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La battaglia d'Inghilterra
Argomento: Storia : Moderna Data: 30/9/2008
Fin dalla dichiarazione di guerra, seguita all’invasione della Polonia, l'Inghilterra si aspettava un attacco massiccio delle forze aeree tedesche. Per questo motivo erano stati fatti sfollare dalle grandi città donne e bambini, si era adottato l'oscuramento, si era proceduto alla distribuzione di maschere antigas e migliaia di letti erano stati tenuti sgombri negli ospedali. Ma sia l'autunno che l'inverno del ‘39 passaro in una calma apparente anche se si verificarono incursioni contro le basi navali scozzesi e i convogli in navigazione lungo la costa orientale.



Neppure nella primavera del 1940 quando la guerra sul fronte occidentale raggiunse il suo apice, i temuti attacchi aerei non furono messi in atto. Benché allora questa strana calma fosse sembrata inesplicabile era dato in realtà da ragioni ben precise. Durante il periodo che intervallò la sconfitta della Polonia e l'attacco alla Francia, l'Inghilterra non aveva lanciato un'offensiva aerea contro la Germania per il timore di scatenare la rappresaglia tedesca mentre l'aviazione alleata era in stato d'inferiorità. La Germania dal canto suo aveva rinunziato a un'azione analoga contro la Gran Bretagna sia perché riteneva che i propri apparecchi non potessero conseguire risultati decisivi decollando dalle basi tedesche, sia perché la Luftwaffe era impiegata pressoché al completo nelle operazioni di appoggio alle forze terrestri. Un appoggio che si era rivelato efficacissimo nella campagna di Polonia e che adesso, mentre i tedeschi attaccavano a ovest, era altrettanto decisiva in Norvegia, nei Paesi Bassi e in Francia. La luftwaffe non intendeva disperdere le proprie forze con una debole attività contro l'Inghilterra visto che il grosso delle sue forze era impiegato sul continente. L'astensione durò fino al momento in cui l'esercito tedesco occupò Dunkerque; poi nella notte fra il 5 e il 6 giugno, quando non erano trascorse neppure quarantott'ore, la Luftwaffe cominciò a dimostrare un maggiore interesse per il territorio britannico. Una trentina di bombardieri tedeschi sorvolò la costa orientale per attaccare aeroporti e altri obiettivi e l'azione si ripeté la notte successiva. Quando le armate tedesche in Francia sferrarono l'attacco verso sud, la Luftwaffe ebbe di nuovo il compito di appoggiare le truppe. L'intervallo di calma durò fino al giorno in cui la Francia chiese l'armistizio. Dal giugno fino all'agosto, quando ebbe inizio l'offensiva aerea diurna, i tedeschi mandarono ripetutamente le loro formazioni di bombardieri forti di settanta apparecchi durante la notte contro obiettivi disseminati su un largo raggio nel territorio inglese. Lo scopo delle incursioni era di esercitare gli equipaggi al volo notturno, di addestrarli all'impiego degli impianti di radioassistenza e alle ricognizioni aeree nonché quello di mantenere gli inglesi in costante allarme con il minimo sforzo. Le perdite tedesche erano generalmente limitate a uno o due apparecchi per notte in attesa che i campi di aviazione della Francia occupata e dei Paesi Bassi non fossero diventati operativi in modo da incrementare gli attacchi e dare il via al vero scopo della battaglia aerea. Nell’esperienza di quei pochi mesi di guerra e dalla precedente campagna in Spagna era apparso chiaro fin da subito che l’appoggio aereo era determinante nella guerra moderna. La supremazia dei cieli inglesi con la copertura del canale della Manica e dell’area meridionale inglese avrebbe impedito amare sorprese e garantito il necessario collegamento marittimo necessario alla logistica dell’armata che avrebbe compiuto la traversata e l’invasione. L’operazione che ormai prendeva sempre più corpo e a cui era stato dato il nome di “Leone Marino”. Mentre i piani per l'operazione terrestre e per la battaglia aerea che ne avrebbe segnato il prologo cominciavano a diventare reali, la Luftwaffe continuava le azioni notturne di disturbo contro l'Inghilterra decollando dai campi di aviazione dei territori occupati mentre intensificava gli attacchi diurni contro il traffico marittimo inglese nella Manica. Generalmente i bombardieri tedeschi venivano intercettati dalle stazioni radar inglesi ma siccome le incursioni erano dirette contro le zone periferiche del sistema difensivo inglese, il comando caccia dovette affrontare un problema tutt'altro che facile. In quella situazione la RAF dimostrava una certa superiorità che si poteva quantificare nelle vittorie riportate rispetto alle perdite subite: nell’arco