Il
Autoblinda AB40
Argomento: Da AFV Interiors Data: 25/1/2018
Le autoblindo della serie “AB” furono il risultato della collaborazione fra la SPA e la Ansaldo (produttrice dei CV 33) concepito durante la guerra civile spagnola per sostituire le antiquate Lancia allora in servizio. I prototipi dell’AB40 furono testati nel 1939 e l’anno seguente ne iniziò la produzione su larga scala che vide la produzione di circa 550 veicoli, fra AB40, AB41 e AB43.
L’ AB40 presentava alcune caratteristiche progettuali di notevole interesse, compreso un sistema del tutto originale di sterzatura e sospensioni. Ad esempio, le quattro ruote erano ammortizzate indipendentemente ed ognuna era direttrice.



C’erano due posti di guida contrapposti, uno in caccia ed uno in ritirata, per un agevole e rapido disimpegno nei confronti di mezzi nemici con i quali evitare il contatto. La principale differenza fra le tre versioni delle blindo AB era costituita dall’armamento principale.
La maggior parte delle macchine prodotte fu assegnata ad unità di cavalleria e di ricognizione nonché alle divisioni corazzate e motorizzate.
Nella foto uno dei prototipi dell’AB40, già definita nella sua configurazione che cambiò poco in fase di produzione.

Parte 1
La maggior parte delle illustrazioni di questo testo viene da tre diverse fonti: la prima è un rapporto dei servizi d’informazione britannici datato Maggio 1943, redatto dalla “School of tank technology” (STT); la seconda fonte è una serie originale di foto degli interni del mezzo prese da Pietro Podavini su due blindo, una conservata nel Museo di Trieste e l’altra a Bologna. Pietro ha già collaborato con AFV INTERIORS e, una volta ancora, ci è stato d’aiuto fornendoci queste immagini; la terza fonte è il nostro collaboratore sudafricano Steve Tegner che ci ha concesso le sue immagini dell’AB41 conservata al Museo Militare di Johannesburg. Questa è l’AB 41 catturata dai britannici e inviata in Inghilterra per la valutazione, i cui risultati furono trascritti nel rapporto dell’STT. Ci sono diverse caratteristiche da osservare su questa macchina. La prima è lo spostamento dei fanali anteriori dai parafanghi, come erano nel prototipo, all’interno della corazza frontale, protetti da sportelli corazzati controllati dall’interno con delle leve, come vedremo più avanti. Da notare anche che la macchina è dotata di antenna radio sul lato sinistro della casamatta e, infine, che ci sono delle prese d’aria protette con blindatura sui lati della torretta. Queste prese d’aria erano il solo mezzo per garantire un afflusso d’aria fresca al capoblindo in torretta, come vedremo più avanti. Per inciso, il nome “Polish Carpathian Lancers” visibile sulla fiancata del mezzo si riferisce ad un’unità di cavalleria formata nel Sinai nel 1940 da esuli polacchi che avevano già combattuto sul fronte francese e dalla metà dello stesso anno dipendenze del Comando Britannico del Medio Oriente. L’unità fu poi presente in Nord Africa dal Marzo del 1941 inquadrata nell’8a Armata quando Rommel e le truppe tedesche arrivarono in Africa. Immagino che i britannici rifornirono i Carpathian Lancers con le AB41 catturate agli italiani dopo la loro sconfitta nelle prime fasi della guerra in Libia [n.d.t.: a quell’epoca il R.E. non disponeva ancora di AB 40 né, ovviamente, di AB 41]. I Carpathian Lancers parteciparono poi alla difesa di Tobruch e ad altre importanti operazioni prima in Nord Africa e successivamente in Italia. Sembrerebbe che qualcuno, nel Comando britannico decise di inviare una AB 41 dei Carpathian Lancers dall’Africa in Inghilterra per le valutazioni. Non so dire come questo avvenne ma sarebbe una storia interessante. Ma è anche interessante sapere che questa macchina ebbe Italiani e Polacchi come proprietari per poi finire in Inghilterra per venire studiata.

L’equipaggio dell’AB 40 era costituito di quattro uomini: capoblindo/cannoniere in torretta; mitragliere in ritirata; due piloti, uno in caccia e uno in ritirata. Le prime macchine furono armate con tre Breda 38 da 8mm, due delle quali in torretta e la terza in casamatta in ritirata. L’armamento cambiò con le AB 41 e poi ancora con le AB 43. Nell’AB 41, una delle mitragliatrici in torretta fu sostituita con una mitraglia Breda 35 da 20mm e le foto che si vedono in questa foto del Museo dei Mezzi Corazzati sono AB 41 italiane che attraversano un villaggio libico nel 1942 [n.d.t.: questa classificazione è impropria. Già in fase di contrattualizzazione venne deciso di sostituire l’armamento principale delle AB40, costituito da due mitragliatrici da 9mm abbinate, con la mitragliera Breda da 20mm. Con certezza solo 4 AB40 con le 8mm vennero consegnate alla Scuola di Cavalleria di Pinerolo e 7 in versione ferroviaria al Genio Ferrovieri. La maggior parte dei mezzi prodotti erano AB40 armate con Breda da 20mm] Il pilota si trovava al centro della parte anteriore dello scafo nella cui parte posteriore erano ricavati due sportelli per l’accesso e l’uscita dell’equipaggio; mentre il portello per il capoblindo era situato sul cielo della torretta.

