Forum : Giappone

Soggetto : In guerra con la Russia

 Clausewitz :

16/9/2009 22:39
  

Come abbiamo visto, il Giappone era uscito vittorioso dalla guerra con la Cina, ma aveva mancato il suo obiettivo politico. Le altre potenze non avevano riconosciuto il nuovo arrivato come uno dei loro, anzi, si erano impossessati a suo dispetto della Manciuria. In particolare la Russia si era dimostrata particolarmente prepotente, prendendosi il controllo di Port Arthur (l’odierna Luschun, in Cina), un porto strategico sul Pacifico settentrionale.


 

I Giapponesi non poterono fare altro che avviare una lunga ed estenuante trattativa diplomatica con i russi, senza peraltro sortire alcun effetto. Nel frattempo però l’Impero del Sol Levante continuava ad armarsi e a potenziare le sue forze armate, comprando dagli inglesi (e anche da noi italiani) altre nuovissime navi da guerra e potenziando la cantieristica navale nazionale.


 

È nel 1904 che il Giappone, il 6 febbraio, lancia un ultimatum alla Russia. Il giorno 8, senza dichiarazione di guerra formale, la flotta giapponese, al comando dell’ammiraglio Heihachiro Togo lancia un attacco a sorpresa con delle torpediniere alla flotta russa ancorata a Port Arthur, danneggiando gravemente due corazzate russe.


 

Il giorno dopo cominciava la battaglia di Port Arthur subito andata in situazione di stallo: le navi giapponesi non potevano avvicinarsi alla costa, perché così si sarebbero esposte al tiro della batterie costiere russe, intanto le navi russe non potevano uscire dal porto perché si sarebbero ritrovare in minoranza numerica rispetto ai vascelli giapponesi e fuori dalla copertura dell’artiglieria costiera.

Tuttavia, i russi tentarono ugualmente di uscire, ma la sortita causò la perdita di due delle loro corazzate e la morte del comandante della flotta del Pacifico, ammiraglio Makarov.

La battaglia di Port Arthur continuò per mesi, con uno stillicidio di navi e uomini da entrambe le parti, e con l’uso, per la prima volta, delle mine marittime, non solo per difendere un porto, ma anche in chiave offensiva, da parte dei giapponesi, per impedire alle navi russe di uscire.

Per sbloccare la situazione, i giapponesi organizzarono uno sbarco alle spalle di Port Arthur, per neutralizzare le batterie costiere da terra e prendere la città.

Anche qui i combattimenti proseguirono per mesi, con perdite spaventose da parte di entrambe le parti, specialmente tra le fila degli attaccanti, i giapponesi. Le scene della battaglia di Port Arthur sono tristemente anticipatrici di quanto avverrà in Europa, dieci anni dopo: enormi unità impegnate in sanguinosi assalti frontali, lotte in trincea, con coltelli e bombe a mano, camminamenti, cecchini e tutto il sinistro armamentario che a noi è familiare per aver letto di Verdun e dell’Isonzo.

Alla fine Port Arthur cade, il 2 gennaio 1905. Ci sono voluti 11 mesi di lotta.

A questo punto i giapponesi si muovono verso la capitale della Manciuria, Mukden (l’odierna Shenyang, sì, proprio dove oggi fabbricano gli omonimi aerei da caccia).


 

Tsushima


 

Nel frattempo, i russi, nell’agosto del 1904 avevano studiato una mossa disperata: per liberare la flotta del Pacifico, bloccata a Port Arthur, diedero ordine alla flotta del Baltico, al comando dell’ammiraglio Rozestvenskij, di raggiungere il pacifico nord-orientale, per liberare il porto russo assediato.


 

La flotta russa del Baltico era formata da circa cinquanta navi, che Rozestvenskij divise in due parti: una raggiunse l’oceano Indiano passando dal canale di Suez, mentre la seconda squadra avrebbe circumnavigato l’Africa.


 

Dopo la riunione delle due squadre al largo del Madagascar, la flotta avrebbe continuato verso il suo lontano obiettivo.

Nel mezzo della traversata, però, giunse la notizia della caduta di Port Arthur: a Rozestvenskij non restava altro che proseguire il viaggio, questa volta verso l’altro porto russo sul Pacifico, Vladivostok.


 

Tutto questo non era sfuggito ai giapponesi, anche perché i russi non avevano fatto mistero con nessuno delle loro intenzioni e tutto il mondo sapeva che una flotta russa era in viaggio verso l’Asia.

