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Generale : Articoli : Resine e salute.
Inviato da Giulio_Gobbi il 11/1/2005 13:35:27 (3834 letture)

Generale : Articoli
Amici modellisti,ritengo che la mia avventura vada raccontata e pubblicata, in quanto, esperienza che potrebbe capitare a chiunque di noi non conosca il tipo di inconvenienti che può causare la tanto amata resina. Sia chiaro che lo scopo unico che mi riprometto con questo racconto è quello di informare e sensibilizzare fortemente tutti noi a prendere le dovute precauzioni quando lavoriamo la resina con cui sono fatti alcuni modelli in commercio.


Il mio senso di responsabilità mi spinge a trasferire questa esperienza, lungi da me qualsiasi polemica o attacco ai produttori di resina per modellismo o modelli in tale materiale, bensì informare tutti noi su come evitare ciò che descrivo più avanti.
Lo stimolo che mi ha spinto nel descrivere la mia esperienza è dovuto al fatto che ho sperimentato personalmente, mio malgrado, i danni che tale prodotto causa al nostro organismo.

Innanzitutto cos’è esattamente la resina?

Senza entrare troppo in nozioni scientifiche cerco di spiegare in maniera sintetica di cosa si tratta.
La resina poliuretanica della famiglia delle termoindurenti, è la più diffusa nel campo del modellismo statico, è costituita come dice anche il nome da sostanze dette poliuretani, che a loro volta vengono prodotti da sostanze dette polimeri.
Il polimero è un insieme di micromolecole che si aggregano quando due o più monomeri vengono a contatto e lavorati seguendo le opportune fasi di un processo..
Per produrre i polimeri che poi formeranno le resine, vengono fatti reagire diversi tipi di monomeri a seconda del tipo di resina che si vuole ottenere, quello che ci interessa sapere è che per le resine più diffuse nel modellismo i monomeri utilizzati per la produzione formano due polimeri di cui uno a base di gruppi molecolari detti isocianato, l’altro può essere a base di glicole o poliolo. Una volta mescolati questi due componenti, essi polimerizzano a temperatura ambiente sotto i nostri occhi formando una materia rigida irreversibile di colore avorio, la cosiddetta…………. resina.

Alcuni di noi che si dilettano a riprodurre particolari di modelli, mescolano loro stessi a casa i due polimeri che scherzosamente chiamerei “ciano” e “liolo” versandoli poi in uno stampo di silicone ottenendo, ruote, eliche , etc…etc.

Di solito, molti di noi comprano la resina già polimerizzata sotto forma di modelli o kit di dettaglio molto ben riprodotti.

A questo punto inizia la storia della mia avventura con “ciano” e “liolo”.
Acquistato un fantastico AMX in 1/48, ovviamente in resina, data la bontà del manufatto sono stato stimolato a costruirlo mirando ad un modello da concorso, per cui come bene immaginerete, molte modifiche “di taglio e cucito” per ottenere dettagli e modificazioni ad alto livello.

Bene, così è stato, ho levigato, sagomato, tagliato e fresato diverse parti per fare le migliorie del caso, producendo una certa quantità di polvere …………..praticamente ho ridotto “ciano” e “liolo” in briciole.
Fortunatamente i produttori di questi modelli , in qualche modo, avvertono che durante la manipolazione della resina è necessario osservare delle precauzioni quali; indossare una mascherina e ventilare il locale.
Ovviamente ho indossato la mascherina, conoscendo già “ciano” e ”liolo” sapevo che la polvere (specialmente se si usano frese) arriva ad essere fine quasi come il borotalco e quindi molto volatile.
Fin qui tutto normale, dopo la lavorazione di un pomeriggio, vedendo il tavolo di lavoro con “ciano” e “liolo” sparsi dappertutto, mi sono preparato a dare una bella pulita di fondo al locale.
A questo punto mi sono trovato nei paraggi una bottiglia di alcol etilico (quello rosa per disinfettare) e nel tentativo di spruzzarne una certa quantità sul piano di lavoro, accidentalmente è saltato il tappo, facendo fuoriuscire molto più alcol del previsto.

L’alcol ha la caratteristica di evaporare a temperatura ambiente, per cui la quantità versata sul mio tavolo ha immediatamente iniziato ad evaporare e mentre tamponavo con tovaglioli di carta, non mi sono reso conto di quanto vapore di alcol effettivamente respiravo. Soltanto al termine della pulizia guardando la quantità mancante alla bottiglia, mi sono reso conto che la quantità era abbondante (circa un bicchiere pieno).

Comunque ho ventilato il locale e dopo cena sono andato tranquillamente a letto. La mattina successiva mi sono svegliato a causa di un forte dolore al petto, esattamente dietro lo sterno, era un dolore intensissimo, ma diffuso a tutta la zona dello sterno, ogni movimento del torace compresa la respirazione mi aumentava le fitte, non potevo quasi muovermi e respiravo a bassissimi regimi.

Ho contattato uno pneumologo per un consulto, non ho spiegato della resina, in quanto ero ancora inconsapevole e non era la prima volta che la maneggiavo, bensì mi sono concentrato sull’alcol. Il medico mi ha detto di prendere tre malox durante la giornata come prevenzione per un eventuale bruciore (che non avvertivo minimamente) e che se il dolore continuato mi avrebbe sicuramente visitato.
Il giorno seguente ero nelle stesse condizioni, non avevo dormito, il dolore era incessante mi sentivo come se avessi lo sterno fratturato e nel frattempo è intervenuta una tosse secca e continua. Avvisato il medico, ha voluto visitarmi immediatamente, in ospedale, dopo la sua visita in cui ho parlato anche della resina, mi ha diagnosticato una probabile tracheite acuta, ricoverandomi immediatamente per effettuare una broncoscopia la mattina seguente.