Gli Inglesi furono molto interessati al progetto e alle potenzialità delle AB40 e 41 incontrate in Nord Africa tanto da inviare un paio di mezzi catturati in Inghilterra, alla School of Tank Technology a Chobham, per approfondirne lo studio [n.d.t.: la risposta alleata alle AB fu la T17E1 Staghound]. Questo è uno dei disegni delle componenti interne di un’AB 40 che furono accuratamente rilevate in uno dei report dell’STT. Come ho già detto, la principale differenza fra l’AB 40 e l’AB 41 fu la sostituzione delle due mitragliatrici in torretta con una mitragliera da 20 mm, mantenendo una mitragliatrice coassiale. Altrimenti, a parte una risistemazione delle riservette delle munizioni, l’interno delle due varianti era sostanzialmente identico. Anche l’AB 43 era molto simile, con l’armamento composto da un cannone da 47 mm e una mitragliatrice da 8 mm coassiale e senza la mitragliatrice da 8 mm in ritirata. Questo disegno è molto dettagliato, ma noi, al momento, ne analizzeremo le componenti principali, rinviando a più tardi la disamina dei dettagli. In origine i fari erano montati sui parafanghi dei prototipi e sulle prime AB 40, ma con l’AB 41 furono spostati all’interno dello scafo, ai lati del visore per il pilota e avevano delle coperture blindate che potevano essere aperte dal pilota con due leve. Si vede la posizione del faro a destra del visore del pilota all’estrema destra del disegno. Si noti che il volante è leggermente arretrato verso il pilota per adattarsi alla piastra inclinata della corazza frontale. Subito dietro il sedile del pilota c’è il vano della torretta col sedile del cannoniere che sporge dal bordo dell’anello; sul poggiapiedi si vedono i comandi di sparo a pedale per la mitragliera e per la mitragliatrice coassiale e, sul margine anteriore dell’anello di torretta il volantino di brandeggio. Ai lati dello scafo si notano le riserve di munizioni per tutte le armi e, nella parte posteriore della camera di combattimento, il volante posteriore e la seconda mitragliatrice. Passiamo ora ad osservare in dettaglio la zona del guidatore e dei comandi posti nella parte anteriore dell’AB.

L’ingrandimento del precedente disegno mostra molti dettagli della zona del pilota; si vede il comando di apertura della protezione dei fari a sinistra del faro stesso ed un comando simile controllava l’apertura del visore per il guidatore. Si noti che il posto di guida è fornito di un iposcopio per la guida in combattimento a sportello chiuso; quando non veniva usato, l’iposcopio era custodito nel suo contenitore, sul pavimento a sinistra del sedile del guidatore. Il piantone dello sterzo usciva dal pavimento passando in mezzo alle gambe del guidatore e aveva, in cima, un pulsante per il clacson. Sul pavimento, di fronte al sedile, si trovavano i pedali della frizione, del freno e dell’acceleratore, rispettivamente da sinistra a destra; a destra del sedile la leva del cambio e dell’inversione di marcia; ancora sullo stesso lato, il freno a mano e una scatola con i comandi per l’acceleratore manuale, l’aria e la regolazione dell’anticipo.

In questa immagine tratta dal rapporto dell’STT si vede la postazione del pilota con un paio di particolari degni di nota: la struttura tubolare arcuata che attraversa da destra a sinistra il vano di guida che non sosteneva solo il cruscotto e il piantone dello sterzo ma rinforzava anche quella dei due gruppi sterzanti delle ruote anteriori. Di fronte al pilota si trovava il serbatoio da 20 litri della riserva di carburante e lo schienale del sedile era ribaltabile per consentire un accesso più agevole. L’interfono, separato dalla radio, consentiva le comunicazioni con gli altri membri dell’equipaggio. Il serbatoio che si vede a sinistra conteneva il fluido specifico per l’impianto di frenatura.

Nella parte posteriore della camera di combattimento si trovavano due sedili, uno per il secondo pilota e l’altro per il mitragliere, in primo piano nel disegno. A destra del sedile del secondo guidatore, nella parte superiore del portello si trovava una feritoia per l’uso delle armi personali, con maniglia per la chiusura. Due estintori erano appesi alla sinistra delle riservette per le munizioni da 8 e 20 mm. La mitragliatrice posteriore da 8 mm è parzialmente visibile sul suo supporto a sfera con un sacco di tela sulla destra per il recupero dei bossoli sparati. Una canna di riserva per la mitragliatrice era custodita sul lato dello scafo, sotto la radio e subito sopra il pavimento, fissata con cinghie al lato di uno scaffale per munizioni. Si noti la pericolosa sistemazione del serbatoio di carburante proprio davanti al mitragliere posteriore e quello dell’acqua di fronte alla postazione del secondo guidatore; non c’era alcuna paratia tagliafiamma fra questi membri dell’equipaggio e il vano motore in fondo alla macchina. Quando il mezzo si muoveva in avanti i fumi degli scappamenti si disperdevano all’esterno ma in caso di guida inversa gli stessi tendevano a rientrare nella camera di combattimento, creando non pochi problemi all’equipaggio. Perché non fu prevista una paratia fra vano motore e camera di combattimento resta, per me, un mistero se non, forse, per consentire l’accesso al motore dall’interno del mezzo.

