Il
Gruppo di Combattimento Folgore
Argomento: Storia : Moderna Data: 18/6/2006
Storia del Gruppo di Combattimento Folgore.
Si tratta della parte iniziale - come citato nella fonte bibliografica si va da pag. 229 a pag. 244 - del contenuto del libro dell'USSME dedicato a questo Gruppo. E' stato tralasciato la parte dedicata alle situazioni di combattimento affrontate dal Gruppo Folgore ma presenti nel libro citato.


Precedenti: la Divisione Folgore dopo l'armistizio

Il Gruppo di combattimento «Folgore» ebbe origine dalla divisione paracadutisti «Nembo», la quale, al momento dell'armistizio dell'8 settembre 1943, si trovava dislocata in Sardegna, nella zona centro meridionale, tra Villanova Porru, Assemini, Serramannu, Marrubiu, Sanluri.
La divisione «Nembo» era comandata dal generale di brigata Ercole Ronco ed era così costituita:
- comando (con 1 sezione carabinieri);
- 183° Rgt. fanteria su 3 Btg. (X, XV e XVI), 1 Cp. cannoni da 47/32 e 1 Cp. servizi;
- 184° Rgt. fanteria su 3 Btg. (XII, XIII e XIV), 1 Cp. cannoni da 47/32 e 1 Cp. servizi;
- 185° Rgt. fanterìa su 3 Btg. (III, Vili e IX), 1 Cp. cannoni da 47/32 e 1 Cp. servizi (1);
- 184° Rgt. artiglieria su 3 gruppi (I, II e III gruppo, tutti da 47/32) e 1 reparto servizi;
- CLXXXIV Btg. guastatori;
- 184a Cp. mortai da 81;
- 184a Cp. motociclisti;
- 284a Cp. ciclisti;
- 184° reparto carristi;
- genio: 1 Cp. collegamenti, 1 Cp. minatori-artieri e 1 Cp. mista artieri d'arresto;
- 184° reparto trasporti;
- servizi (184a sezione di sanità e 184a sezione di sussistenza).
La divisione faceva parte delle nostre forze armate in Sardegna, le quali, ai primi di settembre 1943, ammontavano a circa 120.000 uomini. Di questi, parecchie migliaia erano impiegati in servizi vari; circa 50.000 uomini, raggruppati in brigate e divisioni costiere, erano schierati, e largamente scaglionati per ragioni difensive, lungo le coste dell'isola; circa 50.000, raggruppati in divisioni («Sabauda», «Calabria», «Bari», «Nembo») e in un raggruppamento motocorazzato, costituivano le unità mobili di manovra. Tutte queste forze, dipendenti dal comando forze armate della Sardegna, corrispondente ad un comando d'armata erano articolate in due corpi d'armata: il XIII, schierato nella parte centro meridionale dell'isola; il XXX, schierato nella parte settentrionale.
Con le forze italiane si trovavano in Sardegna pure forze tedesche (90a Divisione corazzata più varie unità), ammontanti a circa 20.000 uomini, potentemente armate e molto mobili, le quali, l'8 settembre 1943, erano raccolte in tre masse:
- una massa di circa 12.000 uomini, con circa 300 mezzi corazzati, nella zona nord di Campidano;
- una brigata da fortezza, con 4 Btg. ben equipaggiati ed armati, nella zona di Oristano;
- un Rgt. corazzato, con circa 80-90 mezzi corazzati, nella zona di Olbia-Tempio.
In complesso i tedeschi disponevano di una imponente massa di artiglierie semoventi e carri armati di tipo anche modernissimo; per tal fatto ad essi era stata riservata, dal comando forze armate della Sardegna, nel quadro della difesa dell'isola contro attacchi da parte anglo-americana, una funzione di manovra. E poiché identico compito era stato assegnato alla divisione paracadutisti «Nembo», i nostri paracadutisti e le truppe tedesche si trovarono a svolgere, per necessità operative, una intensa attività addestrativa in comune che li portò ad affiatarsi sempre più e a stabilire saldi vincoli di un cameratismo che disgraziatamente doveva poi riuscire fatale nell'ora grave dell'armistizio.
Alla data 8 settembre 1943, la divisione «Nembo» si trovava, per esigenze d'impiego, così ripartita in raggruppamenti e gruppi:
- raggruppamento «Quaroni», con comando ad Assemini, composto dal: gruppo tattico «Gigersa» (XVI Btg. del 183°, rinforzato), gruppo tattico «Lusena» (XV Btg. del 183°, rinforzato), gruppo tattico «Conte» (CLXXXIV Btg. guastatori, rinforzato);
- raggruppamento «Renzoni», con comando a Serramannu, composto dal: gruppo tattico «Rizzata» (XII Btg. del 184°, rinforzato), gruppo tattico «Corrise» (XIV Btg. del 184°, rinforzato);
- raggruppamento « Invrea », con comando in zona Marru-biu, composto dal : gruppo tattico « Del Vita » (XIII Btg. del 184°, rinforzato), gruppo tattico «Cadeddu» (gruppo squadroni);
- gruppo tattico «Valletti» (X Btg. del 183°, rinforzato), a Fertilia;
- raggruppamento di manovra «Tantillo», con comando a Monte Rasu, composto da 1 Cp. mortai, 1 batteria da 47/32, 1 Cp. ciclisti, 1 Cp. motociclisti, 1 reparto carristi.