di un mese la Luftwaffe accusò la perdita di oltre 200 apparecchi contro i 96 della RAF. Ma il vero obiettivo degli attacchi tedeschi era il costante impegno della difesa aerea inglese che inoltre era costretta a sparpagliarsi in un vasto raggio in modo da poter garantire una difesa efficace del naviglio britannico. Era chiaro che se si doveva assicurare la protezione aerea a tutte le navi inglesi e delle rotte da e per le isole britanniche, tutta la caccia sarebbe stata impegnata esclusivamente per quel compito così come fu affermato da sir Hugh Dowding, capo del comando caccia generale di squadra aerea, al ministro dell'aeronautica e all'Ammiragliato. Il mettere fuori combattimento la RAF avrebbe eliminato in primo luogo il pericolo di incursioni inglesi verso il continente europeo, ma soprattutto avrebbe consentito alla Luftwaffe, a quel punto padrona incontrastata dell'aria, di tenere impegnata la Royal Navy che in questo caso avrebbe potuto ben poco nell’area destinata al Leone Marino. I tedeschi disponevano di tre squadre aeree, di cui le principali erano la 2ª Luftflotte al comando del generale Kesselring, dislocata nella Germania settentrionale, in Olanda, in Belgio e nella Francia nord-orientale e la 3ª Luftflotte al comando del generale Sperrle che si trovava nella Francia settentrionale e occidentale. Di giorno queste due squadre aeree tenevano sotto la loro minaccia tutta la metà meridionale dell'Inghilterra, mentre di notte il loro raggio d'azione si spostava verso nord estendendosi ben oltre la zona centrale britannica. Una terza squadra più piccola, la 5ª Luftflotte agli ordini del generale Stumpff, era dislocata in Danimarca e in Norvegia con il compito di disperdere la difesa inglese e di bombardare la Scozia e tutta l’area nord-orientale. Nei primi giorni dell’agosto del ‘40 le tre squadre disponevano di più di 3000 apparecchi, operativi per i tre quarti e pronti a entrare in azione. Circa 1100 erano i famigerati Messerschmitt 109E, già collaudati in Spagna e nel teatro europeo ai quali si opponevano gli Spitfire, ma nei loro compiti di copertura aerea e nella scorta dei bombardieri erano difettosi della limitata autonomia. Per la scorta ai bombardieri diretti verso obiettivi più distanti, compresi quelli che dovevano essere raggiunti dalla Norvegia attraverso il Mare del Nord, i tedeschi disponevano di circa 300 Messerschmitt 110, robusti caccia bimotori che però al confronto con gli Spitfire e Hurricane si dimostrarono limitati nella manovrabilità e nella velocità. Il resto della forza aerea tedesca erano quasi tutti bombardieri come gli Heinkel 111, Dornier 17, Junkers 88 e a circa 400 bombardieri in picchiata Junkers 87 meglio noti come Stuka. Dall’altra parte della Manica la consapevolezza dell’inevitabile, seguita alla disfatta di Dunkerque, e grazie alla realizzazione dei programmi già predisposti dal ministero dell'aeronautica e allo sforzo immane compiuto dall'industria aeronautica sotto l'impulso di lord Beaverbrook, ministro delle costruzioni aeronautiche, il comando caccia disponeva di 704 aerei di tipo recente, Spitfire e Hurricane, nei gruppi operativi, più 289 nei reparti di riserva. Nelle dieci settimane critiche seguite alla ritirata e alla sconfitta subita in territorio francese, la potenza effettiva della caccia era stata quasi raddoppiata rispetto ai poco più di 400 apparecchi effettivi reduci delle gravi perdite subite dal corpo di spedizione britannico. La difesa dell'Inghilterra per proteggersi da un nemico che avrebbe operato dal territorio tedesco e probabilmente anche dai Paesi Bassi, era stato ideato in base a piani elaborati in precedenza che prevedevano di opporre resistenza anche alle forze che avessero avuto le loro basi in Francia e in Norvegia. Alle divisioni del comando caccia già esistenti (undicesima nel settore sudest, dodicesima nel settore est e contee centrali e tredicesima nel settore nordest fino al Firth of Forth) ne era stata aggiunta un'altra, la decima divisione a copertura del settore sudovest. Le difese nord occidentali tra cui l'Irlanda settentrionale erano state infittite come lo erano state quelle della Scozia. Non si era trattato soltanto di aumentare il numero degli apparecchi e dei piloti. Le installazioni costiere dei radar erano state aumentate aggiungendovi speciali postazioni per la localizzazione degli aerei a bassa quota, ampliati i posti di osservazione a terra per segnalare gli aerei in volo sulle contee sud occidentali e nel Galles occidentale, adattati molti campi d'aviazione trasformandoli in piste operative per i caccia. Furono installati