Anche se nella precedente immagine era visibile un solo serbatoio per il combustibile, in realtà ce n’erano tre: uno di fronte al posto di guida posteriore (in alto a destra nell’immagine); un altro, il principale, sotto il pavimento del mezzo ed uno di riserva nella parte posteriore del motore. Una serie di pompe consentiva di attingere carburante da qualunque serbatoio e se uno veniva danneggiato poteva essere isolato a mezzo di valvole così che gli altri due continuassero ad essere usati senza perdite. Si noti anche che il sedile del mitragliere posteriore era progettato in modo da poter essere ripiegato per fornire più spazio accanto al guidatore, quando necessario. In proposito, si osservi che non c’è abbastanza spazio fra la torretta e la postazione del mitragliere; quando la torretta ruotava, il sedile del capocarro interferiva con la postazione del mitragliere, come se questa fosse un’aggiunta alla configurazione iniziale della macchina; la postazione posteriore del mitragliere venne poi eliminata nella versione AB 43.

Questa immagine proviene sempre dal rapporto della STT e ritrae la parte posteriore della camera di combattimento; la postazione del mitragliere posteriore è stata rimossa per consentire la visione della sistemazione di questa parte dell veicolo. La mitragliatrice da 8 mm aveva una sacca di tela per la raccolta dei bossoli espulsi e a sinistra dell’arma si trovava il mirino telescopico, con il poggiafronte. Un altro interfono era montato sulla corazza, vicino all’apertura del visore, mentre si notano anche due serbatoi, uno di riserva per il carburante, a sinistra, e quello dell’acqua per il radiatore a destra. Si noti il pannello degli strumenti, al centro sotto la scatola dell’interfono e tutte le leve di comando già viste nella parte relativa alla postazione di pilotaggio anteriore. La struttura tubolare che si vede a destra dell’immagine è il supporto per i pedali di sparo del capoblindo; anche se non si vede molto bene in questa immagine, il volante del posto di pilotaggio posteriore era facilmente rimovibile, per consentire l’accesso agevole alla postazione di guida, grazie a una vite a farfalla centrale fissata al piantone, analogamente al sistema usato nelle moderne auto da corsa nelle quali il pilota rimuove lo sterzo per accedere alla postazione di guida.

Nella torretta si trovava la mitragliera da 20 mm e, a sinistra, la mitragliatrice coassiale da 8 mm. Il cannocchiale di puntamento si trovava a destra della mitragliera mentre nell’angolo posteriore sinistro del cielo della casamatta si vede un iposcopio.
Si noti che il meccanismo di brandeggio era un volantino con una scatola di ingranaggi collegata alla corona dentata della torretta; questa era fissata allo scafo e a destra del supporto per il sedile si vede uno dei blocchi di fissaggio della torretta.
Il sedile del capoblindo (che fungeva anche da cannoniere) era anch’esso ripiegabile e dotato di una cintura fissata alla struttura di sostegno, a sua volta imbullonata alla parte posteriore della torretta.
Sul poggiapiedi si trovavano due pedali di comando per l’azionamento dell’armamento principale e secondario di torretta mentre si vedono più chiaramente gli scaffali per le munizioni da 8 e 20mm dei quali si parlerà ancora più avanti.
L’arma principale dell’AB41 era una Breda mod. 35 da 20mm, nata per uso contraereo. L’arma funzionava con meccanismo a recupero di gas con 10 diverse posizioni ed era alimentata da sinistra con i bossoli sparati che venivano reinseriti nella lastrina, poi espulsa dal lato destro.
Quest’arma era interessante per più di un motivo: non solo rimuoveva i proiettili dalla lastrina per spararli ma reinseriva i bossoli nella stessa prima di espellerla dal lato destro; questa particolarità, invece, non era presente sulla Breda da 8mm, appositamente studiata per i mezzi corazzati, che era alimentata con caricatori a inserimento dall’alto.
La Breda da 20mm aveva una maniglia sulla parte posteriore sulla quale si trovava anche il pulsante di sparo.
La mitragliatrice da 8mm coassiale, come pure quella in ritirata, era Breda mod. 38 anch’essa del tipo a recupero di gas; come detto era alimentata dall’alto con caricatori di 24 colpi, simili a quelli del Bren; la pesante canna delle armi da 8 mm era del tipo a cambio rapido; si noti che anche il capoblindo aveva a disposizione, sul cielo della torretta, un periscopio che ruotava di 300 gradi con ingrandimento 1x. Funzionava col principio del quadrante e aveva uno un mirino stazionario.
Sulle pareti della torretta, per l’uso delle armi individuali, si trovavano anche feritoie dello stesso tipo di quelle montate sui portelli di accesso.

Sempre dal rapporto britannico, questa vista dell’interno della torretta dallo scafo di un’AB41. In alto si riconosce il cannocchiale di puntamento con il poggia fronte e si noti che l’ottica non è costituita da un semplice tubo ed ha, sulla destra, un oculare articolato. Questo consente al capocarro di restare ben distante dalle armi e dalla maniglia di carica a sinistra del cannocchiale, che arma il cannone da 20mm mentre la maniglia di carica della Breda da 8mm si trova sull’arma stessa.
Si noti anche l’asta filettata che sporge sotto l’affusto del cannone, nella parte bassa centrale dell’immagine; fa parte del meccanismo di alzo che sarà esaminato più in dettaglio nella Parte 2. Appeso all’arma si nota anche il sacco di tela per il recupero dei bossoli sparati, dalla parte opposta dell’asta filettata; l’alzo delle armi era compresso fra 18° in elevazione e 9° in depressione; con quattordici rotazioni della manovella dell’alzo portava le armi da un estremo all’altro.