La notizia dell'armistizio, disusasi la sera dell'8 settembre 1943, determinò nell'animo di molti paracadutisti della divisione «Nembo» un senso di scoramento e un profondo turbamento spirituale, dal quale taluni non seppero prontamente riprendersi. Voci incontrollate, a sfondo catastrofico, cominciarono subito a circolare nella notte stessa sul 9 settembre creando in alcuni reparti uno stato di incertezza e di perplessità, del quale elementi faziosi approfittarono per insinuare nell'animo della massa idee insane contro ogni sentimento di onore e di disciplina, mediante una propaganda deliberatamente a favore dei tedeschi, ai quali si sentivano attaccati. Né le notizie contraddittorie che venivano diffuse, anche artatamente, erano fatte per calmare l'orgasmo da cui erano presi molti paracadutisti della «Nembo».
Non pochi, d'altra parte, si sentivano umiliati e depressi prevedendo, come conseguenza dell'armistizio, di dover finire senza gloria in lontani campi di concentramento anglo - americani, così come taluni insistentemente affermavano. Altri non riusciva, in quell'improvviso capovolgimento della situazione, ad adattarsi a) pensiero di dover volgere le armi contro i tedeschi, con i quali dopo tutto aveva sino allora lavorato, in comune e cooperato intensamente in pieno cameratismo. Altri infine non si mostrava insensibile di fronte alla propaganda che elementi germanici e filogermanici avevano cominciato a intraprendere subito con allettamenti e promesse che, rispondendo a quel particolare spirito avventuroso e battagliero che è proprio del paracadutista, offrivano ancora possibilità di vita attiva e di lotte estreme aureolate di rischi e di gloria. Per un verso o per l'altro l'animo dei soldati della «Nembo», di fronte all'armistizio, rimase sconvolto e smarrito, e la vicinanza dei tedeschi - con i quali molti militari facevano da tempo quasi vita in comune in previsione di dover combattere insieme - ne aumentò ancora di più lo sconvolgimento e lo smarrimento.
La conclusione di tutta questa crisi spirituale fu che qualche gruppo tattico della divisione «Nembo» defezionò passando a far causa comune con i tedeschi, con conseguenze, purtroppo, anche dolorose (2).
Ben presto la situazione della «Nembo» divenne grave, al punto che nelle operazioni intraprese per la cacciata dei tedeschi dalla Sardegna non si potè fare assegnamento alcuno sul suo contributo.
Il comando delle forze armate della Sardegna, infatti, allo scopo di costituire nella parte nordorientale dell'isola una massa di forze sufficiente a fronteggiare le truppe tedesche che si stavano raccogliendo in quella zona, aveva disposto, il 9 settembre, che la divisione «Nembo» si trasferisse al più presto, su automezzi, nella zona di Tempio, passando a disposizione del XXX corpo d'armata. Ma venuto a conoscere che non si poteva più contare su quella divisione, si era affrettato a disporre che il movimento a nord venisse compiuto dalle altre unità al posto della «Nembo». Anzi, temendo che altri gravi incidenti potessero ancora verificarsi in mezzo ai reparti paracadutisti, il predetto comando aveva dato anche ordine al comando del XIII corpo d'armata di esercitare una particolare sorveglianza sulla «Nembo».
Le truppe tedesche iniziavano intanto il movimento verso nord allo scopo di trasferirsi in Corsica, provocando incidenti, tentando colpi di mano (come per es. a La Maddalena) e coprendo il proprio movimento con forti retroguardie (reparti dotati di 30-40 carri armati e cannoni controcarri), le quali, però, si sganciavano sempre - secondo d'altronde ogni buona norma tattica - non appena le nostre truppe, che le serravano da presso, accennavano a schierarsi offensivamente.
E' da notare che l'iniziale atteggiamento piuttosto temporeggiante assunto dal comando militare dell'isola fu dovuto alla considerazione ch'era necessario evitare la distruzione dei magazzini dislocati a nord, nella zona Monti-Olbia, la quale rappresentava perciò la principale fonte di rifornimento per le truppe della Sardegna; mentre, d'altra parte, non era possibile superare in velocità le forze tedesche in ritirata data la povertà degli automezzi disponibili, dislocati per giunta, in maggioranza, anch'essi nel nord dell'isola. Il 12 settembre, in ogni modo, l'inseguimento da parte delle nostre truppe si fece più serrato. Incalzate così sempre da presso, il 18 settembre, finalmente, le truppe germaniche sgombrarono del tutto dalla Sardegna e dalle isole adiacenti.