cannoni, riflettori e sbarramenti di palloni frenati. Oltre alla difesa aerea, avvenivano preparativi anche per la difesa del territorio coinvolgendo tutta la popolazione con compiti che andavano dalla sorveglianza dal crepuscolo all'alba contro l'aviosbarco di truppe paracadutiste tedesche, alla costruzione di postazioni di artiglieria casematte reticolati e ostacoli anticarro. Però nonostante l'ampliamento e il rafforzamento delle difese aeree dell'isola, non era stato possibile eliminare parecchie gravi deficienze. Data la nuova situazione creata dalle conquiste tedesche, il capo della difesa territoriale del ministero dell'aeronautica, considerava necessari 120 gruppi di caccia mentre Dowding ne aveva meno della metà e otto erano composti di Blenheim o di Defiant che non potevano competere con i Messerschmitt 109. L’artiglieria contraerea disponeva di meno di 2000 pezzi, mentre si era stimata la reale necessità di almeno 4000. Il sistema di avvistamento lontano e di segnalazione della posizione degli aerei sul territorio metropolitano era incompleto nelle regioni occidentali e in alcune zone della Scozia. Inoltre scarseggiavano i piloti da caccia. Ma le manchevolezze del sistema di difesa aerea diurna erano poca cosa se paragonate alla difesa notturna che era quasi totalmente inefficente poiché i caccia del tipo ordinario erano utili soltanto nella fase del plenilunio e a patto che il cielo fosse limpidissimo mentre gli uomini dei posti di osservazione dovevano basarsi su rivelatori acustici di scarsa efficienza invece che sulla loro vista e sui binocoli. Tuttavia l'Inghilterra poteva contare anche su altri mezzi di difesa, oltre a quelli già menzioniati. Fra gli altri il comando della aviazione costiera era in grado di svolgere un’efficace attività di ricognizione e di appoggiare operazioni offensive con il comando dell'aviazione da bombardamento. La maggior parte degli aerei in dotazione a quest'ultimo poteva essere impiegata con un largo margine di sicurezza soltanto in azioni notturne, ma di notte l’efficacia necessaria ad individuare e colpire gli obiettivi più distanti diventava molto bassa. I bombardieri diurni, un centinaio di Blenhem, erano in grado di compiere azioni assai più precise, ma avevano bisogno della protezione dei caccia che poteva essere assicurata soltanto per azioni a breve raggio, gli Spitfire e gli Hurricane erano vitali nella difesa contro la Luftwaffe e quindi il loro ruolo di copertura verso un attacco diventava troppo rischioso. I bombardieri inglesi diventavano davvero efficaci contro obiettivi molto vicini come i campi d'aviazione, i porti e i mezzi navali subito al di là della Manica, mentre contro gli obiettivi più lontani la loro capacità di infliggere danni diventava molto incerta. Complessivamente il rapporto delle forze aeree contrapposte, senza tener conto dei ricognitori e delle unità ancora dislocate in Germania, era di circa 1900 bombardieri appoggiati da 1100 caccia per i tedeschi, contro circa 700 caccia appoggiati, in maniera limitata, da 350 bombardieri da parte inglese. I tedeschi, oltre alla superiorità numerica, avevano il vantaggio dell'iniziativa e potevano colpire qualsiasi punto compreso entro il loro raggio d'azione. In questo scenario gli inglesi potevano solo di reagire alle mosse dell'avversario. Ma il sistema difensivo aereo britannico, sebbene incompleto era tecnicamente il più progredito del mondo. Le stazioni radar meridionali erano in grado di rilevare le formazioni nemiche ancora prima che lasciassero la costa francese e col rilevamento della rotta nemica sul territorio inglese grazie ai posti di osservazione, rendevano possibile un coordinamento da terra dei caccia che, con la costante segnalazione della loro posizione, eliminavano lo sforzo di voli di pattugliamento dando la possibilità di impegnare l’avversario senza eccessivo dispendio e col minimo pericolo di fallire l’intercettazione. L’offensiva tedesca contro l'Inghilterra era un'operazione in gran parte improvvisata, quasi inaspettata per via delle brillanti operazioni belliche tedesche che portarono addirittura al conio di una nuova parola: Blitzkrieg. Góring, comandante in capo della Luftwaffe, era un uomo tanto abile quanto vanaglorioso sul piano politico ma militarmente in fatto di competenza tecnica non raggiungeva la statura del suo antagonista inglese Dowding che dirigeva il comando caccia dal 1936, data della sua costituzione. Dowding si era opposto alle pressanti richieste di impegnare la caccia britannica in Francia evitandono così lo spreco che sarebbe diventato tragico e forse avrebbe