L’immagine del rapporto britannico della parte sinistra dello scafo mostra gli scaffali di legno per le munizioni da 20 mm e quelli verticali per i caricatori da 8 mm. Si nota anche una parte dell’apparecchiatura radio, i trasformatori. La maggior parte degli scaffali per i caricatori da 20 mm ha una copertura in tela che qui è mostrata aperta ma poteva essere tirata su e fissata alla parte superiore dello scaffale stesso.
Nella torretta non ci sono meccanismi elettrici e quelli che si vedono sono i cavi Bowden (come quelli dei freni delle biciclette) del comando di sparo a pedale delle due armi di torretta
L’illuminazione all’interno delle AB era limitata alle lampadine dei due quadri degli strumenti e quella in torretta, vicino al portello.

Lo schizzo della parte sinistra dell’interno della casamatta proviene ancora una volta dal rapporto dello STT. Gli scomparti per le munizioni e una grande scaffalatura caratterizzano il disegno, ma si vedono anche gli estintori come pure tre piastre, presumibilmente per gli apparati radio. L’apparecchio più usato nel periodo centrale della guerra era il TR7 , ma non si sa molto dell’uso sui mezzi corazzati. Quello che so sul TR7 è che era una ricetrasmittente prodotta dalla Magneti Marelli a partire dal 1940 (L’azienda è ancora operativa come Magneti Marelli Holding s.p.a.). La modulazione della frequenza era compresa fra 27.2 e 33.4 Mhz con quattro canali preselezionabili. L’apparecchio TR7 era una radio AM che poteva funzionare anche in radiotelegrafia con una potenza in uscita di 8 watt. [n.d.t.: le blindo del Regio Esercito installavano tipicamente un apparato radio RF3M di produzione Magneti Marelli montata sul fianco destro del mezzo, ma si sono viste immagini di veicoli dotati di una stazione RF2CA montata posteriormente].

Lo chassis dell’AB41 era identico a quello dell’AB40; l’AB43 aveva un motore diverso ma le altre componenti automobilistiche erano molto simili. La maggior parte del telaio era costituita di tubolari d’acciaio, alcuni di sezione rettangolare ed altri quadrata. In fondo si vede il pannello degli strumenti, molto semplice, e la leva del cambio, sotto il pannello. Alla base del piantone dello sterzo si vedono i pedali della frizione, del freno e dell’acceleratore; da notare anche le scatole del meccanismo di sterzo sopra i supporti delle sospensioni di ogni ruota anteriore. Il telaio costituito di scatolari è molto evidente in questa immagine dove si nota il profilo che unisce le ruote anteriori attraverso la parte superiore del telaio, sopra il motore.
Nella parte mediana posteriore del telaio si trovano i due serbatoi, quello della riserva a destra e quello per il liquido di raffreddamento a sinistra. Si vede anche il volante per la guida in ritirata. Gli spazi erano piuttosto angusti e, nell’immagine, il volante appare rimosso per consentire l’accesso al guidatore.
Su questo lato dei due serbatoi si vedono, ovviamente, il motore e i due scappamenti, nonché le due prese d’aria sulla destra della testata del motore; su questo lato del telaio sono montati due radiatori e, non visibili nell’immagine, le due ventole che portavano aria nel comparto motore dalla parte superiore per poi forzarla attraverso il radiatore e, alla fine, espellerla dalla parte posteriore del mezzo. Il serbatoio rettangolare a sinistra del motore è per l’olio motore.
Il motore era un sei cilindri in linea, a benzina e forniva 80 hp e una velocità su strada di 76 km/h e su terreno vario di 30 km/h. La capacità dei tre serbatoi era di soli 118 litri di carburante ma il serbatoio ausiliario, visibile a sinistra del motore, conteneva ulteriori 56 litri con un’autonomia complessiva, su strada, di circa 400 km.
Il cambio a cinque marce aveva un meccanismo di overdrive che forniva sei marce in avanti, più di quanto riscontrabile su altri mezzi similari del periodo. Per la guida in ritirata erano, invece, disponibili solo le prime quattro marce.

Questa illustrazione mostra la sistemazione e l’ingombro di alcuni accessori del motore nell’AB 41. Verso il retro del mezzo si vedono entrambe le ventole del radiatore e le relative cinture di trasmissione, nella parte alta dell’immagine. Il serbatoio scatolare dell’olio motore, già visto nell’immagine precedente si vede anche qui, in alto a destra. Si può vedere il percorso dell’olio verso i filtri, mediante la pompa e, infine nel motore. Il magnete è sul lato sinistro ( a destra nell’immagine). Il lato sinistro dell’immagine mostra il motorino d’avviamento, la leva dell’acceleratore e il generatore. All’estrema sinistra si vede un filtro dell’aria a ridosso del limite del comparto motore. L’immagine più piccola mostra come si inseriva il motore nei profili del telaio, fra le ruote posteriori, circondato di profili del telaio, quadrati sotto e tondi sopra.
Secondo il rapporto dello STT, il magnete era tipo “Marelli” montato in basso a ridosso del motore (a destra nell’immagine) e viene azionato dagli ingranaggi di sincronizzazione mediante un albero chiuso e accoppiamento di tipo Vernier . Anche il generatore che si vede nell’immagine era di tipo “Marelli” ed era azionato dalla scatola di sincronizzazione a mezzo di un albero di trasmissione e una catena a rulli con accoppiamento flessibile. Oltre al motorino d’avviamento c’era anche una manovella per l’avviamento manuale alloggiata nella piastra posteriore in un’apposita un’apertura munita di un cappellotto avvitato per protezione.

