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Da AFV Interiors : Semovente da 75/18 su scafo M
Inviato da sharpshooter il 6/12/2004 15:10:50 (10469 letture)

Da AFV Interiors
In questo articolo, vedremo in dettaglio gli interni del Semovente italiano da 75/18 su scafo M, impiegato dal Regio Esercito durante la II Guerra Mondiale. Traduzione di Giovanni Tumolillo





Alla luce dei successi ottenuti dai semoventi tedeschi nelle iniziali e vittoriose campagne della II Guerra Mondiale, anche l’Italia sviluppò alcuni progetti per derivarne dallo scafo dei carri medi in servizio con il Regio Esercito. Uno di questi progetti prevedeva l’alloggiamento dell’obice da 75/18 Modello 34 direttamente nella casamatta del carro, che portò alla realizzazione ed alla conseguente adozione da parte della FFAA del Semovente da 75/18 su scafo M40. I semoventi seguirono l’evolversi degli scafi dei carri medi mantendendo la denominazione di Semovente da 75/18 e mutando il suffisso in “su scafo M41” e “su scafo M42” a secondo appunto della versione di scafo utilizzata. Il veicolo nella foto a lato apparteneva alla prima serie basata su scafo M 40. Il metodo più semplice per identificare un Semovente basato su scafo M40 da uno su scafo M41 è quello di controllare i parafanghi. La maggior parte degli M40 presenta “parafanghi corti” che offrivano solo una copertura parziale, normalmente limitata alla sola porzione frontale dell’anello del cingolo e fino a poco oltre l’inizio della casamatta. Lo scafo M41 presentava invece dei parafanghi che offrivano una copertura completa dei cingoli dalla prua alla poppa del mezzo.
Il merito del progetto iniziale del Semovente va al Colonnello Sergio Berlese del Servizio Tecnico di Artiglieria; a poche settimane dalla presentazione del progetto alla Ansaldo Fossati di Genova, quest’ultima fu in grado di produrre un prototipo in scala reale in legno. Questo fu talmente soddisfacente da ottenere un ordine iniziale di trenta unità che dopo l’accettazione e l’inizio della produzione a metà del 1941, la fu portata a 60 unità, tutte basate sullo scafo M40. Durante il 1942 la produzione continuò principalmente su scafo M41. Come detto prima, l’ultima fu la versione con scafo M 42, caratterizzata da un motore di dimensioni ancora maggiori che portò ad un ulteriore ampliamento dello scafo. La sigla '18' in '75/18' si riferisce alla lunghezza della canna in calibri. Il Semovente da 75/18 nella foto a lato venne catturato catturato durante i combattimenti nel deserto. Si tratta di un mezzo su scafo M41 come si nota dal parafango che ripara l’intera lunghezza del cingolo. Da notare i fori dei proiettili visibili nella parte anteriore della casamatta poco sopra il parafango.
Uno dei Semoventi catturati dagli inglesi nelle fasi iniziali dei combattimenti con gli italiani, venne trasportato in Inghilterra per essere studiato alla Tank Technology School. Il veicolo era su scafo M40 e la relazione prodotta a seguito dell’analisi del mezzo fornisce disegni e fotografie interessanti. Questa è la vista laterale di un mezzo di produzione iniziale, che mostra chiaramente come questo fosse diviso in due compartimenti: la camera di combattimento nella parte anteriore ed il motore in quella posteriore. Sebbene il motore fosse montato a poppa, le ruote motrici e la riduzione finale si trovavano a prua. Pertanto l’albero di trasmissione tagliava longitudinalmente la camera di combattimento partendo dal motore per raggiungere il gruppo della trasmissione. Il motore era uno SPA Modello M13(8T), raffreddato ad acqua mediante un radiatore situato all’estremità posteriore del comparto motore. Detto propulsore era un diesel con 8 cilindri a V in grado di erogare 105 cavalli a 1800 giri. Anteriormente si trova la trasmissione Fiat 8 F2 che utilizza il sistema direzionale semplificato a freni guida. Il cambio era dotato di 4 marce avanti ed una retromarcia selezionabili tramite cambio meccanico. La disponibilità delle ridotte, raddoppiava di fatto il numero delle marce a disposizione. La parte sterzante unita alla parte frontale della trasmissione era vìbasata su elementi conici con due epicicli di riduzione finale, soluzione piuttosto diffusa sui veicoli da combattimento dell’epoca.