Fu un peccato davvero che, in conseguenza dei noti incidenti, non avesse potuto prender parte alle operazioni per la liberazione della Sardegna una unità, piena dì spregiudicatezza ardimentosa, come la «Nembo».
Superata la grave crisi morale che l'aveva duramente attraversata, la divisione «Nembo», però, non tardò a riprendersi e a rimettersi in efficienza.
Il personale venne selezionato e tonificato, e i reggimenti di fanteria furono snelliti portandoli a 2 battaglioni, mentre gli altri reparti, in fiduciosa ripresa, cercarono di tenersi pronti a nuove imprese. Quando, poco dopo l'armistizio, si cominciò infatti a parlare di liberare Roma dalla occupazione tedesca, non si esitò un istante a pensare di far partecipare alle operazioni per tale liberazione, accanto alle altre unità, anche la divisione «Nembo» Ma Roma doveva attendere parecchio ancora prima di esser liberata, e intanto nuovi e profondi rimaneggiamenti avvenivano in seno all'Esercito italiano in relazione agli sviluppi della politica militare contingente.
Nel gennaio del 1944, quando già da tempo aveva assunto il comando di divisione il generale di brigata Giorgio Morigi, lo S.M.R.E. dispose che la divisione paracadutisti «Nembo», pur conservando le sue caratteristiche fondamentali, venisse riordinata come divisione d'assalto e trasferita al più presto in continente, dato che era «destinata ad essere prossimamente impiegata in operazioni». Le modifiche principali da apportare in tale riordinamento erano:
a) scioglimento del 184° Rgt. artiglieria e assegnazione alla fanteria dei pezzi da 47/32 in ragione di una batteria per Btg.;
b) costituzione, in continente, di altro Rgt. di artiglieria, denominato anch'esso 184° Rgt. artiglieria « Nembo », così formato:
- comando;
- 1 gruppo da 75/18 su 2 batterie;
- 1 gruppo da 100/22 T. M. su 2 batterie;
- 1 batteria c. a. da 20 mm. su 4 sezioni (3);
c) trasformazione del 185° Rgt. fanteria «Nembo» (4) in reparto complementi della divisione;
d) aumento da 8 a 12 degli uomini della squadra fucilieri;
e) assegnazione di 1 autosezione pesante al comando di divisione e di 1 autosezione mista a ciascun Rgt. di fanteria;
f) soppressione della Cp. artieri d'arresto e del reparto trasporti.
Il trasferimento in continente non avvenne però così presto, come si sperava, e si dovette attendere ancora a lungo. Finalmente, verso il finire della prima decade del maggio 1944, i paracadutisti della «Nembo» poterono lasciare la Sardegna imbarcandosi e trasferendosi in continente, dove non tardarono ad affiancarsi ai reparti del Corpo italiano di liberazione nell'avanzata che li portò dalle più meridionali province d'Abruzzo alle province più settentrionali delle Marche.
Primo ad entrare in azione a fianco delle unità del C.I.L. - già schierato nella zona tra Costa S. Pietro, Monte Marrone e Monte Curvale - fu il 184° Rgt. paracadutisti «Nembo» (5) che, assegnato al C.I.L. il 18 maggio, si schierò, il 22, nella zona di Costa S. Pietro con un Btg. in 1° scaglione (XIV) e un Btg. in 2° scaglione (XIII), in difesa del settore «Rio Chiaro».
Pochi giorni dopo, il 27, il C.I.L. intraprese un'azione offensiva di largo respiro, alla quale i reparti del 184° parteciparono eseguendo una brillante avanzata, su terreno particolarmente aspro, sino a raggiungere le posizioni di Colie Porcazzete, Monte Cavallo e S. Biagio Saracinisco (6); dopo di che, ebbero ordine di spostarsi nel settore adriatico per andare a ricongiungersi con gli altri reparti della divisione «Nembo», dislocati nella zona di Treglio-Arielli.