Rimuovendo la maggior parte delle piastre di scafo, si avrebbe questa vista del telaio, trovandosi di fronte al mezzo e guardando verso la parte posteriore. Il piantone dello sterzo per la guida posteriore a ridosso del motore; dalla parte di chi guarda si vede la scatola del cambio principale e quella per la guida in ritirata che erano, alternativamente, collegati alla trasmissione prima di essere collegato al differenziale, in primo piano nell’immagine. Il mezzo è a quattro ruote direttrici quindi c’è un albero motore che entra nel differenziale e quattro semiassi, ognuno uscente dal differenziale verso ogni ruota. Tutto il meccanismo descritto era necessario per trasferire la potenza dall’albero motore/cambio alle ruote. Lo schema successivo mostrerà come veniva realizzato.

Il disegno in basso a destra mostra la configurazione complessiva del differenziale, al centro del telaio e i quattro alberi, ognuno collegato a una ruota, con giunti cardanici e scatole di ingranaggi. I giunti cardanici erano necessari per dare flessibilità alla meccanica; le ruote dovevano poter seguire le asperità del terreno mentre il differenziale era direttamente imbullonato al telaio.
Il disegno in alto mostra il funzionamento del differenziale che abbiamo visto nell’ultima figura. L’albero di trasmissione arrivava al differenziale attraverso la scatola del cambio e una serie di ingranaggi rimandava a due semi-alberi, uno per lato. Il semi albero a destra, attraverso due ulteriori semi-alberi trasmetteva il movimento alle ruote della parte destra del mezzo; in questo disegno del rapporto Britannico, il lato destro del mezzo è chiamato “off-side” (lato esterno), come da convenzione.
Tale convenzione trae origine dalla consuetudine del capomacchina di trovarsi, in genere, sul lato sinistro del mezzo, subito dietro il cannoniere, per cui il lato del capomacchina è il “near-side”, lato interno o vicino, mentre l’altro è il lato esterno o lontano.
Analogamente, l’altro semi-albero trasmetteva il movimento a due ulteriori semi-assi e, quindi alle relative ruote, attraverso scatole di ingranaggi.
Il brillante risultato del differenziale così configurato è che, in curva, ogni ruota poteva girare autonomamente, alla propria ottimale velocità di rotazione; in altre parole, si può immaginare di guidare in curva sterzando con le sole ruote anteriori: la ruota posteriore interna rallenterà la propria velocità di rotazione mentre quella esterna no; se la curva è molto stretta potrebbe succedere che mentre la ruota interna si blocca addirittura, quella esterna aumenta molto la propria velocità di rotazione; Se le ruote posteriori fossero rigidamente connesse fra loro con un asse, gli pneumatici striderebbero a causa della differente velocità di rotazione delle due ruote. Il differenziale fra le due ruote serve proprio a consentire una diversa velocità di rotazione alle stesse, perché queste non sono connesse fra loro rigidamente, bensì attraverso meccanismi indipendenti.
Se il veicolo ha le quattro ruote motrici e direttrici si può ben immaginare quanti problemi sorgerebbero se non ci fosse un differenziale; inoltre ognuno dei quattro semi-assi che trasmettono il movimento alle ruote è collegato ad un ulteriore giunto cardanico e, quindi, ad una specifica scatola di ingranaggi. Ma questa è una gatta da pelare che non tratteremo in questa parte.
Qui termina la parte 1. Nella parte 2 approfondiremo l’esame degli interni grazie alle foto fornite da Pietro Podavini; ulteriore approfondimento nella parte 3 con le foto di Steve Tegner.

Parte 2
In questa seconda parte analizzeremo le immagini relative a due blindo giunte fino a noi, una vista ad un raduno a Bologna e l’altra conservata presso il museo De Enriquez di Trieste. Questa immagine mostra gli interni dell’AB 43 restaurata di Bologna relativi al posto di pilotaggio ed alle riservette munizioni poste sul lato sinistro dello scafo. Il portello per la visione del pilota è aperto tramite la leva che si vede sulla destra dello stesso, con la slitta per il montaggio dell’iposcopio (mancante) sopra alla feritoia. La slitta utilizza un meccanismo rotante, ben visibile, per la chiusura della feritoia quando l’iposcopio non è montato.
Sulla sinistra del visore del pilota si vede uno dei fanali anteriori con la leva di manovra della relativa blindatura protettiva. Sotto al volantino c'è il tipico caschetto da motociclista/equipaggi corazzati usato nella II Guerra Mondiale. Sulla sinistra dello scafo altre riservette sia per le munizioni da 20 che da 8mm con davanti il sedile imbottito del capo blindo. E' anche parzialmente visibile il sedile del conduttore il cui schienale appare sbloccato e ruotato quindi con un solo supporto in posizione. Sulla destra del volante si intravede parte del cruscotto.
 

Questa foto offre una vista migliore dello schienale del sedile del pilota e di come sia operato, ossia tramite la manopola di legno che aziona il meccanismo a molla di blocco/sblocco, senza il quale l'accesso del pilota sarebbe tutt'altro che agevole vista l'assenza di uno specifico portello ed il ridotto spazio di manovra nel vano do combattimento.
Altro particolare interessante è il giubbone in pelle nera caratteristico degli equipaggi blindo/corazzati del periodo, completo delle stellette sul bavero ed appoggiato sul sedile del pilota sulla nostra sinistra.

Una vista del frontale anteriore destro della blindo, in questo caso ricordiamo che è un'AB 43, ci mostra ulteriori dettagli. Il fanale anteriore destro con la blindatura alzaea e con la leva di comando in basso, con sotto ben evidente il passone della ruota. Tutto intorno all'alloggiamnento della ruota di scorta destra ci sono altri alloggiamenti per i caricatori da 20 e 8mm. Il progetto prevedeva gli alloggiamenti delle ruote di scorta incassati nello scafo per ridurre gli ingombri del mezzo ma a danno dello spazio disponibile per le dotazioni [n.d.t.: all'autore è sfuggito che tale sistemazione permetterva che venissero usate come ruote folli in caso di superamento di ostacoli verticali]. Sotto al pavimento erano ricavati altri spazi di carico. Sono anche visibili parte del supporto del sedile del capoblindo e del volantino per il brandeggio della torretta.