L’equipaggio consisteva di 3 uomini: un capocarro/cannoniere, un servente/marconista ed un pilota. Quest’ultimo sedeva nella parte anteriore sinistra, vicino alla scatola del cambio; il capocarro/cannoniere sulla destra della scatola del cambio e il servente/marconista su di un sedile che fungeva anche da riservetta posto dietro al pilota, nella parte centrale sinistra. Questa vista dall’alto mostra la disposizione generale del veicolo con la scatola del cambio ed il gruppo sterzante davanti, la camera di combattimento nella zona centrale ed il motore con il radiatore nella zona posteriore. Il vano motore era separato dalla camera di combattimento medianta una paratia, tuttavia il motore sporgeva parzialmente all’interno del vano di combattimento. I filtri dell’olio del motore erano posizionati sulla parete antifiamma della camera di combattimento, visibili nel disegno come elementi cilindrici con tubi che ritornano alle testate dei cilindri. Le batterie del veicolo sono posizionate nell’area dell’equipaggio, e più precisamente sul pavimento nella zona posteriore destra. Da notare come i tubi di scarico lascino le pareti del compartimento motore e pieghino prima delle marmitte al di sopra dei parafanghi
Questa vista di tre quarti è molto dettagliata sebbene possa sembrare un po’ troppo “affollata”. Ci torneremo con maggiore dettaglio più avanti; per il momento ci limitiamo ad anticipare la disposizione generale del veicolo. Il pilota dispone del seggiolino più confortevole davanti e sui lati del quale si trovano le leve direzionali. La scatola dello sterzo si trova nella parte anteriore del carro, e si possono notare i dischi dei freni sui due lati della trasmissione. Questi venivano controllati dalle leve direzionali che azionate dal pilota tirandole indietro, frenavano sulla riduzione finale rallentandone il moto e facendo sterzare il mezzo nella direzione in cui applicava la frenatura maggiore. Il blocco della trasmissione si trova di fianco al pilota e si vedono chiaramente le leve ed i comandi sporgere orizzontalmente dal retro della parte superiore della scatola. L’obice da 75mm dalle ragguardevoli dimensioni, è montato su di un giunto sferico relativamente in alto in prossimità della giunzione fra lo scudo frontale della casamatta ed il cielo della stessa; nell’immagine a lato è ben visibile la parte sinistra del freno di bocca. Interessante notare come la leva di sparo sia su questo lato della culatta anche se il capocarro/cannoniere sia alloggiato sul lato opposto con i suoi apparati per il puntamento. Sulla paratia frangifiamma ci sono i due filtri cilindrici per l’olio motore e fra di essi trova posto un contenitore orizzontale che funge da serbatoio di riserva per l’acqua del radiatore. Si possono inoltre vedere le due feritoie per il tiro con le armi individuali posizionate sulla piastra posteriore della casamatta sopra il predetto serbatoio, del caratteristico tipo rotondo tipico dei carri italiani della II Guerra Mondiale.
Una vista ravvicinata della parte frontale del Semovente mostra ulteriori dettagli. Le leve gemelle di direzione (9) sono collegate al pavimento per mezzo di barre di controllo che si protendono in avanti verso i freni di sterzo e gli epicicli di riduzione finale (5) montati a destra dei freni dei cingoli (4) nel blocco di sterzatura. La grossa scatola tra i gruppi destro e sinistro dei freni è detta scatola degli ingranaggi in quanto contiene l’ingranaggio conico che trasferisce la rotazione del moto dalla scatola del cambio verso gli assi delle motrici. La leva del cambio (25) è qui più evidente in quanto e si distingue per la caratteristica forma ricurva verso il sedile del pilota, così come la leva di inserimento delle riotte (11) e quella del freno (10). Sfortunatamente la leva di azionamento delle ridotte è parzialmente nascosta sull’altro lato della scatola del cambio e la leva del freno è quella verticale visibile al di sotto della freccia identificativa. Sono anche visibili due pedali fra il seggiolino del pilota ed il gruppo del cambio, con la frizione (8) sulla sinistra (la nostra destra), mentre il pedale dell’acceleratore (24) è più difficile da localizzare nella parte più in basso cherisulta essere la più affollata. In alto sul alto destro si trova il meccanismo a manovella (2) che apre e chiude i portelli di ventilazione dell’impianto frenante posizionati sul pannello corazzato sopra la scatola della trasmissione.