Ai primi di giugno, tutte le forze nazionali combattenti poterono essere riunite insieme sotto il comando unico del C.I.L., nel settore adriatico delimitato: a sinistra dalle propaggini nordorientali del massiccio della Maiella; a destra dalla congiungente Paglieta-Crecchio-Chieti. Tale settore era ripartito, da destra a sinistra, in tre sottosettori: A, B ed E. I sottosettori A e B vennero affidati alla divisione «Nembo», la quale, l'8 giugno, balzava all'offensiva raggiungendo ed occupando Canosa Sannita, Orsogna, Filetto e, l'indomani, Ari, Giuliano Teatino, S. Rocco, Villamagna; quindi, con felice iniziativa, puntava su Chieti, dove sbaragliava le residue resistenze tedesche liberando così la città dalla occupazione nemica, nel mentre una sua pattuglia motociclisti raggiungeva Sulmona stabilendo il contatto con elementi inglesi. Dopo aver provveduto al rastrellamento della zona, la divisione si schierava, il giorno 11 giugno, nella zona di Chieti, e il giorno 12, effettuato il passaggio del fiume Pescara, nella zona tra Villanova, Cerratina e Cepagatti, pronta a riprendere l'avanzata verso nord.
Il 13 giugno, elementi motociclisti della «Nembo» raggiungevano l'Aquila, Penne e Castiglione.
Dopo qualche giorno, il 16, la divisione «Nembo» ebbe ordine di riprendere il movimento in direzione di Ascoli Piceno seguendo l'itinerario Chieti-bivio Pianella-Penne-Teramo. Successivamente venne precisato che la divisione doveva gravitare con le proprie forze nella zona di Teramo, spingendo avanguardie su Ascoli ed elementi celeri alla ricerca del contatto col nemico. Fu così che il giorno 18 giugno, elementi motociclisti della 184a Cp. «Nembo» raggiunsero la città di Ascoli, abbandonata sin dall'alba dai tedeschi.
L'avanzata dei reparti della divisione proseguì ancora; ma nella giornata del 21 la 184a Cp. motociclisti incontrava resistenza a Sarnano; la resistenza si faceva ancor più rigida nella zona di Abbadia di Piastra e Colbuccaro, dove accorrevano però in rinforzo altre unità della «Nembo», le quali si impegnavano contro il nemico posto a difesa della linea del Chienti. Proseguendo nell'avanzata, il 30 giugno reparti della «Nembo» raggiungevano Macerata e Talentino e si spingevano poi sul fiume Potenza.
Nella prosecuzione del movimento verso nord, un gruppo tattico della divisione paracadutisti andava ad urtare contro il nemico sistemato a difesa sulla sinistra del torrente Fiumicello. L'urto tra italiani e tedeschi dava luogo a una serie di azioni movimentate dal 2 al 4 luglio, con perdite sensibili da entrambe le parti.
Ma l'azione più dura, più gloriosa e più brillante, operata dalla divisione «Nembo , fu quella di Filottrano.
Per prima si ebbero azioni preliminari iniziate il 6 luglio, nel qual giorno il nemico oppose una forte reazione di fuoco, anche per via aerea. Anche nella giornata del 7, sfruttando le vantaggiose condizioni offerte dal terreno e dall'abitato, i tedeschi continuarono ad ostacolare l'avanzata dei nostri reparti.
Sulla base degli elementi raccolti con le azioni preliminari, la divisione «Nembo», appoggiata da quasi tutta l'artiglieria del C.I.L. e con il concorso di 2 gruppi pesanti di medio calibro e 2 reggimenti leggeri da campagna polacchi, il mattino dell'8 attaccò le posizioni di Filottrano articolata in due colonne e una riserva:
- colonna di destra, la più forte costituita dal 183° Rgt. paracadutisti con il XV btg. in 1° scaglione e il XVI btg. in 2° scaglione; compito: attaccare da est a cavallo della rotabile Villanova-Filottrano;
- colonna di sinistra, costituita da un solo Btg. (XIII del 184° Rgt. paracadutisti); compito: effettuare una azione sussidiaria, rispetto alla colonna di destra, attaccando Filottrano da sud a cavallo della rotabile Imbrecciata-Filottrano ;
- riserva divisionale, costituita dal CLXXXIV Btg. guastatori e dal XIV Btg. paracadutisti del 184°; compito: gravitare verso la destra dove si sarebbe svolto l'attacco principale.
Dopo tre ore di dura lotta, i paracadutisti riuscirono a portarsi sino al margine orientale dell'abitato di Filottrano, dove iniziarono un combattimento casa per casa per snidarvi i tedeschi che vi si erano asserragliati. Verso le ore 15, questi ultimi, appoggiati da carri e semoventi, contrattaccarono costringendo i nostri paracadutisti a retrocedere. Nel ripiegamento la 45a Cp. fu tuttavia lasciata a caposaldo nel fabbricato dell'ospedale.
Però i nostri paracadutisti tornarono ancora alla riscossa e, alle ore 19 circa, due compagnie, appoggiate da 5 carri armati «Sherman» della 5a divisione polacca, contrattaccarono impetuosamente sino a riprendere contatto con la 45a Cp., la quale potè così sganciarsi in gran parte dal nemico. Tuttavia, una nuova azione degli elementi blindati germanici e la sopraggiungente oscurità vietarono ai nostri paracadutisti di mantenere gli obiettivi raggiunti.
