Ecco il risultato di una ennesima notte in corsia d'ospedale. Spero sia di gradimento ai miei due (dicasi due) lettori rimasti. Normal 0 14 false false false IT X-NONE X-NONE /* Style Definitions */ table.MsoNormalTable {mso-style-name:"Tabella normale"; mso-tstyle-rowband-size:0; mso-tstyle-colband-size:0; mso-style-noshow:yes; mso-style-priority:99; mso-style-qformat:yes; mso-style-parent:""; mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-para-margin:0cm; mso-para-margin-bottom:.0001pt; mso-pagination:none; text-autospace:ideograph-other; font-size:11.0pt; font-family:"Calibri","sans-serif"; mso-ascii-font-family:Calibri; mso-ascii-theme-font:minor-latin; mso-fareast-font-family:"Times New Roman"; mso-fareast-theme-font:minor-fareast; mso-hansi-font-family:Calibri; mso-hansi-theme-font:minor-latin; mso-bidi-font-family:"Times New Roman"; mso-bidi-theme-font:minor-bidi;} Prima perdita. Erano passati 7 mesi dalla brutta esperienza con il cecchino venezuelano. Ogni tanto lo ricordavo e il suo volto rilassato nella morte ,benchè violenta, non mi abbandonava. Non era un pensiero carico di rimorso o triste ,meglio lui che me, ma semplicemente era dovuto al fatto che si trattava del primo uomo che vedevo in faccia mentre lo uccidevo. Ero rimasto un po’ impressionato,una madre,magari battona per carità, che lo piangeva l’aveva pure lui. Sapevo di averne uccisi molti altri; dentro ai carri,agli elicotteri,agli aerei o ai bunker o semplicemente schiacciati sotto al mio SDAAM senza neppure essermene accorto. La cosa non mi turbava ma mi faceva riflettere sulla estrema facilità con cui si perde la vita nel nostro mestiere...un pensiero premonitore Ero stato a casa un mese in licenza e 5 mesi all'isola di Sant'Andrea,sede dei lagunari in mezzo alla laguna veneta a collaudare i nuovi SDAAM anfibi per le truppe da sbarco al largo del lido; ragazze,la mia moto,la mia auto d'epoca; una meravigliosa Porsche 356 Speedster del 56, a casa alle 17:00 finito il servizio e subito a Jesolo dopo trenta minuti a far baldoria...mi ero abituato bene considerando che l'esercito pagava pure bene. Il ritorno in Venezuela fu un po' deprimente ma ritrovare i miei compagni d'arme e ricominciare l'azione fu un buon diversivo inoltre questo fine settimana l'avrei passato con Rabu e Spartaco a Miami in Florida. Un Alenia A-400 ci avrebbe portato in poco tempo insieme ad altri militari italiani e francesi in quella cosmopolita e spassosa città. Dopo le bionde con cui mi ero divertito a Jesolo un paio di bellezze cubane non avrebbe guastato. Un altra cosa inoltre mi riempiva di gioia: su mia indicazione erano stati montati dei wc chimici dietro al sedile di pilotaggio dei Maciste... Stavo assorto in questi variegati pensieri mentre osservavo lo specialista intento a dipingere sul scudo del mio SDAAM,giusto sotto la matricola del Regio Esercito, le sagome di due T-80 e di un Mil-24 Hind venezuelani. Il mio bottino della settimana scorsa. Non male,le sagome dei vari successi cominciavano a diventare molto numerose,sommate a quelle del resto della compagnia LUPI rappresentavano la dotazione di un piccolo esercito. Nemmeno mi accorsi del suo arrivo,il capitano Scevola non mi saluto,era teso oltre che cupo in volto.. “Sergente,raggiungimi in tenuta da combattimento alla elisuperficie,è successo un pasticcio e dobbiamo andare nella giungla a verificare” Non aggiunse altro e si allontano senza nemmeno indicarmi un'ora precisa. Guardai l'orologio,erano le 10:25 di una soleggiata mattina di Marzo 2005. Alle 10:46 stavo davanti a un fiammante NH-90 dell'aviazione leggera del Regio Esercito. Di un verde scuro con insegne di nazionalità e codici militari neri a bassa visibilità sul colore di base l'elicottero emanava una inquietante sensazione di potenza aliena. Due soldati stavano ai lati dei portelloni con i volti nascosti dal casco e dagli occhialoni amplificando questa mia sensazione. Mi salutarono mentre preparavano