Togo aveva così organizzato un servizio di navi veloci per la ricognizione e così, la notte fra il 27 e il 28 maggio 2005 le navi russe furono avvistate nello stretto di Tsushima fra Giappone e Corea del Sud.


 

Senza starci a dilungare troppo sulle manovre della battaglia che divampò, consideriamo per un momento le condizioni delle due flotte: la flotta russa era reduce da una traversata di nove mesi: i suoi scafi erano appesantiti dalla salsedine e dalle incrostazioni marine. Le macchine erano usurate e così gli equipaggi, stanchi e col morale indebolito da mesi di traversata e dalle notizie sulla rivoluzione del 1905, che nel frattempo era scoppiata in Russia. Inoltre, per non usurare i cannoni, i marinai russi non si erano più esercitati al tiro da mesi. Le navi russe avevano dispositivi di tiro vecchi e poco precisi, le granate russe erano di ghisa e si fracassavano sull’opera morta delle navi nemiche; queste granate erano inoltre caricate a polvere nera.

La flotta giapponese era formata da navi nuovissime, appena comprate in Gran Bretagna e in Italia, con equipaggi dal morale alto e ben addestrati. I proiettili dei cannoni giapponesi erano in acciaio, con un alto potere di penetrazione nell’opera viva di una nave e caricati con un potente esplosivo. I dispositivi di tiro erano i più moderni dell’epoca.

Tutti questi fattori determinarono l’esito dello scontro. Alla sera del 28 maggio, tutte le corazzate della flotta russa del Baltico erano in fondo al Pacifico o catturate e Rozestvenskij era ferito gravemente e prigioniero dei giapponesi.


 

La battaglia di Tsushima fu una svolta nella tecnologia navale militare: nello scontro – osservarono i tecnici – non furono praticamente usate né le torpediniere né le artiglierie secondarie delle navi. Tutte le navi russe furono impegnate dal tiro a lunga distanza dei cannoni principali delle navi giapponesi. Questo diede l’avvio per la concezione e la costruzione delle famose corazzate Dreadnought, fornite di batterie di cannoni di grosso calibro su torri girevoli.


 

La fine della guerra


 

All’indomani di Tsushima i due contendenti erano entrambi stremati: i giapponesi avevano speso tantissimi soldi nella guerra e avevano subito forti perdite fra l’esercito.

I russi avevano perso tutte le loro flotte ma erano in grado di rimpiazzare velocemente le perdite terrestri grazie alla riserva del loro enorme esercito. Ma i loro soldati avevano ormai il morale a terra, la rivoluzione serpeggiava fra le loro fila e così anche la corruzione fra gli alti gradi di comando.

Fu così che si arrivò alla pace, con la cessione da parte della Russia di Port Arthur e della parte sud della penisola di Shakalin, il ritiro dalla Manciuria e la rinuncia a ogni pretesa sulla Corea.

shenyang

Una mappa della Manciuria, contesa fra russi e giapponesi, al centro Shenyang (Mukden) e a sud, all'estremità della penisola di Dalian anche se non è segnata, c'è Port Arthur


portarthur

Una vista di Port Arthur, stretta insenatura circondata da montagne

russiagiappone2

Gli strenui combattimenti intorno a Port Arthur nel 1904

tsushima
Tsushima

Tutte le immagini inserite solo a scopo di discussione
 

 Clausewitz :

16/9/2009 22:48
 Qui: http://modelingmadness.com/scotts/misc/ships/hasegawa/40021preview.htm

c'è la storia della Mikasa, l'ammiraglia giapponese, con una recensione del kit Hasegawa in 1/350

 Clausewitz :

16/9/2009 22:50
 E per la gioia di Kruaxi, ecco due spezzoni di un film giapponese sull'assedio di Port Arthur :-)

http://www.youtube.com/watch?v=m4RhJKXQ3BI&feature=channel_page

http://www.youtube.com/watch?v=v-31q5nDWBk&feature=related

Ciao a tutti :-)

Marco

 Kruaxi :

17/9/2009 05:17
  Caro Clau... non si può insegnare al babbo a fare i figlioli...



(Scherzo, beninteso)


Salute e Latinum per tutti !

 pittarofranz :

17/9/2009 06:47
 Bel GIS, davvero.... ora potremmo cominciare ad inserire un po' di uniformi Giapponesi, no? Magari cominciamo con quelle della Guerra Russo - Giapponese

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