cambiato le sorti della guerra. In teoria il maresciallo del Reich comandava e coordinava tutta l'offensiva ma in pratica la sua opera si riduceva a sporadici interventi. Il suo collaboratore immediato, Kesselring a capo della maggiore formazione attaccante la 2ª Luftflotte era nuovo a questo tipo di operazione nonostante tutti i suoi successi in Polonia e in Francia dove le forze aeree erano di fatto un appoggio alle forze terrestri, mentre lo scenario inglese le vedeva protagoniste e parte principale dell’attacco praticamente a ruoli invertiti, questa nuova prospettiva cambiava di fatto le strategie fino ad ora conosciute. Dalla parte britannica il generale Keith Park, che comandava l’unicesima divisione, era stato il braccio destro di Dowding al comando caccia. A differenza dei loro pari grado avversari, i due comandanti inglesi si stavano occupando da anni del problema che dovevano affrontare e la loro abilità, intelligenza e dedizione, unita alla determinazione della caccia inglese e al coraggio che non distinse i piloti dagli avieri e dal tutto il personale di terra, controbilanciarono l'inferiorità numerica. Il 10 agosto la Luftwaffe scatenò l’offensiva conosciuta come operazione "Aquila" , che avrebbe dovuto scacciare la RAF dal cielo dell'Inghilterra meridionale. Secondo lo stato maggiore tedesco quattro giorni erano sufficenti per mettere fuori gioco la difesa aerea inglese a sud della linea Londra-Gloucester, mentre ci sarebbero volute quattro settimane per eliminare la RAF al completo. Tenuto conto dei dieci giorni di preavviso richiesti dalla marina per la posa delle mine e gli altri apprestamenti finali prima del giorno “X” vero e proprio, la data dell'invasione poteva essere fissata per la metà settembre. L'11 agosto il tempo inclemente ridusse l’inizio dell’offensiva aerea tedesca al bombardamento di Portland e di alcune navi lungo la costa orientale. Ma la situazione meteorologica favorevole agli anglosassoni non perdurò e il giorno dopo le incursioni furono massicce e numerose e vennero condotte da parecchie centinaia di apparecchi, fra cui Stuka scortati che nei loro tuffi colpirono i campi d'aviazione, le navi all'estuario del Tamigi e le stazioni radar della costa meridionale danneggiandone cinque su sei attaccate, ma mettendone fuori uso una sola, quella di Ventnor sull'isola di Wight, che rimase fuori uso per circa dieci giorni. Fu veramente un colpo duro. I campi d'aviazione furono anch’essi duramente colpiti, in questo caso il loro ripristino fu immediato e tornarono operativi nell’arco di 24 ore, Lympne nel sud e Manston e Hawkinge, importantissime basi della caccia, nel Kent. I caccia dell'undicesima divisione contrastarono tutte le incursioni più pesanti e fecero fallire completamente quella che aveva per obiettivo Manston. Il rapporto dei velivoli persi era ancora sempre a favore degli inglesi con 22 perdite contro 30 aerei tedeschi. Il 13 agosto fu quello vero e proprio dell'inizio dell'offensiva. L'attacco ebbe un prologo la mattina perché un messaggio che differiva di qualche ora l'operazione non pervenne in tempo ad alcuni reparti tedeschi. Il pomeriggio l'azione principale si sviluppò da due direzioni: la 2ª Luftflotte attaccò sul Kent e sull'estuario del Tamigi mentre la 3ª Luftflotte, affrontata dagli inglesi della decima divisione, compiva pesanti incursioni sullo Hampshire, sul Dorsetshire e sul Wiltshire, provocando gravi danni a tre campi d'aviazione dove però non erano dislocate unità da caccia. Gli attacchi diretti contro le basi degli Spitfire, tra cui Rochford, furono respinti. Alla fine della giornata i tedeschi avevano impiegato complessivamente circa 1500 apparecchi concludendo l’attacco con un’incursione notturna di successo contro una fabbrica di Spitfire a Castle Bromwich nei pressi di Birmingham. Avevano perduto 45 aerei, contro 13 caccia perduti dagli inglesi di cui sei piloti riuscirono a lanciarsi . Come giornata non era stata troppo brillante per i tedeschi, ma essi si dichiararono molto soddisfatti dei risultati conseguiti. Secondo i loro calcoli oltre ai buoni risultati ottenuti con il bombardamento di una trentina di obiettivi fra campi d'aviazione e impianti industriali aeronautici tra l'8 e il 14 agosto essi avevano distrutto in combattimento più di trecento caccia avversari. In verità I caccia perduti dagli inglesi era inferiori al centinaio. L’attività si ridusse il giorno successivo ad azioni che potrebbero essere valutate come azioni di disturbo, verso nodi ferroviari e centri operativi della RAF a ridosso della costa meridionale. Il 15 la Luftwaffe tentò