Notare come il dispositivo di sparo si trovi su questo lato dell’anello di culatta. Una complicata serie di aste e leveraggi trasferisce l’azione della leva di sparo sotto l’anello di culatta sull’altro lato, dove si trova il meccanismo di sparo a disposizione del capocarro/cannoniere. Non sono sicuro del motivo per cui i progettisti italiani volessero che fosse il pilota ad aprire il fuoco, a meno che no si preoccupassero che il veicolo fosse puntato nella direzione giusta (l’autore dell’articolo originale non era al corrente che il pezzo di derivazione “terrestre” non veniva modificato per l'impiego sui semoventi, da qui la domanda del perchè il meccanismo di sparo si trovi dal lato del pilota ndt). Il dispositivo di mira (20) sul lato del cannoniere è mancante ma qualora fosse montato sporgerebbe dal cielo della casamatta attraverso una piccola botola. Leggermente più indietro si trova il periscopio per uso generale del cannoniere, che sfortunatamente è stato erroneamente riportato nel disegno sul lato invece che sul cielo della casamatta com’era nella realtà. Dietro il cannone troviamo una delle feritoie per il tiro le armi individuali (15), mentre l’altra si trova in alto sul lato opposto del serbatoio di riserva del radiatore (17). Al di sotto del serbatoio si trova la parte del motore che fuoriesce attraverso la paratia, e la pompa della benzina L.P. (19) si trova montata in cima all’alloggiamento della frizione. In alto all’estrema destra del disegno vi sono le spine e gli interruttori per l’apparato radio (14) e direttamente al disotto del filtro dell’aria su questo lato del veicolo si trovano il radiatore e la ventola di raffreddamento del sistema di trasmissione. Ci sono un paio di riservette per le munizioni visibili sul lato destro del pavimento, mentre quella sul lato sinistro non è stata disegnata. In totale a bordo si trovavano 44 proiettili da 75 mm di due tipi:
  • Granata da 75/13 Mod 32 (del peso di 6.36 kg e lunga 34.1cm)
  • Granata perforante da 75 (di dimesioni e contenuti leggermente inferiori)
Buona parte del munizionamento per l’armamento secondario era stivato in riservette a scomparti sulle mensole laterali e vicino al cielo della casamatta, ma nessuno di questi è stato riportato nel disegno.
Questa rappresentazione, anche se piuttosto sommaria del lato sinistro dello scafo, ci fornisce comunque qualche informazione. Il largo cruscotto del pilota è montato verticalmente sulla mensola alla sua sinistra, e dispone di un periscopio sul cielo dello scafo davanti a lui per poter condurre il mezzo con il visore frontale chiuso. Dietro il periscopio, sempre sul cielo della casamatta ma dal lato del capocarro/cannoniere, vi sono un altro visore ed il periscopio per il puntamento del pezzo. Sulla mensola sinistra dietro il pannello degli strumenti si trova l’apparato radio, costituito da un trasformatore e dalla classica Magneti Marelli RF 1 CA. Sulla parete posteriore si vede uno dei due filtri dell’aria in bagno d’olio, al di sotto del quale si trova il radiatore della trasmissione e la ventola di raffreddamento. La riservetta colpi è questa volta presente nel disegno, con 14 colpi da 75 mm. Ipotizzo è che si potesse trattare del seggiolino per il terzo membro dell’equipaggio, il servente, il quale agiva anche da operatore radio mentre il capocarro aveva la responsabilità del tiro con l’armamento principale. Contrariamente a quanto avveniva in altri eserciti il comandante non si limitava a dare solo ordini all’equipaggio ma sparasse anche con l’armamento principale, in aquanto non era previsto che avesse un cannoniere che lo facesse per lui mentre utilizzava la radio. Questa disposizione avrebbe senz’altro avuto più senso, ma è opportuno ricordare che sui carri italiani il comandante era di solito anche il cannoniere. L’idea di liberare il capocarro per consentirgli di comandare gli altri membri dell’equipaggio non era radicato negli italiani durante la Guerra.
