agevolmente i sessantacinque millimetri della corazzatura frontale dei carri armati americani, e anche quella da cento millimetri del più potente MkIII “Churchill” britannico. Comincia così la guerra del 10° Raggruppamento Semoventi. Ogni giorno, un carro in meno, mentre il generale Schreiber sposta combattendo la linea di difesa sempre più verso l’ interno. Accaniti combattimenti per Palma Montechiaro. Davanti a Naro, i semoventi riescono a impedire che i carri americani entrino in paese. Il 17 i reparti italiani ripiegano verso Leonforte. Il 18 gli americani superano Santa Caterina Villaermosa. «Alle ore 7 – scrive al Comando d’ Armata il generale Schreiber nella sua relazione sui combattimenti dall’ 11 al 21 luglio – l’ artiglieria nemica martella zone schieramento 90/53: il tiro si mantiene per tutto il giorno, particolarmente sensibili le perdite fra il personale dei pezzi 90/53, che però riescono a far indietreggiare su Santa Caterina autoblindo e carri arrivati a 1 km dalla Portella. Il 19, quattro pezzi colpiti sono resi inutilizzabili». Il 10° è ridotto a soli quattro semoventi e il 21 luglio è sciolto come reparto organico. L’ unica batteria superstite viene aggregata alla 15a “Sizilien” e continua a combattere sulle montagne dei Nebrodi e delle Caronie, fino a quell’ ultimo colpo, il 6 agosto. Alla fine, il bilancio del Raggruppamento fu: tre su sei comandanti di batteria uccisi, altri quattro ufficiali morti, due su tre comandanti di gruppo feriti, tredici ufficiali feriti, cinquanta soldati morti e centoventicinque feriti, più di venti decorati al valore fra morti e vivi; lo stendardo ebbe la medaglia d’ argento e il “privilegio” di essere citato nel Bollettino di guerra del 24 luglio, il giorno prima della destituzione di Mussolini. «Avrebbe dovuto essere d’ oro» commentò il generale Emilio Faldella, capo di Stato maggiore della 6a Armata, nel suo Lo sbarco e la difesa della Sicilia. Il generale Faldella aveva deciso di scrivere la ricostruzione dettagliata delle operazioni in Sicilia dopo aver sentito la domanda di un’ alta personalità militare che, in viaggio nell’ isola nei primi anni Cinquanta del secolo scorso, si era meravigliata di trovarci cimiteri di guerra italiani: «Sono morti soldati italiani in Sicilia?»». Faldella era trasecolato e aveva deciso che era tempo di scrivere la storia di quegli sconosciuti e diffamati trentotto giorni di battaglie, che dall’ una della notte del 10 luglio fino al 17 agosto avevano ucciso 4.678 soldati italiani. Tanti erano i caduti certificati, sepolti nei cimiteri militari ma era una contabilità incompleta: mancavano 36.072 dispersi. Erano stati tempi di coraggio ma anche di paura, di sbandamenti, qualche volta di viltà e diserzione, soprattutto di confusione: ma tutti quei soldati perduti non potevano essere liquidati come «forza assente» rintracciabile, prima o poi. Migliaia di loro erano morti: senza nome e senza corpo, sepolti a pezzi nelle fosse comuni, sciolti nell’ aria dalle granate, impastati alla terra dall’ arroventata estate siciliana.
MARIO GENCO



Cosa ne pensate?
un salutone
ciao
mario
:-)

 Andrea Bertoni :

21/9/2015 13:51
 Il carro in foto faceva parte del X raggruppamento corazzato ed operava in Sicilia in supporto dei semoventi da 90/53.
Andrea
p.s. Mariuccio, salvo sole lavorative dell'ultima ora, dovrei venire sabato a Novegro (non so ancora se mattino o pomeriggio, tendenzialmente più pomeriggio)

 Mario Bentivoglio :

21/9/2015 14:04
 
Quote:
Andrea Bertoni ha scritto: Il carro in foto faceva parte del X raggruppamento corazzato ed operava in Sicilia in supporto dei semoventi da 90/53. Andrea p.s. Mariuccio, salvo sole lavorative dell'ultima ora, dovrei venire sabato a Novegro (non so ancora se mattino o pomeriggio, tendenzialmente più pomeriggio)


...ti aspetto allora!
;-)

 Mario Bentivoglio :

21/9/2015 14:05
 ...dimenticavo..confermi che il carro nella foto è un semovente?

 Pierantonio :

21/9/2015 17:14
 Innanzitutto la foto è stampata invertita destra/sinistra perché sul lato sinistro i carri serie M13/M14 avevano il portello d'accesso che qui manca. Inoltre si vede bene la protuberanza della casamatta della binata anteriore e la coppia di rulli di scorta che stavano a destra e non a sinistra come qui sembrerebbe.

Il carro è un carro comando della prima serie ancora dotato della binata Breda 38, poi sostituita con la monocanna Breda 31 da 13,2 mm.
Si vede bene anche uno dei due portelli a ribaltamento laterale e questo esclude che possa trattarsi di un carro con torretta enucleata.
Per questo caratteristica, oltre ai parafanghi lunghi, sono del parere si tratti di uno scafo M13/40 e non di un M14/41.
Il distintivo è quello del 10° Raggruppamento Controcarri equipaggiato con i semoventi M41 da 90/53.
Il carro comando è ricavabile da modello Italeri o Tamiya e loro cloni e derivati. Se usi l'Italeri o i suoi derivati la piastra con i portelli superiori va sostituita dato che quella del kit serviva solo a far risparmiare lo stampo utilizzando i portelli della torretta.
Ciao
Pierantonio

 alcione :

21/9/2015 19:53
 Ad integrazione di quanto già detto :
10 ^ Raggruppamento artiglieria c.c. da 90/53
al c.do del col. U. Bedogni -Sicilia 15/12/1942 -
Raggruppamento su c.do e 3 Gruppi a. c.c. :
CLXI Gruppo ( simbolo non noto )
CLXII Gruppo ( simbolo su scudo " Quadrifoglio")
CLXIII Gruppo ( .......... " sagoma Semovente")
Il carro c.do raffigurato appartiene al CLXIII Gruppo
a. c.c.
regi saluti,
Francesco :-)

 Nicola Del Bono :

21/9/2015 22:47
 
Quote:
Mario Bentivoglio ha scritto: ...dimenticavo..confermi che il carro nella foto è un semovente?


oh Marione...e ne hai pure costruito uno molto bello (con conversione Model Victoria)..ma se non ha il cannone..come fa ad essere un semovente !? ;-) :-)...dalle binate (e daglli altri dettagli menzionati prima) si vede che è un carro comando su scafo M13 (ma con parafanghi lunghi modanati, eventualmente retrofittati...)...

da quanto so /ho letto in sicilia c'erano anche pochi semoventi da 75 18 (una decina se non ricordo male)..ma privi di equipaggio e quindi non utilizzati...sempre che alla bisogna (e complice l'antica arte di arrangiarsi italica) qualcuno non lo sia stato in maneira sporadica;ma non ho mai letto/saputo di indicazioni in tal senso...

PS bentornato Andrea!

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