il colpo in grande stile, quello con il quale si era sperato dì iniziare la battaglia alcuni giorni prima. Approfittando della giornata serena i tedeschi compirono almeno sette grandi incursioni diurne, impiegando tutte e tre le Luftflotten in una serie di attacchi coordinati e diretti contro zone situate a notevole distanza l'una dall'altra. Il primo scontro ebbe luogo nella tarda mattinata, quando una quarantina di Stuka della 2ª Luftflotte attaccarono i campi d'aviazione di Lympne e di Hawkinge nel Kent. Quindi, un'ora dopo circa, gli Heinkel 111 scortati dai Messerschmitt BF110 della 5ª Luftflotte, operanti dalla Norvegia, puntarono verso la costa nord orientale con obiettivo i campi d’aviazione. Queste formazioni furono avvicendate da una cinquantina di Junkers 88 scortati, decollati dalla Danimarca e appartenenti anch’essi alla 5° Luftflotte e così per tutta la giornata gli attacchi furono continui colpendo obiettivi che andavano dai campi di aviazione sulle coste dello Yorkshire, all'estuario del Tamigi contro Martlesham alle fabbriche di aeroplani di Rochester. La 3ª Luftflotte con un'ottantina di bombardieri sotto forte scorta attaccarono da meridione, nella zona di Portland, bombardando il porto e alcuni campi d'aviazione presso Middle Wallop e Worthy Down. Nel tardo pomeriggio il Kent fu nuovamente bersagliato, colpendo i campi di aviazione, nonché le fabbriche di aeroplani di Croydon. Per completare l'opera della giornata altri sessanta o settanta bombardieri sferrarono sporadici attacchi nelle ore notturne. Tutte queste azioni tedesche furono tenacemente contrastate. Sebbene i bombardamenti avessero conseguito risultati positivi sui campi dello Yorkshire e dell’estuario del Tamigi, in nessun caso la caccia inglese diede tregua agli attaccanti e molte volte gli obiettivi principali rimasero indenni. Di particolare importanza fu il combattimento aereo che si svolse nel nord est, dove la tredicesima divisione, impegnata per la prima volta nella battaglia, intercettò le formazioni provenienti dalla Norvegia al largo delle coste britanniche abbattendo 8 Heinkel 111 e 7 Messerschmitt 110, senza subire alcuna perdita. Un po' più a sud la dodicesima divisione e l'artiglieria contraerea affrontarono le formazioni decollate dal territorio danese, abbattendo otto aerei tedeschi e uscendo dallo scontro senza subire danni. Quindi la speranza dei tedeschi, che Dowding, preoccupato di proteggere le zone sudorientali d'importanza vitale per il paese e pericolosamente esposte alla minaccia, avesse lasciato il nord pressoché sguarnito fu delusa. Anzi, scoprirono a proprie spese che le formazioni provenienti dal Mare del Nord venivano affrontate ancor prima che arrivassero sopra le coste inglesi e che i Messerschmitt 110 impiegati come scorta a lungo raggio non servivano contro gli Spitfire e gli Hurricane. I combattimenti del 15 agosto furono i più importanti di tutta la battaglia d'Inghilterra, i tedeschi compirono il massimo sforzo impiegando 520 bombardieri e 1270 caccia e attaccando una zona molto ampia, dal Northumberland al Dorsetshire. Le loro perdite furono pesanti, 75 apparecchi contro 34 caccia inglesi ma non bastarono tuttavia a impedire un'azione tedesca quasi altrettanto massiccia il giorno seguente quando la Luftwaffe attaccò in varie riprese numerosi campi d'aviazione e arrecò danni particolarmente gravi a quello di Tangmere impiegando circa 1700 aerei e perdendone 45, la RAF perse 21 caccia. I quattro giorni di incursioni massicce che avrebbero dovuto eliminare l'aviazione avversaria dal cielo dell'Inghilterra meridionale erano passati e i tedeschi fecero una pausa, secondo il loro servizio informazioni la caccia inglese era se non debellata ridotta ai suoi ultimi 300 aerei. Il calcolo era assai lontano dalla realtà poiché Dowding disponeva ancora di un numero quasi doppio di Hurricane e di Spitfire in linea di combattimento oltre a circa 120 fra Blenheim Defiant e Gladiator. Tuttavia la valutazione incoraggiò i tedeschi, inducendoli a ritenere che ancora un giorno o due di incursioni in grande stile avrebbero segnato la fine della resistenza inglese. Perciò il 18 agosto la Luftwaffe scatenò nuovi pesantissimi attacchi contro i campi d'aviazione del Kent del Surrey e del Sussex perdendo ben 71 apparecchi mentre l'aviazione inglese ne perdette soltanto 27. Era chiaro che la caccia era lontana dall'essere sopraffatta. Per questo motivo dopo alcuni giorni di attività forzatamente ridotta per colpa del maltempo i tedeschi decisero di mutare radicalmente i loro piani. Fino a quel momento gli obiettivi principali