Questa è un’altra vista generale, questa volta del della paratia che separa il vano motore dalla camera di combattimento. E’ visibile la parte frontale della frizione. Notare come vi fosse dello spazio libero tra tra la frizione e la paratia, e come questa pertanto non fosse ermetica e di conseguenza non andrebbe considerata come una paratia rompifiamma in quanto non avrebbe potuto isolare da incendi occorsi nel vano motore. Alla nostra sinistra si vedono le batterie del veicolo che di solito erano sufficientemente piccole per essere alloggiate sotto il filtro dell’aria fissato alla paratia, ma che di solito rimanevano nascoste dalle grosse riservette munizioni poste davanti ad esse. La radio Magneti Marelli è di nuovo visibile sopra la mensola sinistra, ma stranamente la dinamo è disegnata sul fondo dello scafo. Ancora da notare il serbatoio del radiatore sulla parete al di sopra della frizione motore. Il tappo è mostrato ora sulla parte frontale del serbatoio mentre prima era sulla destra. Notare come il disegnatore ha omesso i portelli per il tiro con le armi individuali sulla parete posteriore che dovrebbero trovarsi superiormente ai due lati del contenitore dell’acqua. Sebbene questi portelli non fossero l’optimum a livello di progettazione, erano l’unico sistema per consentire all’equipaggio di guardare verso il retro del mezzo.
Le viste in sezione mostrano le ventole di raffreddamento, il radiatore sul retro del veicolo ed il comparto motore. In entrambi i casi guardando in avanti, come se il pannello posteriore fosse stato rimosso è come se guardassimo all’interno del comparto motore. Le ventole sono posizionate sotto i radiatori, spingendo l’aria di raffreddamento all’interno della camera motore proprio davanti a loro. Fra i radiatori, proprio nel punto più alto dell’angolo del cofano motore, si trova un piccolo serbatoio di espansione per l’acqua. Più oltre si trova il motore V-8 diesel, del quale sono ben raffigurate entrambe le teste dei cilindri con i loro manicotti di scarico che convogliano i fumi di combustione nelle marmite laterali ai lati dello scafo. Sulla sinistra si trova il serbatoio del carburante contenente 145 litri di gasolio, mentre sull’altro lato trova posizione il serbatoio dell’olio ed inferiormente quelli che sembrano altri elementi delle batterie. Probabilmente le batterie contenute nella camera di combattimento servivano per alimentare la radio.
L’ultimo disegno dell’interno del Semovente da 75/18 propone ancora una vista dall’alto, ma questa il livello di dettaglio è superiore. Notare come la scatola del cambio e la trasmissione siano più o meno sulla linea centrale dello scafo, mentre la leva del cambio fuoriesce dalla scatola del cambio curva nella parte posteriore rispetto alla linea centrale. A sinistra della scatola del cambio, a metà tra la stessa ed il seggiolino del pilota si trova una piccola scatola per lo stivaggio di stivaggio di attrezzi e manuali. A sinistra del seggiolino, sopra la mensola, si trovano il pannello degli strumenti e l’apparato radio. Sono ben visibili l’alloggiamento delle munizioni sul fondo dello scafo, il radiatore della trasmissione e la ventola di raffreddamento tra il suddetto alloggiamento e e la paratia posteriore. Sul lato destro troviamo altri due alloggiamenti per le munizioni e la mitragliatrice antiaerea stivata nell’area soprastante la mensola destra. Sopra e davanti il seggiolino del cannoniere, riconoscibile per la forma arrotondata, si trova la manovella che comanda l’apertura delle prese di raffreddamento dell’impianto frenante poste sulla corazzatura frontale.
Una volta aperti i due portelloni superiori abbiamo una buona visuale dell’area del pilota. Il suo seggiolino posto nella parte sinistra, è affiancato dalle leve per la sterzatura che appaiono inclinate in avanti; si può intravedere il piccolo vano di stivaggio sulla destra del seggiolino usata per piccoli utensili e manuali. A sinistra dell’anello di freno dell’obice si trova il meccanismo di sparo, ed al di sopra su questo stesso lato si trova la leva di blocco sul colmo dell’anello. Avanti e verso destra si trova si trovano i meccanismi per l’elevazione ed il brandeggio con la manovella di comando di quest’ultimo ben visibile nell’angolo in basso a destra della foto. Da notare l’apertura per l’ottica appena avanti oltre le aperture sul cielo della casamatta attraverso le quali stiamo guardando, nell’angolo in altro a destra della foto. Il pilota disponeva,frontalmente, di una feritoia con portellino ribaltabile di dimensioni abbastanza generose, apena visibile nella zona in ombra, mentra alla sua sinistra sulla mensola si trova il tachimetro. Il pannello degli strumenti è posizionato più indietro sulla mensola, e nella zona a questo retrostante, ancora una volta nell’area in ombra, si trova l’apparato radio. Questa immagine era stata pubblicata dalla Tank Technology School in una relazione sul semovente, ma essendo quella qui riportata la ristampa di una copia non originale non è purtroppo molto chiara.