le gatling calibro 12 per la missione. Io indossavo una mimetica da giungla tigrata,il giubbotto antiproiettile in kevlar e l'elmetto con il piumetto da bersagliere,un paio di Ray ban dono di una donna pilota di Fiat\Alenia G-95 STV della Regia Marina , fucile SC-70,Beretta 92 e coltello shar;vestito per uccidere come si suol dire. Prevedendo caldo e umido misi un asciugamano verde bagnato intorno al collo sia per il sudore sia per le sempre presenti zanzare...inoltre faceva molto Vietnam come ricordo quando ero ragazzino nei film di cine città dove il grande Ugo Tognazzi interpretava un collonello delle forze speciali del Regio Esercito impegnato a difendere i vietnamiti buoni dai terribili vietnamiti comunisti. Arrivo una Defender da dove scesero il Capitano e Rabu. Salimmo senza parlare sull'elicottero,Rabu mi rivolse uno sguardo interrogativo a cuì risposi con una alzata di spalle. Il velivolo si librò agile leggero sopra la giungla. Scevola sporse a me e a Rabu due monitor palmare Tatticalcom della Olivetti. Poco più grandi di una agenda contenevano dati e parametri delle missioni in corso,passate e future. Il comando le teneva sempre aggiornate e noi le scaricavamo via bluetootht nei computer di missione dei nostri Maciste visionandoli poi nelle schermate tattiche dentro alla nostra cabina. “Ragazzi”,esordì Scevola, “quello che vedete è la missione che lo SDAAM Tango 3 della 102° compagnia Tigre stava svolgendo!” Guardammo i monitor. Una banale missione di pattugliamento vicino ai soliti pozzi di estrazione. Nella giungla non esisteva nulla di interessante all'infuori delle bellezze naturali e dei...pozzi di estrazione. L'aerea di pattugliamento si estendeva per 25 Km a sud est di Nueva Caracas. In piena giungla ma con all'interno i famigerati e bersagliati pozzi. L'area distava 50 Km dalla nostra base. Continuai a far scorrere le pagine sul monitor. Telemetria e dati trasmessi via satellite mostravano il percorso dello SDAAM fino a 6 ore dall'inizio missione e ai già conosciuti 50 Km circa di distanza dalla base...poi più nulla per altre 4 ore fino alle 08:20 di mattino di oggi 22 Marzo 2005. Guardammo Scevola ammutoliti,il puntino rosso lampeggiante sul monitor sapevano cosa rappresentava. “Come sapete Alenia ha messo rimedio al problema delle piattaforme inerziali troppo sensibili dei nostri SDAAM permettendoci l'impiego di un solo SDAAM per missione”. Scevola si riferiva alla questione delle piattaforme inerziali computerizzate che andavano in tilt a causa di colpi ben mirati,generalmente alla testa, di grosso calibro contro i nostri Maciste. Queste causavano un blocco del mezzo per 15 secondi fino a che non si resettava tutto in automatico.. Si temeva che il nemico scoprendo questo tallone d'Achille e coordinando fuoco multiplo ripetuto potesse mettere in seria difficoltà uno SDAAM fino a fargli perdere il controllo e la stabilità degli assi di movimento e equilibrio facendolo cadere. Questa particolarità negativa imponeva a scopo cautelativo l'impiego di SDAAM in più unità per ogni singola missione. Questo fino a solo due mesi fa. Non solo il wc chimico era stato aggiunto ai nostri Maciste. Ora disponevamo di nuove piattaforme inerziali meno meccatroniche ma più elettroniche e computerizzate. Praticamente leveraggi,molle e dischi rotanti bilanciati erano stati eliminati grazie a un nuovo software quantistico che comandava i motori in assetto costante anche sotto il fuoco nemico. Grazie alla nuova tecnologia si aprivano nuove dottrine d'impiego per i nostri robot antropomorfi svincolandoli dall'operare in più soggetti risparmiando così ore di funzionamento e allontanando le date dalle grosse e costose revisioni. Almeno si pensava fino ad oggi. “ a un certo punto non si è avuto più notizie dello SDAAM in pattugliamento,sia strumentale tramite satellite e telemetria sia via radio. Abbiamo rotto le comunicazioni per metterci in contatto con Tango 3 (codice identificativo