erano stati i campi d'aviazione in prossimità della costa. Fin dall’inizio i tedeschi avevano rinunziato alle incursioni massicce contro le postazioni radar per le difficoltà incontrate nel distruggerle mentre avevano persistito negli attacchi ai campi d'aviazione e agli altri obiettivi costieri o comunque non troppo nell'entroterra, in parte per togliere agli inglesi la possibilità di servirsene durante il preventivato periodo d'invasione, in parte, e soprattutto, per costringere la caccia a difenderli, impegnandosi in combattimento. La teoria dei tedeschi era che agendo così avrebbero potuto infliggere forti perdite alla RAF senza subirne di altrettanto gravi perché le incursioni contro obiettivi costieri o comunque non troppo distanti dalla costa non li esponevano per lungo tempo alla reazione della difesa, mentre al tempo stesso i Messerschmitt 109 non avevano grossi fastidi per quanto concerneva la durata di volo e, di conseguenza, sarebbero stati in grado di proteggere con la massima efficacia i bombardieri. Questo era il concetto strategico tedesco all'inizio della battaglia ma non erano riusciti ad eliminare la caccia avversaria, quindi cambiarono obiettivo, iniziando una serie di incursioni all'interno del paese. La prima fase della battaglia quindi era conclusa, fino a questo momento la caccia inglese aveva resistito brillantemente alla prova. Dall'8 al 18 agosto i tedeschi avevano perduto 363 apparecchi. Gli inglesi abbattuti erano stati 181 e solo 30 quelli distrutti al suolo. Però al tempo stesso un altro aspetto della lotta impensieriva profondamente Dowding e il ministero dell'aeronautica. Durante la prima fase degli attacchi, la caccia aveva perduto 211 fra Spitfire e Hurricane ma l'industria aeronautica non era stata in grado di sostituirli tutti e ne aveva prodotto una quarantina di meno. Inoltre il comando caccia aveva perduto 154 dei suoi sperimentati piloti mentre nello stesso periodo ne erano usciti dalle scuole di addestramento soltanto 63 tutti meno abili di quelli che dovevano rimpiazzare. Sicché la RAF pur avendo inflitto al nemico quasi il doppio delle perdite subite in realtà era uscita indebolita dai combattimenti anche se non nella misura auspicata dal nemico. Era per l'appunto questo l'obiettivo che i tedeschi fin dall’inizio miravano a raggiungere: l'eliminazione della caccia, il cambio di strategia era giustificato perché al ritmo precedente non sarebbe stato possibile porla fuori causa per la data prevista del 15 settembre. Ritenevano che prendendo a obiettivo principale i campi d'aviazione, e in particolare quelli dell'undicesima divisione, dov'era il comando del settore sudest, non solo avrebbero colpito al cuore la difesa aerea inglese ma avrebbero obbligato la caccia a impegnarsi con tutte le forze di cui ancora disponeva. Costringendo la RAF ad accettare battaglia, la Luftwaffe sperava di sottoporla a ritmo accelerato a un logorio che l'avrebbe messa fuori combattimento in tempo utile per realizzare il piano d'invasione. I tedeschi non ignoravano però che penetrando all'interno essi stessi avrebbero subito probabilmente perdite maggiori. Perciò, per cautelarsi e per distruggere il maggior numero possibile di Hurricane e di Spitfire, stabilirono di far scortare i propri bombardieri da formazioni più numerose di aerei da caccia. Quello che non furono in grado di capire e di interpretare, anche perchè erano sicuri delle loro comunicazioni, era il fatto che Wiston Churchill vantava una nuova arma che avrebbe cambiato le sorti della guerra in Europa come nell’Atlantico come in nord Africa. In una località segretissima resa nota solo recentemente, Bletchley Park, furono radunati i migliori matematici ed enigmisti del regno britannico. La Luftwaffe, come tutto l’apparto militare tedesco, utilizzava “l’Enigma”. Era una macchina crittografica con la quale venivano codificati tutti imessaggi che venivano trasmessi ai vari comandi militari. Era stata inventata nel 1918 dal tedesco Arthur Scherbius e si basava su una serie di rotori dove stabilita una chiave di lettura relativa alla posizione iniziale dei rotori stessi, permetteva di crittografare in maniera pressoché indecifrabile un qualsiasi testo. L’idea dello staff Bletchley Park era che essendo la macchina meccanica e movimentata da un servomeccanismo elettrico, era potenzialmente decodificabile matematicamente. La chiave di lettura della posizione iniziale ne modificava ogni volta le variabili ma l’algoritmo rimaneva immutato. Con attrezzature che possono essere ricondotte ai moderni calcolatori elettronici e col supporto della macchina