Un’altra immagine tratta dalla relazione tecnica delle forze armate inglesi illustra la vista generale verso la prua del veicolo. Il seggiolino del pilota si trova a sinistra, alla sua destra la scatola del cambio. Al di sopra e alla destra della scatola del cambio si trova l’installazione su supporto sferico dell’obice ed alla sua destra i comandi dell’elevazione. La foto mostra chiaramente la leva di azionamento dell’otturatore al termine dell’anello della culatta. La piccola scatola sulla mensola dovrebbe contenere gli accessori per la manutenzione della mitragliatrice che, normalmente, dovrebbe essere riposta in questa posizione. Notare il periscopio sul cielo della casamatta nella porzione di scafo che non è stata rimossa per scattare questa foto. Il sistema di puntamento del cannone dovrebbe sollevarsi attraverso una piccola apertura sempre sul cielo della camera di combattimento proprio davanti ai portelli, ma è chiusa e non è pertanto visibile. Un sistema di collegamento dovrebbe correre tra l’attacco dell’ottica e l’attacco del pezzo, sulla destra della canna, davanti all’anello della culatta.
La foto a lato mostra i controlli del pilota e l’equipaggiamento circostante. Le leve direzionali sono state spinte completamente in avanti ed ora sono visibili tutti e tre i tre pedali. Il portellino che copra la feritoia per la visione sulla corazza frontale qui mostrato aperto, ed è visibile anche una piccola scatola di intercomunicazione nella parte in basso a sinistra rispetto allo sportellino. Il tachimetro si trova sulla mensola in basso vicino all’apparato radio ed all’estrema sinistra della foto si vede una porzione del pannello di controllo. Alla destra del seggiolino troviamo ancora la scatola di stivaggio oltre la quale è visibile la scatola del cambio, sebbene la leva del cambio si estenda con un angolo acuto verso il pilota. Alla nostra destra si trova il pezzo da 75 mm con la leva di sparo hiaramente visibile. Gli italiani utilizzavano un sistema di luci per la comunicazione fra capocarro ed il. Secondo me, la scatola delle luci del pilota è quella larga bianca con le quattro luci visibili al disopra dell’apertura del visore. Il capocarro dovrebbe anche lui disporre di un pannello similare sulla sua postazione e dotata di alcuni interruttori, concordando prima dell’azione il tipo di comandi da impartire con il sistema di luci.
Questa piccola immagine conferma grossomodo quanto visto circa la parte posteriore della camera di combattimento. La parte frontale del motore e la scatola della frizione dominano il centro della paratia, con i due filtri per l’aria sui lati. Sulla nostra destra al di sotto dei filtri si trovano il radiatore e la ventola di raffreddamento della trasmissione, e nell’angolo in alto a destra dell’apertura è visibile la scatola di connessione per l’apparato radio visto prima in un’immagine più grande. Sono visibili entrambe le feritoie per la difesa ravvicinata, sebbene fosse difficile mirare a qualcosa non visibile dall’interno. Il serbatoio dell’acqua è di colore bianco e difficilmente distinguibile in questa immagine sovraesposta, mentre si distingue bene la forma generale dei portelli così come il loro sistema di chiusura.
Passiamo ora ad un semovente su scafo M42 come quello raffigurato nell’immagine a lato. Questa è una delle ultime versioni del Semovente 75/18 ad essere stata costruita da Fiat-Ansaldo durante la guerra. Era basata sul nuovo scafo del carro M15/42 leggermente più lungo e più largo dei suoi predecessori e che utilizava comprendeva un motore più potente (notare le prese d’aria sul cofano motore). La sovrastruttura ed altri dettagli sono rimasti invariati nella conversione di questi scafi a Semovente M 42, pertanto la disposizione interna e gli equipaggiamenti erano comuni. In teoria i nuovi Semoventi M42 dovevano essere armati con i nuovi cannoni da 75/34, ma la produzione ebbe inizio prima che tale pezzo fosse disponibile, pertanto i primi 200 esemplari montarono il 75/18 del progetto originale, come quello qui mostrato. Notare le predisposizioni per tre taniche sui lati estarni della casamatta. Questo dettaglio è caratteristico dello scafo M42 e ne rende l’identificazione immediata anche a grande distanza.