delllo SDAAM in questione) ma l'unica risposta ricevuta è stata il radiofaro di recupero,che come sapete si attiva dopo un certo periodo di inutilizzo del mezzo,generalmente 3 ore se il pilota non lo disattiva.” Scevola fece un gesto di pausa con la mano,estrasse una boraccia e bevve un lungo sorso d'acqua. Poi riprese a parlare con noi tramite l'intercom dell' NH-90. “ è stata mandata una unità di ricognizione veloce” bersaglieri dotati di potenti moto da enduro Cagiva. Scevola tacque per alcuni istanti,quasi pesassero una tonnellata le sue seguenti parole. “Hanno raggiunto il punto dove si ripete il segnale e hanno trovato Tango 3 completamente distrutto e il pilota morto seduto al suo posto di pilotaggio” Calò un silenzio di tomba,nemmeno il flappeggio dell'elicottero udivo più. Dopo un po' mi destai dalla sorta di incantesimo in cui ero caduto e posi una domanda la cui risposta ,se volevo, l'avrei trovata anche sul palmare ma non avevo voglia di andare a sfogliare i fogli virtuali,volevo sentire il nome da una voce umana. “chi era il pilota” Dopo due secondi il capitano fissandomi negli occhi mi rispose. “ il sottotenente Enzo Bossi” “Grazie” fu l'unica cosa che dissi e mi appoggiai al schienale del sedile mentre l'elicottero procedeva ora in volo tattico. Una routine di volo impiegata in avvicinamento alla zona calda che i piloti non abbandonavano mai. Il nome mi era noto,conoscevo il Sten. Bossi. Figlio di Alberto,potente gerarca fascista lombardo detestato dai suoi parigrado meridionali per vie di certe sue affermazioni sull'impegno militare ,e non solo, delle popolazioni del sud Italia. Fautore inoltre della proposta di spostare la capitale d'Italia da Roma a Milano. Per fortuna l'idea bislacca non trovo mai terreno fertile ma contribui alla sua fama di difensore dell'Italia del nord trovando l'appoggio di molti cittadini dell'impero che vedevano in Roma soltanto una entità usurpatrice dei propri beni. Mussolini non avrebbe mai permesso una simile forma di divisione nazionale,anche se solo come concetto astratto di certo non fisico. Ma il nuovo corso democratico intrapreso dai tre duce succeduti a Mussolini avevano lasciato spazio anche a questo. Il povero Enzo lo conobbi a Sant'Andrea durante i 5 mesi di addestramento con gli SDAAM anfibi. Era un tipo tranquillo,socievole ma non troppo sveglio. Secondo molti inadeguato anche fisicamente,essendo una mezza sega,all'impiego con gli SDAAM. Grazie a papi era l'unico a sfoggiare i gradi di sottotenente avuti non di certo per meriti di combattimento. Durante una lite con un altro pilota,con il suo SDAAM aveva urtato un altro mezzo con una manovra bislacca accusando il pilota dell'altro SDAAM di aver sbagliato mentre era lampante il contrario, le stava quasi per buscare ma vista la malparata davanti a tutti minacciò di telefonare a papi che conosceva molti generali dell'esercito. Questo lo alieno dalla nostra vita sociale di caserma ma per lui non era un problema in quanto un turno in Venezuela con gli SDAAM lo avrebbe proiettato in una folgorante carriera politica nella regione Lombardia e dopo anche oltre. L'esercito e gli SDAAM erano solo un mezzo per raggiungere gli scopi prefissati dal padre di cui lui era succube. Per questo faceva anche un po' di pena. Risi tra me e me ricordando quella volta che in piena laguna alle bocche di porto di Chioggia riusci a mettere in crisi il suo SDAAM avvolgendogli attorno centinaia di metri di reti da pesca. Furono necessari l'aiuto di due altri SDAAM e di un grosso pontone di recupero per riuscire a liberarlo dopo 6 ore di estenuante e delicato lavoro. Quel giorno tutti ci aspettavamo una colossale lavata di testa al povero Enzo. Ma grazie a una telefonata del famoso papi ricevette invece un particolare encomio per avere scoperto e segnalato un problema nell'impiego degli SDAAM in zone di pesca. L'unica cosa negativa che ebbe a suo carico per l'episodio fu il sopranome che noi votammo all’unanimità: “TROTA”. Ora qualcuno doveva spiegare al suo potente papi come era morto il povero trota... L'elicottero smise le acrobazie del volo tattico e su richiesta del capitano Scevola sorvolò un paio di volte lentamente l'area di operazione. C'erano fermi a terra altri due NH-90. Dei potenti caterpillar con cabina corazzata avevano spianato una zona per l'atterraggio degli elicotteri. Due grossi camion con pianale a rimorchio erano fermi in un spiazzo della radura, dovevano aver trasportato fin lì i caterpillar. C'era pure un camion ancor più grande e con il pianale più lungo dei precedenti,lo riconobbi subito. Era uno di quei Astra utilizzati per il trasporto degli SDAMM. Lì avevo visti sbarcare a all'aeroporto di Caracas i con i nostri Maciste stesi sul pianale dai giganteschi C-5 Galassia della Regia Aeronautica. Notai i bersaglieri sparsi a raggio in assetto di copertura. Erano presenti inoltre due trasporti truppa della cavalleria. E infine vidi seminascosta dagli alberi la sagoma di uno SDAAM steso a terra sulla schiena e senza testa,sembrava un giocattolo rotto da un bambino capriccioso e poi gettato via. Scendemmo vicino agli NH-90. Due alti ufficiali dell’ OVRA stavano confabulando tra loro, uno dei due era particolarmente agitato e gesticolava animatamente. L'altro era immobile e impassibile,sembrava molto preoccupato. Ci avvicinammo,i due non ci salutarono ma ci chiesero di seguirli,volevano un nostro parere e in fretta. Camminammo per un centinaio di metri e raggiungemmo un incrocio di strade di terra battuta. In una curva dell'incrocio vidi quello che pensavo di non vedere mai. La testa dello SDAAM giaceva lì decapitata sotto a una palma. “ Vorremo il vostro parere e capire cosa l'ha staccata così brutalmente dal corpo” esordì l'ufficiale che prima gesticolava animatamente. “ è molto importante” aggiunse l'altro più seraficamente. “il corpo dello SDAAM per il momento non può essere visionato,i tecnici stanno finendo ora di mettere in sicurezza il reattore nucleare,per fortuna è integro e non ci sono perdite di materiale radioattivo” Io Rabufetti e il capitano rispondemmo con un signorsi molto blando. Nessuno dei presenti parlava molto,anche l'ufficiale agitato si era calmato,tutti si rendevano conto di cosa significasse tutto questo. Quella che veniva considerata la macchina bellica definitiva,che ci aveva permesso fino ad ora di combattere in netta superiorità e che ci garantiva l’iniziativa uscendone sempre vincitori e di indurre l'avversario sulla difensiva era stata battuta e cosa ancor più grave non si sapeva ancora come. Anche i suoi più feroci detrattori erano stati messi a tacere. Si criticava che costasse come una fregata lanciamissili della Marina o come uno stormo di F-35 o una brigata di carri Ariete. Ma aveva dimostrato di valere molto di più,solo che ora tutto sarebbe stato messo nuovamente in discussione. Mi tolsi il fucile dalla spalla e lo appoggiai a terra e mi misi ad osservare bene la testa da 15 tonnellate dello SDAAM Era appoggiata su un fianco tutti i portelli di ispezione corazzati erano saltati mettendo a nudo i gangli meccatronici che ne permettevano il funzionamento e facendoli uscire dalle proprie sedi. Il spesso vetro in polimeri trasparente blindato che proteggeva il sensore optronico flottante era spezzato. Il sensore stesso era spento,privo di quella luce fluorescente arancio che lo rendeva vivo,quasi organico. La vernice radar assorbente verde scuro era bruciacchiata in più zone. La demolizione proseguiva scendendo con lo sguardo verso quello che era virtualmente il naso con il mento. La UTA (unità trattamento aria ) che forniva aria depurata e incontaminata sia al pilota che alle esigenze di funzionamento del mezzo era completamente schiacciata e divelta. Considerando che era in corazza multistrato la cosa appariva molto inquietante. Le saracinesche di regolazione del flusso d'aria erano divelte e mezze fuse. Il grosso giunto in acciaio