Durante la notte sul 9 i tedeschi evacuarono Filottrano e il 9 luglio, di buon mattino, pattuglie del XIII Btg. paracadutisti, fugate le ultime resistenze di elementi ritardatori nemici, avanzarono su Filottrano, la quale venne poi definitivamente occupata dal XIV Btg..
Gravi le perdite da entrambe le parti nelle giornate dal 6 al 9 luglio. Perdite nostre: 56 morti, 231 feriti, 59 dispersi; quelle del nemico: 90 morti accertati, 43 prigionieri, imprecisato il numero dei feriti e anche di morti sgombrati.
Per il brillante successo riportato dalla «Nembo» a Filottrano, i comandi alleati espressero il loro compiacimento e le loro «migliori congratulazioni».
Dopo l'azione di Filottrano, la divisione «Nembo» si schierò a sud del Musone e, quando le altre unità del C.I.L. avanzarono su Jesi, occupandola, anch'essa passò il fiume Musone e si portò sull'Esino. Il 25 luglio, durante una breve battuta d'aspetto del C.I.L., la divisione occupò un tratto del settore difensivo (settore sud), sulla sinistra e a cavallo dell'Esine, schierandosi sulle posizioni di Colle Onorato, Colle Mereghi, Tabano e sud di Jesi. Ma la sosta fu di breve durata e il 27 elementi motociclisti della divisione, nell'avanzata verso il Misa, raggiungevano Montecarotto, spingendosi anche su Serra de' Conti; entrambe le località venivano poi occupate e mantenute dalle fanterie paracadutiste contro i ritorni offensivi del nemico.
Avanzando oltre il Misa, verso la linea fosso delle Ripe-fiume Nevola, reparti della «Nembo» occuparono il 4 agosto Ostra Vetere, Barbara, Montale, Piticchio, e il 5 Ripalta, frustrandovi gli attacchi del nemico. In un successivo balzo in avanti verso il Cesano, il 10 agosto occuparono Loretetto e l'indomani anche Castelleone di Suasa, stroncandovi pure un attacco effettuato nelle vicinanze da una quarantina di tedeschi. Dove però l'azione fu un po' movimentata fu a Loretello, conclusasi con il pieno successo dei nostri paracadutisti.
Nell'ultima decade di agosto, la divisione «Nembo» passò, in un primo tempo, alla dipendenza temporanea d'impiego delle forze di cavalleria polacche, e subito dopo, in zona di riordinamento a sud di Macerata, dove apprese che tutto il C.I.L. si sarebbe trasferito nella zona di Piedimonte d'Alife (Benevento) per riorganizzarsi e costituire due Gruppi di combattimento: «Folgore» e «Legnano».
Si chiudeva così, per la divisione «Nembo», un ciclo operativo e, sotto veste organica diversa, se ne apriva un altro.

TRASFORMAZIONE DELLA DIVISIONE IN GRUPPO DI COMBATTIMENTO «FOLGORE».
In data 24 settembre 1944 la divisione paracadutisti «Nembo» venne sciolta e, sotto la stessa data, venne costituito, attorno al ceppo fondamentale della «Nembo», il Gruppo di combattimento «Folgore» (7) con una fisionomia organica caratteristica derivante dalla riunione di paracadutisti e marinai, come si può rilevare dalla formazione seguente (all. 48):
- comando (con 2 sezioni carabinieri e un nucleo inglese di collegamento tra comando Gruppo di combattimento e comando inglese);
- Rgt. paracadutisti «Nembo», su 1 Cp. comando reggimentale, 3 Btg., 1 Cp. mortai da 76 e 1 Cp. cannoni da 6 libbre (cal. 57 mm,); sarebbe stato formato con la fusione e con il concorso: dei due reggimenti 183° e 184° paracadutisti, del CLXXXIV Btg. guastatori, della 184a Cp. mortai, della 184a Cp. motociclisti e della 184a Cp. complementi: unità tutte già appartenenti alla divisione «Nembo»;
- Rgt. marina «S. Marco» (8), anch'esso su 1 Cp. comando reggimentale, 3 Btg. (il «Grado», il «Bafile» e il, «Caorle»), 1 Cp. mortai da 76 e 1 Cp. cannoni da 6 libbre (cal. 57 mm.); essendo approntati soltanto i Btg. «Grado» e «Bafile», si sarebbe dovuto provvedere a costituire ex novo il Btg. «Caorle» ;
- Rgt. artiglieria «Folgore», su 4 gruppi da 25 libbre (cal. 87), 1 gruppo controcarro da 17 libbre (cal. 76) e 1 gruppo contraerei da 40 mm.; ciascun gruppo su 2 batterie; sarebbe stato formato utilizzando il personale dell'artiglieria della divisione «Nembo» e di altre unità di artiglieria già appartenenti al C.I.L.:
- Btg. misto del genio, su 2 compagnie artieri e 1 Cp. teleradio;
- servizi (servizio sanitario con sezione di sanità e 2 ospedali da campo; Cp. trasporti e rifornimenti; deposito mobile materiali artiglieria e genio; officine meccaniche).