Il cruscotto nero spicca bene contro gli interni di colore bianco; questo include il contachilometri (che indica da 0 a 100 km/h), l'indicatore del carburante (solo per il serbatoi principale ed anteriore), i pulsante di sblocco dei magneti e di avviamento, l'interruttore delle luci ed una spia. Il cruscotto posteriore ha gli stessi strumenti ma disposti su un pannello di foggia diversa.
La corazzatura era spessa 9mm sia per lo scafo che per la toretta, quindi molto più sottile di quella presente sugli altri veicoli blindati della II GM. La maggior parte delle lamiere erano normali e solo poche erano fuse, come ad esempio quelle dello scudo della torre, delle protezioni dei fari e dei portelli dei visori. Le lamiere erano imbullonate e rivettate ed una certa impermeabilità era garantita da carta catramata inserita negli interstizi. In ogni caso c'erano molte aperture dalle quali potevano entrare delle schegge in fase di combattimento.

Anche se l'immagine è un po' sgranata, ci da una buona impressione delle reali dimensioni degli interni del veicolo, grazie alla presenza del pilota. La maggior parte dei comandi è facilmente raggiungibile ed il posizionamento del visore consente una buona visuale del terreno anche a distanza ravvicinata anche se non ha un vetro blindato a protezione del conduttore, anche se ne è previsto uno in vetro per la marcia in condizioni metereologiche avverse. E' da notare come la statura del pilota dovesse essere idealmente bassa per permettere la miglior visione anteriore possibile.
La dotazione era di 344 colpi da 20mm contenuti in 43 piastrine da 8 colpi ciascuna (14 delle quali immagazzinate sulla parte destra dello scafo e 29 su quello sinistro) e di 2040 colpi da 8mm in 85 caricatori da 24 colpi caduno; trovavano alloggio nelle 40 riservette sulla sinistra e nelle 45 sulla destra dello scafo, con le munizioni da 20mm stoccate orizzontalmente e quelle da 8mm verticalmente. Il rapporto del STT avanza dei dubbi sull'afficacia di tale disposizione ed evidenzia come le scaffalature in legno per accogliere le munizioni fossero a rischio di incendio.

Questa bella immagine degli interni della torre la mostra in relazione con lo scafo sottostante. In basso a destra sono visibili il visore del pilota, il fanale destro e parte degli alloggiamenti per il munizionamento. Sulla destra, a mordere sull'anello di torretta protetto per quasi la sua interezza, c'è il meccanismo manuale per il traverso comandato da un volantino. Sempre sull'anello, ma tutto a sinistra nella foto, il meccanismo per il blocco del brandeggio della torre, una semplice manopola che si contrappone se girata in posizione impedendone la rotazione.
Superiormente all'anello c'è il mantello a protezione dell'armamento pricipale e della mitragliatrice abbinata con l'alloggiamento per gli strumenti di puntamento e, sulla sinistra, la manovella di elevazione che agisce su una vite imperniata al cielo della torretta, soluzione semplice ed abbastanza comune in questo tipo di veicoli ma che ha lo svantaggio che alla massima elevzione gli ingombri nel vano di combattimento diventano molto angusti.
E' anche visibile il perno sinistro di fissaggio del mantello e il telaio con i bulloni che lo fissano alla torre. Lo smontaggio della Breda da 20mm prevedeva che fosse sganciata dalla sede ed estratta aprendo il portello situato sul retro della torre, che poteva essere aperto solo dall'interno del mezzo.

L'immagine mostra un bel dettaglio del sistema di brandeggio/elevazione/puntamento. Gli ingranaggi del sistema di traverso sono del tipo conico, sono progettati per lavorare in coppia e sono generalmente identificati da un rapporto di rotazione, ossia la differenza fra quanto ruota un ingranaggio rispetto all'altro. Vedendo la foto sembrerebbe - date le dimensioni - che il rapporto sia prossimo a 1:1.
La differente angolazione ci fa vedere come la vite di elevazione sia fissata al cielo della torretta e come la manovella faccia presa sulla vite. Sembrerebbe che l'alloggiamento della Breda da 20mm sia stato rimaneggiato e che sia stato saldato un tubo come simulacro della sua canna. Ben visibile anche l'alloggiamento del cannocchiale di puntamento che aveva un campo di 30° e un rapporto di ingrandimento 1x.

Questa vista del sistema di brandeggio, presa dall'AB conservata a Trieste, ci offre una panoramica migliore dello stesso. Gli ingranaggi conici sono ben visibili e confermano che se il rapporto non sia 1:1 sia comunque molto prossimo. Si nota anche un perno di blocco al livello dell'ingranaggio conico superiore, il tutto visibile grazie all'assenza del coperchio della scatola degli ingranaggi. In ogni caso la disposizione e la presenza di ingranaggi a vista poteva rendere facile l'occorrere di incidenti.