antagonista “Ultra”, nata appositamente per la decodifica di Enigma, il team radunato a Bletchley Park ebbe il successo sperato. I piani di attacco della Luftwaffe diventarono noti nel momento che venivano diramati ai vari comandi operativi e quindi gli Spitfire e gli Hurricane potevano intervenire facendosi trovare pronti all’appuntamento. Questa situazione, che difatto poneva in netto vantaggio i britannici, non fu immune da decisioni tragiche quanto importanti. Una intercettazione segnalò come imminente un obiettivo fino ad allora praticamente trascurato, Coventry, e diventato tale per rappresaglia contro il bombardamento inglese di Monaco. Centro delle Midlands occidentali era sede di un impianto industriale che come nel resto dell’isola inglese era impegnato al massimo nello sforzo bellico. Le tempistiche dell’incursione non permettevano un intervento difensivo tale per cui non si sarebbe messo in dubbio una falla nelle comunicazioni tedesche. La copertura radar era inesistente nella zona, e i gruppi caccia troppo decentrati per giustificare un avvistamento tale da farli intervenire prontamente. Era in discussione la sicurezza stessa di Enigma. Un’eventuale sospetto o addirittura conferma degli analisti tedeschi della capacità inglese di codificare i messaggi della Luftwaffe avrebbe avuto conseguenze gravissime. Wiston Churchill si ritirò in silenzio prima di dare un ordine inevitabile nella sua strategia, ma di peso enorme nella sua coscienza. Coventry fu sacrificata ed Enigma tutelata nel suo segreto. La notte del 14 novembre 1940 fu coniato un nuovo vocabolo: conventrizzare. Il bombardamento, nonostante la popolazione si fosse rifugiata a inizio attacco nei ricoveri anche se spesso di fortuna, costò la vita a 1.236 persone oltre a migliaia di feriti di cui alcuni molti gravi. I danni materiali risultarono notevoli e commisurati all'entità del bombardamento: circa 4500 abitazioni distrutte, più del 75% delle industrie gravemente danneggiate, distrutti due ospedali, tre chiese, rifugi antiaerei, stazioni ferroviarie, di polizia, uffici postali, cinema e teatri. L'intera rete dei trasporti tramviari e stradali risultò completamente distrutta. Ulteriori gravi disagi derivarono alla popolazione per la distruzione delle centrali elettriche, della rete di distribuzione del gas e dell'acqua che creò la necessità di dover bollire le scarse riserve d'acqua per evitare il dilagare di infezioni. La cattedrale di Coventry, patrimonio artistico risalente al XIV secolo e simbolo della città, fu colpita da diverse bombe incendiarie e restarono in piedi solo alcune pareti annerite dal fumo tutt'ora visitabili insieme alla nuova cattedrale. Tuttavia Enigma, anche se salvaguardata nel suo segreto, non evitò le perdite che quotidianamente la Luftwaffe causava, ma nella battaglia contro i tedeschi fu il tassello più importante che portò alla scoperta e la neutralizzazione dei sistemi di radioassistenza alla navigazione tedesca. Inoltre ebbero un ruolo fondamentale la creazione di falsi campi d'aviazione e di fuochi che costituissero richiamo nonché la realizzazione di perfezionamenti degli apparati radar che resero possibile un accurato controllo degli incursori anche nell'interno. L’evoluzione delle strategie e della tecnica del radar portò al puntamento dei cannoni che col suo aiuto, dato che esso era ora in grado di individuare con esattezza anche la quota, consentiva di aprire il fuoco quando i bersagli erano ancora " invisibili ". Inoltre veniva diretta da terra l'intercettazione mediante centri di guidacaccia che portavano i caccia notturni abbastanza vicino al nemico da consentire loro di servirsi dei radar di bordo, con i quali si localizzava definitivamente l'aereo avversario. Tuttavia la combinazione dei due radar diventò una vera minaccia per gli attaccanti soltanto negli ultimi tempi quando i tedeschi incominciarono a perdere tre o quattro apparecchi su cento invece di uno solo come era avvenuto in passato. Intanto la Luftwaffe era riuscita a seminare la distruzione nei centri di una ventina di grandi città inglesi. Dopo le prime incursioni dell'agosto il peso degli attacchi si concentrò pressoché per intero su Londra. Con il rinvio definitivo dell'operazione "Leone Marino" gli attacchi aerei si estesero a obiettivi strategici come le città industriali e più tardi soprattutto i porti, integrando le azioni di blocco dei sommergibili tedeschi. La furia del blitz che colpì Southampton, Birmingham, Liverpool, Bristol, Plymouth, Portsmouth, Cardiff, Swansea, Belfast, Glasgow e numerosi altri centri minori ma soprattutto