Rispetto agli altri due Gruppi di combattimento, «Cremona» e «Friuli», il lavoro per la organizzazione del Gruppo «Folgore» si presentò subito quanto mai complesso. Per i primi due Gruppi si trattava in sostanza di fare, di massima, un lavoro organico di trasformazione delle preesistenti divisioni completandole nel personale e dotandole di materiali nuovi; per il Gruppo «Folgore» si trattava invece di fare qualche cosa di più che non una semplice trasformazione organica. Basti pensare un momento che della vecchia divisione «Nembo» ben poco era destinato a rimanere in piedi nel Gruppo di combattimento «Folgore»; ciò può dare una idea della complessità del lavoro affrontato, le cui operazioni principali possono essere così riassunte:
- scioglimento di quasi tutte le unità di fanteria della divisione «Nembo» (183° e 184° Rgt., Btg. guastatori, Cp. motociclisti, Cp. complementi), per poter formare un solo Rgt. di fanteria paracadutista secondo le formazioni organiche previste;
- creazione ex novo di reparti e servizi, come p. es., il Btg. marina «Caorle» e molti degli organi dei servizi, dei quali non vi era neppure riscontro nelle precedenti formazioni italiane (Cp. trasporti e rifornimenti, deposito mobile materiali artiglieria e genio, officine meccaniche);
- fusione di personale proveniente in parte dalla divisione «Nembo» con altro personale proveniente da unità del C.I.L. e anche dalla divisione «Sabauda», per poter costituire il Rgt. di artiglieria e il Btg. misto del genio;
- trasformazione di altri reparti secondo i nuovi criteri organici.
Dovendo riunire nella nuova grande unità elementi di diversa provenienza, e persino di forze armate diverse (reparti dell'Esercito e reparti della Marina quali quelli del Rgt. «S. Marco»), si prospettò la necessità di amalgamare tutti i reparti dipendenti, così da poter formare rapidamente un fascio di energie ad alto rendimento (9). Bisogna dire subito che in questo l'azione dei quadri si dimostrò efficace e fattiva in quanto svolta in mezzo a uomini già ben disposti all'affiatamento.
Una necessità ancor più urgente fu quella relativa alla conoscenza e alla pratica delle armi, degli equipaggiamenti e dei materiali che man mano venivano dati in dotazione ai reparti. Tanto più poi che con i nuovi mezzi erano richiesti pure nuovi procedimenti.
Tutto il lavoro organico inteso a riordinare le unità del Gruppo di combattimento, a inquadrare i complementi in arrivo, a istruire il personale sui nuovi materiali in distribuzione, si svolse tra difficoltà di ogni genere, le quali furono tuttavia superate mercé l'elevato spirito della truppa e l'interessamento volenteroso e appassionato degli ufficiali.
Inizialmente i reparti del Gruppo furono dislocati a S. Potito Sannitico-Auduni-Calvisi-Gioia Sannitica-zona a sud di Piedimonte d'Alife. Nell'insieme la zona degli alloggiamenti era però priva di quelle risorse e di quei conforti che i combattenti della «Nembo» e del vecchio C.I.L. avevano sperato di trovare andando in zona arretrata dopo l'estenuante ciclo operativo compiuto. Solo ai primi di ottobre, tra il 4 e il 10, il Gruppo di combattimento potè ottenere di trasferirsi e sistemarsi in una zona di alloggiamenti più ampia e un pò più confortevole, tra Telese, S. Lorenzo Maggiore, Amorosi, Gioia Sannitica e Faicchio.
A comandare il Gruppo di combattimento «Folgore» venne destinato il generale di brigata Giorgio Morigi, che aveva già comandato la divisione «Nembo» (10).
Sia negli alloggiamenti della zona iniziale, come in quelli successivi, il lavoro organizzativo in mezzo ai reparti continuò sempre con ritmo intenso. Una volta messi i nuovi organi dei vari servizi in condizione di funzionare, fu anche possibile dare impulso alle operazioni di prelevamento e di distribuzione dei nuovi materiali ed equipaggiamenti in dotazione ai reparti.
Particolare cura fu poi posta nell'affiatare le varie unità, nello svilupparne il senso dell'emulazione e nell'elevarne, con tutti gli accorgimenti, il tono morale.
Verso la fine del gennaio 1945, la costituzione del Gruppo di combattimento «Folgore» poteva dirsi ben definita e ultimata dal punto di vista sia materiale che morale.

ATTIVITÀ ADDESTRATIVA.