Le immagini di questa pagina ci sono state prestate da Pietro Podavini che ci ha aiutato numerose volte durante gli ultimi anni, in particolare per le informazioni forniteci circa i mezzi corazzati italiani della II Guerra Mondiale, ed il suo contributo alle pagine sul Semovente è particolarmente meritorio. Disponiamo di poche immagini e pertanto ne abbiamo fatto degli ingrandimenti per apprezzarne i dettagli. Questo è il veicolo è parte di una collezione privata di Trieste. Prima di salire a bordo, dovete sapere una cosa circa questa massiccia canna dell’arma da 75mm: l’arma consiste di una canna interna e di una camicia che la circonda, così come di un anello di tenuta e di un anello di culatta sganciabile. Pertanto ciò che si vede non è la canna vera e propria ma una camicia di protezione che circonda e protegge la canna stessa. Alla fine troviamo un freno di bocca dalla forma “a spargisale”. Funziona come un freno di bocca e come soppressore di vampa, ma durante i combattimenti notturni aveva scarsa efficacia. Il disegno particolare della canna è comune a tutti i Semoventi da 75/18, dalla serie M40 fino alla M42.
L’immagine del posto del pilota mostra chiaramante le due leve di cambio direzionale ed i loro sistema di fissaggio al pavimento. Questi mostrano un sistema di ritegno nella parte superiore, un meccanismo di chiusura per mantenere le leve in una posizione e generalmente rilasciate per mezzo di un bottone o di una leva. In questo caso la leva visibile sulla maniglia bloccherà il fermo e il bottone lo rilascerà. Notare che il seggiolino nero è stato portato tutto indietro lungo le sue guide sul pavimento. Normalmente la sua posizione sarebbe avanzata fino ai fissaggi delle leve di sterzatura, a seconda della lunghezza delle gambe del pilota. Bene in vista è anche la leva di comando sulla scatola del cambio Fiat, che dalla sommità della stessae e va verso verso sinistra. La leva per l’inserimento delle ridotte è visibile sul lato della scatola del cambio nell’angolo superiore destro e rivolta verso di noi. Sfortunatamente entrambe le leve sono dipinte in nero e tendono a confondersi con le zone in ombra dell’immagine. E’ anche visibile la parte inferiore del pannello strumenti nell’angolo superiore destro della foto.
La vista al di sopra della posizione del pilota mostra il pannello della strumentazione e lo sportellino del visore. Il pannello è azionato per mezzo di una maniglia sopra la cerniera a sinistra, qui fuori visuale. Da notare che manca il pannello non presenta alcuna fenditura e che non c’è nessun blocco ottico all’interno dello stesso. Durante il combattimento il pannello doveva essere ribaltato e chiuso e la visione era possibile solo attraverso il periscopio superiore, rendendo la visuale molto limitata. Per questo motivo le comunicazioni tra il comandante ed il pilota avvenivano tramite ordini a mezzo luci, in quanto il capocarro aveva una visuale migliore attraverso le sue ottiche e il suo periscopio rotante sul cielo dello casamatta. Al di sotto del portello del visore troviamo una maniglia nera e nell’angolo superiore sinistro si vede parte di una riservetta per le munizioni della mitragliatrice. L’indicatore di velocità, che normalmente si troverebbe da solo sulla mensola a sinistra del pannello della strumentazione qui è assente. Da notare i dadi e gli angolari di ferro usati per tenere unite le piastre della sovrastruttura corazzata.
Come il resto del Semovente, il pannello strumenti è stato dipinto diverse volte dalla dal termine della guerra. Nonostante ciò potrebbe essere stato nero come nell’immagine. Non conosco lo scopo dei comandi sul pannello, ma certamente si dovrebbero trovare lo starter e gli interruttori per le luci esterne ed interne, mentre in basso a destra sono visibili dei fusibili. I primi Semoventi a vedere l’azione furono i tipi iniziali su scafo M40 assegnati V e VI Gruppo di artiglieria della divisione corazzata Ariete all’inizio del 1942. All’entrata in campo in Nord Africa, il loro armamento era formidabile confrontato con i cannoni dei carri tedeschi ed inglesi. In Nord Africa, i gruppi Semoventi da 75/18 erano organizzati su una batteria Comando e Servizi (due carri comando) e su due batterie Semoventi, normalmente con quattro semoventi e un veicolo comando in ogni batteria. I carri comando erano anch’essi di derivazione M13 e M14, privati della torretta e armati con una o due mitragliatrici montate anteriormente sul lato destro della casamatta. Un gruppo di Semoventi (l’equivalente di un battaglione in artiglieria), aveva un totale di 8 semoventi e 4 carri comando.