Nell'AB di Trieste la torre è brandegguata a ore 6 e dietro al sedile del capo blindo si vedono il posto di pilotaggio con il visore aperto, il fanale sinistro. Il motivo per cui ho inserito queta foto è per evidenziare nuovamente il volantino misterioso. Si trova al di sopra del fanale sinistro e pare comandare un meccanismo che agisce su due o tre molle che inclinano verso il basso a sisnistra. Sospetto che ci sia un'antenna montata da qualche parte e che gli italiani utilizzassero il volantino per issarla o abbatterla sui loro veicoli blindo/corazzati. Dalle immagini di veicoli in azione che ho visionato l'antenna era montata o sul lato destro o su quello sinistro dello scafo, da qui la mia impressione, forse qualcuno di voi lo saprà con certezza (compreso il perché fosse a destra o a sinistra) [n.d.t.: si tratta effettivamente del volantino per alzare ed abbassare l'antenna della radio].
In questo mezzo mancano le riservette per le munizioni.
Notare come il sedile del capoblindo presenti due specie di maniglie sui lati e due cambre sul supporto superiore per l'alloggiamento della cintura di sicurezza. Il sedile non è girevole ma si può regolare in altezza con un'escursione di circa 4" (10 cm) svitando e riavvitando due bulloni per portarli nella posizione voluta. In origine era presente anche uno schienale imbottito fissato direttamente al labbro che protegge l'anello di torretta- Presumo che l'interno di colore verde chiaro non sia originale.

Eccoci a poppa del primo mezzo, seduti nella postazione in ritirata del secondo pilota guardando al di fuori del mezzo dalla portella laterale destra. La Breda da 8mm è proprio di fronte a noi e a fianco delle riservette trovano posto due estintori. Il traverso di questa mitragliatrice era di 28° con un'elevazione da +14 a -7°, era fissata sul supporto a sfera tramite una farfalla e, in posizione di riposo, al cielo del vano di combattimento tramite una cinghia di cuoio.
E'interessante notare come per consentire il caricamento e l'operatività della Breda 38 sia stata ricavata una bugna sul cielo sel vano, una stranezza pari a quella della modifica dell'alimentazione dell'arma affinché potesse avvenire dall'alto. Il cannocchiale telescopico per il puntamento della mitragliatrice posteriore aveva un settore di 20° ed un ingrandimento 1x. Per fare fuoco si agiva direttamente sul grilletto dell'arma. Per il portello che permetteva la visione in caso di guida posteriore non era prevosto un iposcopio e a portello chiuso la visione era possibile solo attraverso il sistema di puntamento.
Le portelle laterali di accesso al veicolo erano composte da due sezioni verticali la superiore delle quali spesso veniva tenuta aperta per facilitare il ricambio dell'aria dato che il mezzo non era provvisto di un sistema di evacuazione dei fumi.

L'immagine mostra un dettaglio dell'apparato radio montato sulla blindo. Sfortunatamente non so di che radio si tratti dato che mancano dati identificativi ma potrebbe essere una Marelli RF 3M spesso usata su questi mezzi [n.d.t.:si tratta effettivamente della radio citata]. Sul rapporto del STT viene fatta menzione che tutte le radio presenti sui veicoli esaminati fossereo marcate Regia Aeronautica, quindi potrebbe trattarsi di apparati modificati. Dal rapporto si evince come l'interfono fosse indipendente dalle apparecchiature radio con la corrente presa sa un piccolo trasformatore a due valvole collegato direttamente alle batterie montato nella parte posteriore destro della camera di combattimento. Le scatole di dervazione dell'interfono, una per ogni componente l'equipaggio hanno una spia verde, una rossa, un commutatore sulle posizioni di spento/interfono/radio, una presa per il collegamento del complessivo cuffia/laringofono ed un pulsante di chiamata.

Le ruote di scorta, come già accennato, erano montate su di un supporto rotante in modo da permettere che girassero; tale accorgimento consentiva al veicolo di superare ostacoli garantendo al contempo la strazione su almeno due delle quattro ruote motrici.
Nella foto possiamo vedere alcuni dettaglio del ponte di poppa. Col tempo spero di raccogliere anche informazioni sui motori che equipaggiavano questi mezzi. E' visibile anche il portello posto sul lato posteriore della torretta allo scopo di permettere l'estrazione della Breda da 20mm.
Pietro Podavini mi ha ricordato anche che esisteva una versione ferroviaria del veicolo e che la torretta dell'AB 40/41 diferiva da quella della 43 più bassa e leggermente più lunga.
Tutte le immagini a colori di questa sezione sono state concesse da Pietro Podavini che ringrazio per averle volute condividere. Grazie anche a Petra de Meulder per aver rivisto il testo.

Parte 3
In questa terza parte la nostra disamina degli interni dell'AB 40/41 si basa sulle immagini fornite da Steve Tegner, residente in Sud Africa, e relative al mezzo conservato presso il locale Museo di Storia Militare di Saxonwold-Johannesburg.
Le foto aggiungono e confermano dettagli già visti in precedenza. Il veicolo è stato conservato all'aperto negli ultimi anni ma non sembra averne patito particolarmente. Questa è una vista frontale con una protezione dei fanali anteriori alzata ed una no ed il visore del pilota aperto sotto al quale si nota tappo del serbatioi del carburante anteriore. L'armamento è stato rimosso ma gli alloggiamenti sono chiaramente visibili così come lo sono le prese d'aria ai lati della torre complete delle relatice protezioni. Sul cielo della torretta era montato un altro cannocchiale periscopico.

Questa vista del lato posteriore sinistro dell'AB ci mostra come appare con le portelle laterali completamente aperte e possiamo notare la feritoia per il tiro con le armi individuali. Tali porte sono presenti anche su entrambi i lati della torre ed è ben visibile la protezione per il cannocchiale periscopico. Il livello del pavimento della blindo è a filo con la portella inferiore e che conteneve altri vani per lo stoccaggio delle dotazioni.