Mentre si sviluppava intenso il lavorio organizzativo del Gruppo, veniva contemporaneamente dato impulso alla preparazione addestrativa dei reparti secondo gli orientamenti delle truppe alleate, fra le quali il Gruppo era in definitiva destinato ad operare. A tale scopo furono inviati a frequentare una serie di corsi, presso le scuole di addestramento inglesi, ufficiali, sottufficiali e graduati, destinati a costituire il primo nucleo di istruttori sulle armi, sui materiali e sui procedimenti d'azione dell'Esercito britannico.
L'addestramento venne svolto con una successione di tempi razionale in modo da diffondere gradatamente, in mezzo ai quadri e ai militari tutti, la conoscenza tecnica delle nuove armi, dei nuovi materiali e dei nuovi procedimenti mediante:
- corsi allievi istruttori, per la formazione di un sufficiente numero di elementi ben preparati, i quali, usando armi cedute temporaneamente in prestito anche da qualche altro Gruppo di combattimento, fossero stati poi in grado di preparare altri istruttori presso i vari reparti;
- corsi per specializzati, con i quali poterono esser preparati circa 800 conduttori di automezzi e cingolati e circa 200 marconisti;
- corsi di istruzione, in un secondo tempo, per tutti i reparti, sulle armi e sul tiro con esercitazioni pratiche;
- corsi di addestramento tattico per ufficiali subalterni e comandanti di compagnia, nonché corsi di conferenze orientative per gli ufficiali di tutti i gradi; seguivano, ai corsi, anche esercitazioni tattiche delle minori unità.
Non essendoci ancora una regolamentazione che desse un sicuro e chiaro orientamento all'attività addestrati va dei quadri, il comandante del Gruppo provvide, con la collaborazione degli ufficiali inglesi del nucleo di collegamento, a:
- far tradurre e diramare alcuni dei più importanti regolamenti tattici dell'Esercito britannico (sull'addestramento ed impiego del plotone di fanteria; sull'impiego dei reparti mortai da 3 pollici; sull'impiego del Btg. di fanteria; sul Btg. di fanteria nell'attacco notturno, nello scavalcamelo e nella sostituzione);
- far tradurre e diramare le circolari più importanti riflettenti l'organizzazione dei servizi e dei movimenti, nonché le liste di equipaggiamento normali e speciali (corrispondenti ai nostri tomi di mobilitazione), sempre dell'Esercito britannico;
- far tradurre e diramare le norme sulla manutenzione, sul funzionamento ed impiego dei nuovi materiali di artiglieria e del, genio.
Particolare cura fu posta sia nelle esercitazioni di tiro, sia nelle esercitazioni tattiche di plotone, di compagnia e di battaglione.
L'attività addestrativa, malgrado le condizioni stagionali sempre più avverse, venne intensificata con l'approssimarsi dell'entrata in linea del Gruppo di combattimento. Allo scopo di completare il programma addestrativo, vennero svolte in febbraio 1945, pur in condizioni sfavorevoli, esercitazioni a fuoco d'insieme con intervento di reparti di fanteria e di artiglieria e pernottamento in campagna; né furono trascurate affatto le esercitazioni notturne. Dei buoni risultati conseguiti in tale attività i comandi alleati si dimostrarono ben soddisfatti.

MOVIMENTI VERSO LA ZONA D'IMPIEGO.
Abbiamo visto che il Gruppo «Folgore» venne, in un primo tempo, sistemato nella zona del Sannio. A metà gennaio 1945, però, ebbe ordine di spostarsi nella zona di Ascoli; perché ciò avrebbe dato modo, al Gruppo, non solo di compiere un ulteriore periodo intensivo di addestramento su un terreno meglio idoneo di quanto non fosse quello del Sannio, ma di fare anche uno sbalzo avanti verso la zona d'impiego.
Il trasferimento venne compiuto, a fine gennaio, con gli automezzi, in condizioni climatiche particolarmente avverse, tanto che alcune colonne, durante il percorso in strade di montagna, rimasero per qualche giorno bloccate a causa della neve. Nondimeno, il 2 febbraio tutti i reparti raggiunsero al completo la nuova zona, dopo aver superato non lievi difficoltà.
Nella zona di Ascoli il Gruppo « Folgore » si dislocò nel triangolo Porto d'Ascoli-Mosciano-S. Angelo-Ascoli Piceno, passando nel contempo alle dipendenze operative del X Corpo britannico.
Trascorso un breve ma intenso periodo addestrativo, con risultati eccellenti, come è stato già accennato prima, il Gruppo venne giudicato dai comandi alleati in grado di poter essere impiegato in linea, anche con 15 giorni di anticipo sulla data prevista, nel settore del XIII Corpo britannico.
A fine febbraio, infatti, il Gruppo «Folgore» si spostò a nord per portarsi nella zona d'impiego, in sostituzione della 6a divisione corazzata britannica, tra il Gruppo di combattimento «Friuli» a destra e la 10a Divisione indiana a sinistra (Val Senio-Val Santerno).