La postazione del cannoniere su questo mezzo sembra avere un seggiolino regolabile in altezza con meccanismo a vite ruotante sul suo alloggiamento. Da notare le tavole nell parte anteriore del fondo dello scafo che sembrano rimovibili per poter alloggiare ulteriore equipaggiamento. La manovella per l’apertura degli sportelli di raffreddamento della trasmissione è ancora intatta, sulla mensola destra. La corazzatura impiegata sui Semoventi è a piastre imbullonate. Lo spessore della piastra frontale della casamatta era di 30mm mentre le altre piastre anteriori hanno uno spessore di 25mm, inclinate rispettivamente di 81 e 69 gradi. Anche le piastre laterali e dello scafo hanno uno spessore di 25mm, mentre il fondo dello scafo ha uno spessore di 15mm nella zona a anteriore e di 11mm nella parte posteriore. La maggior parte degli interni erano verniciati nel tradizionale bianco, mentre la maggior parte degli equipaggiamenti rimovibili erano dipinte in nero. Riteniamo che anche i pavimenti fossero bianchi, anche se non dovevano resistere a lungo di tale colore. La foto offre una buona visuale dello spazio ai piedi della posizione del cannoniere. Su questo lato sono ben visibili il freni, insieme alle leve di comando. Il freno del cingolo è il cilindro sulla destra, mentre il freno di sterzatura è quello parzialmente nascosto sulla sinistra. All’interno del freno del cingolo si trova una ventola che consente di raffreddare il tamburo e gli altriorgani del sistema frenante, con il piccolo portello sopra i freni ad offrire ulteriore aria per il raffreddamento durante le giornate calde (notarne la maniglia di azionamento sulla destra).
La scatola del cambio generava molto calore durante l’uso e nonostante ne fosse un sistema di raffreddamento dell’olio, l’ambiente all’interno camera di combattimento non doveva essere molto piacevole specie durante le operazioni nel deserto. La lunga maniglia visibile sulla sinistra è la leva per l’inserimento delle marce ridotte. A prima vista non sembra che il paiolato sul fondo dello scafo fosse di facile rimozione, pertanto non ritengo che vi fosse ulteriore spazio per stivare effetti personali dell’equipaggio o dotazioni del mezzo sotto di esso. La mensola sulla destra vicino al cannoniere fungeva da supporto per un kit di prima manutenzione per la mitragliatrice, così come la mitragliatrice stessa, anche se qui sono visibili solamente i fissaggi e le fasce di tenuta. Al di sopra della mensola si trovava un’altra riservetta per i caricatori della mitragliatrice. Tipicamente la mitragliatrice antiaerea era la Breda Modello 38, che veniva montata esternamente sul cielo della casamatta in modo che in caso di necessità questa dovesse solamente essere fissata per l’uso. Ulteriori informazioni per la Breda ed il suo munizionamento si possono trovare nelle pagine dedicate al carro M13/40.
Fra il 1943 ed il 44 furono forniti alle unità della Wehrmacht un totale di 294 Semoventi su scafo M42. Al termine del 1943 erano in servizio in 6 divisioni di fanteria , due divisioni corazzate, tre divisioni di fanteria corazzate e una divisione Jager, raccolti nei gruppi di armate C e F in Italia e nei Balcani. I dati indicano che al Dicembre 1944 la cifra scese a 93. Dopo la guerra, l’esercito Italiano ha utilizzato i semoventi superstiti per alcuni anni, dotati di radio alleate ma nell’aspetto identici a quelli in servizio durante la guerra. I miei ringraziamenti vanno di nuovo al Pietro Podavini per aver condiviso le informazioni e le immagini di immagini di riferimento a sua disposizione.
 


Web Magazine
Questo articolo è una traduzione della versione originale pubblicata su AFV INTERIORS di Giovanni Tumolillo, ed è stato cortesemente concesso per la pubblicazione su Modellismo Più da Mike Kendall ed AFV INTERIORS Web Magazine. This article is a translation of the original English version from AFV INTERIORS, and is provided only by permission of Mike Kendall and AFV INTERIORS Web Magazine.

 

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