rivestito in uranio impoverito che collegava il collo al corpo e ella testa permettendo il movimento grazie a snodi cardanici era spezzato di brutto. Non era nè bruciato nè storto semplicemente spezzato. Nulla al mondo aveva così tanta forza da tranciarlo di netto in quel modo. “é stata una esecuzione mormorai cupamente” “come dice sergente?” a parlare fu l'ufficiale,quello più quieto. “ Signore penso che una arma di grosso,grossissimo calibro e potenza sia stata appoggiata alla base del collo frontalmente allo SDAAM a distanza ravvicinata eppoi attivata Una sorta di esecuzione”. “cosa te lo fa supporre figliolo” aggiunse l'altro alto ufficiale. “ Il stacco netto del collo,la UTA distrutta,le bruciature esterne,tutto fa pensare a una grossa esplosione concentrata ma ravvicinata. Un proiettile molto pesante scagliato con estrema energia da molto vicino” Un brivido freddo mi percorse la schiena e per un attimo provai una paura subdola e ingovernabile,sapevo il perchè di questa paura; puro spirito di conservazione. “colonello posso esprimere un parere sulla attuale situazione tattica?” chiesi un po' timidamente. “Parla pure” “ signore la cosa che ha distrutto questo SDAAM potrebbe essere qui intorno in attesa,con il cadavere dello SDAAM ha creato il formaggio e noi siamo i topolini” stetti ad osservare la loro reazione,notai una ombra di preoccupazione nell'ufficiale più flemmatico. L'altro era semplicemente impallidito. Rincarai la dose ora che avevo la loro attenzione. “guadatevi intorno: siamo lontani dalla base,non abbiamo pedine pesanti esclusi i due Caterpillar che però non sono armati. Disponiamo solo di due Dardo con cannoncino da 20 mm e di un pugno di bersaglieri armati del solo fucile d'assalto,siamo un ricco boccone per la cosa che ha fatto questo” Un capitano lì presente senza attendere ordini ordinò ai due Dardo di allontanarsi e di iniziare una esplorazione nell'area circostante invitando gli equipaggi a comunicatore ogni movimento sospetto. Un Maggiore fece muovere i bersaglieri sparsi nella zona incitandoli a mettersi in copertura e ad allargarsi nei fianchi stando sempre in contatto visivo. Ai due caterpillar venne chiesto di cominciare a spingere il corpo apparentemente intatto dello SDAAM sul pianale dell' Astra . I tre NH-90 furono mandati in volo di ricognizione lontano dal punto zero. Scevola chiamò via radio crittografando il messaggio due SDAAM operanti a circa 20 Km dalla nostra posizione invitandoli ad avvicinarsi al nostro punto tenendo i sensori in massima apertura e gli occhi bene aperti. Il colonello flemmatico intanto chiese e ottenne appoggio aereo da un paio di STOVL FIAT G-95 in volo nella zona. Due A-129 Mangusta intanto giunsero in volo da Nueva Caracas. Cominciammo a sentirci tutti più sicuri. Ci scansammo per lasciare libertà di movimento ai due Dardo della cavalleria in marcia e fu allora che la vidi. “Capitano” chiamai. Ma il tono della mia voce mise in allarme tutti e si avvicinarono per osservare anche loro cosa aveva attratto la mia attenzione. Era lunga 5 metri larga 3 e profonda 16 centimetri e pur se parzialmente cancellata dai cingoli dei Dardo della cavalleria,stupidamente parcheggiatesi sopra,era indiscutibilmente l'impronta di un pesante piede antropomorfo. Il problema grave,e che ci fece ammutolire, tutti era che non si trattava dell'impronta di un nostro SDAAM... Guardai a destra un po' depresso,attirato da dei movimenti poco distante. Due soldati stavano caricando il cadavere di Enzo Bossi,rinchiuso dentro un a un sacco nero di plastica,in un NH-90 fatto atterrare da poco. Pensai amaramente che ora suo padre avrebbe saputo come ,e da chi, era stato ucciso suo figlio. Ecco una immagine da archivio della prima perdita in azione di uno SDAAM . Una pattuglia di esploratori ha appena trovato in piena giungla i rottami dello SDAAM disperso . Foto postata a solo scopo esemplificativo.
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