Il movimento, tranne che per i mezzi cingolati i quali si spostarono per ferrovia, fu da tutto il Gruppo compiuto per via ordinaria su più colonne, in due tappe con sosta a Foligno e con inizio il 27 febbraio (11). Al termine della seconda tappa, i reparti raggiunsero la zona di Vicchio, dove sostarono la notte, proseguendo successivamente per la zona d'impiego.
Nella notte sul 1° marzo, i reparti del Gruppo di combattimento, secondo gli ordini ricevuti, cominciarono le operazioni di sostituzione in linea, sulle posizioni tra il Senio e il Santerno, ultimandole il giorno 3. Dalle ore 12 del 3 marzo, la responsabilità del settore già tenuto dalla 6a divisione britannica, venne assunta dal comandante del Gruppo «Folgore».



NOTE
(1) Il 185° Rgt. fanteria paracadutisti, col III gruppo artiglieria paracadutisti, era dislocato nell'Italia meridionale.
(2) Il gruppo tattico «Rizzatti» (XII Btg. del 184°) fece, per es., vero e proprio atto di ribellione affiancandosi ai tedeschi, non solo, ma commettendo pure azioni delittuose come quella contro il capo di S. M. della divisione, ten. col. Bechi Luserna, ucciso sol perché, «pur consapevole - come scrisse il comandante di divisione in una sua relazione - del grave rischio al quale si esponeva, volle raggiungere il gruppo "Rizzatti" nell'intento di ricondurlo alla ragione».
(3) In seguito, quando la divisione «Nembo» si trovò ad operare col C.I.L., al 184° Rgt. artiglieria paracadutisti, il 5 agosto 1944, venne assegnato il III gruppo controcarri da 57/50.
(4) Il 185° Rgt. paracadutisti «Nembo», all'atto dell'armistizio, si trovava dislocato, come si è detto, nell'Italia meridionale.
(5) Qui ci si riferisce ai reparti della divisione «Nembo» provenienti dalla Sardegna, in quanto occorre tener presente che alle dipendenze del C.I.L. si trovava ad operare già da tempo un altro reparto paracadutisti «Nembo» (il CLXXXV Btg.), che però non proveniva dalla Sardegna.
(6) In queste note si danno solo dei cenni sommari sull'azione svolta dalla divisione «Nembo» col C.I.L. Le notizie particolareggiate sono contenute nella monografia "Il Corpo Italiano di Liberazione".
(7) In un primo tempo, le autorità nostre ed alleate avevano pensato di dare al Gruppo di combattimento la denominazione di «Nembo». Successivamente, però, sotto la suggestione del ricordo delle gloriose gesta compiute in Africa, specie ad El Alamein, dalla divisione paracadutisti «Folgore» (della quale si era cercato persino di effettuare la ricostituzione, anche nella stessa Africa, utilizzando i nostri prigionieri), prevalse il concetto di dare ai Gruppo di combattimento la denominazione di « Folgore».
(8) Il Rgt. «S. Marco», formato coi Btg. «Bafile» e «Grado», aveva operato con le truppe del C.I.L. durante l'avanzata dall'Abruzzo alle Marche (zona di Urbino): da prima col solo Btg. «Bafile»; successivamente, con tutto il Rgt.
(9) Merita conto ricordare che nei paracadutisti e nei marinai la stessa terminologia di uso corrente era diversa: là dove i primi per es. parlavano di «adunata», di «spaccio», di «magazzino», di «libera uscita»..., i secondi dicevano invece «assemblea», «cambusa», «cala», «franchigia».
(10) Il gen. Morigi, in occasione dello scioglimento della divisione «Nembo» e della costituzione del Gruppo di combattimento «Folgore», rivolse due vibranti ordini del giorno alle truppe: col primo esaltò l'opera della «Nembo» svolta « dall'intensa e dura preparazione in terra di Sardegna al cammino di gloria percorso nel cuore della Penisola; col secondo rivolse il suo saluto augurale ai paracadutisti e ai marinai che, «fusi in uno stesso ideale» e «sintesi delle più belle energie e delle più nobili tradizioni dell'arditismo d'Italia», si accingevano a raccogliere e lanciare sul nemico la fiaccola di gloria della divisione «Folgore», eroicamente scomparsa «nel crogiolo ardente della battaglia di El Alamein».
(11) Prima di portarsi sul fronte di combattimento, il Gruppo fu visitato da S.A.R. il Luogotenente del Regno, che ebbe in tale circostanza parole di compiacimento e di elogio per le truppe del Gruppo.


FONTE
"I Gruppi di Combattimento (1944-1945)", USSME, Roma, 1951, pagg. 229-244.

Vito Zita

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