Guardando all'interno delle portella laterale possiamo vedere in dettaglio la postazione del secondo pilota con in primo piano il volante ed il meccanismo che ne permetteva lo sganciamento rapido per un'agevole accesso al posto di guida. Sfortunatamente il sedile manca. Il rialzo sul pavimento è l'alloggio degli organi di trasmissione e nell'ombra si può distinguere uno dedi pedali; il cruscotto posteriore appare intatto e riporta la stessa strumentazione di quello anteriore anche se disposti diversamente. I serbatoi che si vedono sono quello del carburante e dell'acqua e si notano anche un paio di piccoli cscomparti per le dotazioni.

Guardando verso il basso abbiamo una migliore visione degli organi di trasmissione principale e reversa (inclusa la leva di controllo della direzione) tanto che si può leggere in rilievo il logo del produttore, ossia la SPA. Il piantone dello sterzo entra nel pavimanto all'estrema destra e si può vedere una delle slitte che alloggiavano il sedile del secondo pilota direttamente di fronte a noi. Sul lato opposto del pavimento, grazie alla mancanza del coperchio, si può vedere uno dei vani di carico esattamente dove dovrebbe trovarsi il sedile mancante.

Guardando oltre i contenitori per le dotazioni sulla nostra destra possiamo vedere una porzione posteriore del vano di combaimento e del vano motore anche se i dettagli non sono sempre di facile individuazione. Notiamo un paio di candele sporgere dalla testata, i cavi provenienti dai magneti assieme ad altri elementi di cablaggio. Il tubo che si vede correre orizzontalmente dall'angolo superiore sinistro dell'immagine verso destra è quello che porta il liquido refrigerante dal serbatoio al radiatore posto nel retro del vano motore del veicolo. Non sono certo se i progettisti abbiano scelto questa soluzione o vi siano stati costretti dagli spazi a disposizione o dalla semplicità di effettuare i rabbocchi. Sfortunatamente l'immagine non mostra il tappo, ma una sezione curva di tubazione sale dal serbatoio fino a sopra il cruscotto ed ha un tappo all'estremità.

Guardando verso destra abbiamo la prua del veicolo con la postazione del pilota ancora una volta priva del sedile. I pedali di frizione, freno ed acceleratore sono chiaramente visibili (quest'ultimo particolarmente piccolo e sospetto che manchi di qualche parte) così come il serbatoio anteriore del carburante ed il caratteristico rinforzo anteriore del telaio. Il cruscotto è scollegato e, privo di quasi tutti gli strumenti, è appoggiato davanti alla leva del cambio. Le tre levette all'interno del telaio alla destra di quest'ultima sono l'acceleratore a mano, l'aria e il controllo dell'iniezione. Le altre due leve che sporgono dal pavimento sono il freno a mano (quella più lunga) e quella per l'inversione della trazione. Gli alloggiamenti dei differenziali sono ben in vista nella parte inferiore dei passoni delle ruote, inclusi i grossi bulloni necessari al controllo e al rabbocco del relativo olio. Dietro al volante, montata sul piantone dello sterzo, c'è una leva che va verso destra sulla cui estremità è alloggiato il comando del clacson. Il viore del pilota è aperto e buona parte delle riservette sulla destra è ancora intatto.

Questa è la portella destra sul lato opposto della blindo, in questo caso la porzione inferiore è chiusa. Si vedono bene i dettagli della feritoia per il tiro ed il relativo meccanismo di aperture; girando la manopola si allineano le feritoie presenti sulla portella e sulla porta, agendo al contrari si chiude. Semplice ma efficace. Grardando sopra l'apertura della porta si vede la bugna che permetteva il caricamento e l'operatività della Breda 38. Si nota anche il supporto a sfera per la mitragiatrice ed il fermo per la stessa. Ancora una volta sotto a detto supporto vediamo il serbatoio dell'acqua e del carburante e, finalmente anche se non benissimo, il tappo per il rabbocco del liquido refrigerante.

Nella parte alta della foto si vedono bene il supporto a sfera, il meccanismo di bloccaggio della Breda 38 su di questo e quello per fissarla quando non in uso. I tubi e i tappi per il rabbocco del carburante (più vicino a noi) e del liquido refrigerante sono ben visibili, mentre il cruscotto è stato interamente verniciato di bianco. Sul pavimento è visibile anche l'altra guida per il dedile del secondo pilota così come due scatole per lo stivaggio delle dotazioni vicino al passone della ruota.

Ed eccoci all'ultima immagine che mostra il sedile del capoblindo ancora intatto così come le riservette del lato sinistro. Nella parte alta della fotosi può vedere che manca il profilo protettivo dell'anello di torretta. Il sedile appare piegato a dimostrazione che non fosse pensato affinché il capo blindo ci stesse su in piedi per uscire con la testa dalla torretta. Si vede molto bene come il sedile potesse essere alzato o abbassato. Il grosso oggetto bianco che occupa buona parte dell'immagine è la parte terminale del blocco delle riservette munizioni di destra, dove originaramente erano alloggiati i due estintori.
Ringrazio ancora una volta Steve Tenger per aver condiviso le sue immagini.

 


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Questo articolo è una traduzione della versione originale pubblicata su AFV INTERIORS di e_pieranto, ed è stato cortesemente concesso per la pubblicazione su Modellismo Più da Mike Kendall ed AFV INTERIORS Web Magazine. This article is a translation of the original English version from AFV INTERIORS, and is provided only by permission of Mike Kendall and AFV INTERIORS Web Magazine.

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