Londra, uccise circa 40.000 civili inglesi ne ferirono altri 46.000 e danneggiarono oltre un milione di case d'abitazione perdendo complessivamente circa 600 apparecchi. Nel settore economico ostacolò seriamente per alcuni mesi la produzione dell'industria aeronautica britannica, ma negli altri campi i bombardamenti furono troppo dispersi per poter avere effetti risolutivi. Il blitz cessò per effetto dell'accresciuto potenziale difensivo inglese e per la consapevolezza che il rapporto di quattro a uno, che caratterizzava le perdite aeree tedesche in questa fase, era insostenibile. Oltretutto per via dell’apertura del nuovo fronte orientale noto alla storia come “Operazione Barbarossa”, la maggior parte degli aeroplani tedeschi dovettero essere impiegati su un altro fronte. Se l'Unione Sovietica fosse crollata in otto settimane, come ritenevano i tedeschi e come ritenevano anche gl'inglesi, la Luftwaffe sarebbe ritornata indubbiamente abbastanza presto all'attacco per spianare la strada all'invasione o per tentare di mettere la Gran Bretagna in ginocchio e obbligarla a chiedere la resa. Invece l'URSS sostenne l'urto e gli inglesi, benché sottoposti a ulteriori bombardamenti, non si ritrovarono più di fronte alla minaccia di un'invasione. Nel complesso la Battaglia d'Inghilterra fu una significativa vittoria britannica. Si trattò certamente di una battaglia piccola sia in termini di numero di combattenti impiegati che di perdite subite, ma, se fosse stata vinta dai tedeschi, la storia avrebbe subito un percorso profondamente diverso. La vittoria inglese segnò il primo fallimento della macchina da guerra di Hitler, e generò un netto cambiamento di orientamento dell'opinione pubblica americana, sino ad allora dubbiosa circa la capacità inglese di resistere ancora a lungo contro i Nazisti. Gli studiosi moderni hanno suggerito che fosse impossibile per la Luftwaffe vincere la battaglia perchè la semplice superiorità numerica non bastava per acquisire lil dominio dell'aria mentre gli inglesi con la capacità di disporre di informazioni esatte riguardo alla tattica nemica, oltre a conoscerne le azioni anticipatamente, unita alla strategia di Dowing e Park e cioè scegliere quando affrontare il nemico e nel frattempo mantenere una forza coerente, si mostrò corretta. Le teorie favorevoli al bombardamento strategico, che facevano affidamento sul collasso morale del nemico, furono contraddette dalla resistenza inglese di fronte agli attacchi diurni e notturni mentre il cambio di tattica verso i bombardamenti terroristici permise alla RAF di riprendersi e di difendere lo spazio aereo britannico. Anche se gli attacchi contro le basi dell’undicesima divisione continuarono, la RAF poté ritirarsi più a nord, fuori dal raggio d'azione dei caccia tedeschi e proseguire da lì la battaglia. I documenti analizzati nel dopoguerra mostrano che le perdite inglesi vennero rimpiazzate più velocemente che non quelle tedesche. Questo era dovuto in parte al fatto che i combattimenti avvennero principalmente sulla terraferma inglese, così ogni tedesco costretto a lanciarsi col paracadute veniva fatto prigioniero, diminuendo gli effettivi della Luftwaffe, mentre i piloti inglesi e alleati, nella stessa situazione toccavano terra in territorio amico e potevano tornare al proprio reparto entro breve tempo, a volte anche lo stesso giorno. In termini di perdite di aerei ed equipaggi esperti, la battaglia d'Inghilterra fu un colpo dal quale la Lufwaffe non si riprese mai del tutto. La strategia del terrore in se stessa non poteva forzare l’Inghilerra alla resa. Anche se i tedeschi lanciarono alcuni spettacolari attacchi contro importanti industrie britanniche, non potevano distruggere il potenziale industriale britannico. Ma ogni ragionamento a posteriori non può negare che la minaccia per la RAF fu reale e che ai protagonisti, sembrò davvero che ci fosse solo un "piccolo margine" tra la vittoria e la sconfitta. La vittoria fu sia fisica che psicologica facendo segnare il passo alla superiorità militare nemica e rincuorando i nemici del Nazismo. Wiston Churchill riassunse l'effetto della battaglia ed il contributo della RAF con parole passate alla storia: "Mai nel campo degli umani conflitti tanti dovettero così tanto a così pochi". Ancora oggi i piloti che hanno combattuto questa battaglia sono noti come "i pochi" ("the few"). In Inghilterra il 15 settembre è celebrato come il "giorno della Battaglia d'Inghilterra", segnando il giorno di svolta delle battaglie diurne sopra i cieli di Londra. Andrea Francavilla.

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