Dopo la broncoscopia la diagnosi è cambiata in bronchite-tracheite acuta emorragica, risultato ricovero per una terapia a base di cortisone e un farmaco via flebo per stimolare i pneumociti di secondo ordine. Data la gravità della situazione il medico ha ritenuto indispensabile effettuare la terapia che data la dose massiccia dei farmaci (in quanto l'effettoe dei farmaci in questo caso dipende dalla quantità) doveva essere effettuata sotto controllo continuo di personale medico.

Ma cosa mi era successo? Proviamo a riassumere:

Indubbiamente durante la lavorazione o la pulizia della resina alcuni granelli di “ciano” e liolo” sono stati aspirati (ricordiamoci che la mascherina a volte non chiude ermeticamente intorno al naso o sotto il mento). Fin qui sarebbe ancora normale se pur non consigliabile, in quanto il nostro organismo è progettato apposta per difendersi dall’arrivo di corpuscoli nell’apparato respiratorio.
La difesa consiste nelle mucose di; naso, esofago, trachea e bronchi. Questi, sono rivestiti internamente dalla mucosa e non solo, ci sono anche dei microscopici peli detti “ciglia”. Quando noi respiriamo un corpuscolo solido, polvere, segatura……etc..etc., la mucosa funziona come una barriera su cui si poggia il corpuscolo, dopodichè il muco avvolge il corpuscolo e le ciglia spingono il muco verso l’esterno, provocando i colpi di tosse che espellono il muco con il corpuscolo contenuto. Con questo processo prima o poi ciò che entra viene espulso per evitare che continui la sua corsa verso i polmoni.

Anche io come tutti sono dotato di mucose ciglia e tutto il resto………..cos' è che non ha funzionato? Ma certo!!! L’alcol.
L'alcol etilico denaturato (quello rosa) che è praticamente il fratello dell' etilico NON denaturato (quello bianco,usato anche per fare i liquori) che noi utilizziamo moltissimo per diluire le vernici acriliche e per lavare gli aerografi, oltre che evaporare a temperatura ambiente ha effetti anche sul nostro organismo in quanto è un forte vasodilatatore.
In sostanza se inalato come vapore, all’interno dei bronchi vaporizza (ricordiamoci che la temperatura interna del nostro organismo è più alta di quella ambiente) dilatando i vasi sanguigni.

Quindi capire cosa mi è accaduto diventa più semplice, all’interno del mio apparato respiratorio in dettaglio, trachea e grossi bronchi si erano depositati qua e là un importante quantità di “ciano” e “liolo” che prontamente arrestati dalle mucose aspettavano l’espulsione, ma quando sono arrivati i vapori dell’alcol (pensare che sono astemio!!!!) i vasi sanguigni delle mucose si sono ampiamente dilatati,risucchiando al loro interno i microgranelli di “ciano” e “liolo” mettendo questi in diretto contoatto con i tessuti interni dietro le mucose.
Svaniti i “fumi dell’alcol” durante la nottata il signor “ciano” (il più pericoloso dei due in quanto altamente tossico) ha iniziato il suo lavoro.
Dove i tessuti dei bronchi e della trachea toccavano “ciano” si è avuta una irritazione, infiammazione e ulcerazione degli stessi, che mi provocavano il dolore, infine alcune di queste ulcere sono diventate emorragiche (cioè perdevano sangue).

Per rendervi figurativa la situazione immaginate le mucose come un muro di mattoni dietro al quale ci sono i tessuti, figurati come uno strato di palloncini pieni di acqua, il signor “ciano” è una pallina di gomma ricoperta di spilli pungenti. La pallina viene lanciata conto il muro e si appoggia sui mattoni, poi arriva l’alcol che dilata lo spazio tra un mattone e l’altro quindi la pallina si sposta dentro lo spazio andando a sbattere contro i palloncini, poi le fessure tra un mattone e l’altro ritornano a posto e gli aghi della pallina premono contro i palloncini iniziando a bucarne alcuni e l’acqua contenuta ne fuoriesce.

Le mie condizioni non erano buone durante il ricovero, forte tosse, sensazione di difficoltà respiratoria, una flebo al giorno per 6 ore continuative, aerosol tre volte al giorno e tre broncoscopie in cinque giorni, senza contare la quantità di cortisone e altre medicine che mi somministravano, però era importante in quanto ero esposto ad ulteriori rischi dovuti alla mia condizione in cui l’organismo aveva perso le difese dell’apparato respiratorio.
Potevo infettarmi se un qualunque microbo fosse finito direttamente sulle ferite dei bronchi provocandomi una broncopolmonite.
Ancora oggi potrei avere strascichi tipo; lieve asma o ipersensibilità dei tessuti, lo scopriremo solo alla fine della terapia che in questo momento sto continuando.

Se fin qui mi avete seguito e vi ho chiarito l’accaduto, vi invito a riflettere.

Certo è, che nel mio caso la componente accidentale della quantità di alcol inalata ha fatto da innesco, ma ripensandoci, noi siamo esposti sempre a questo tipo di eventi, analizziamoli per cercare poi di evitarli in futuro.
La resina è tossica per via di quel “ciano” di cui è composta, non a caso và così d’accordo negli incollaggi con la colla “ciano”acrilica, vi è mai capitato di avere pizzicore agli occhi mentre incollate con la “ciano” e siete lì che guardate se la colla fa presa? Sicuramente si.
Detto questo, dobbiamo evitare il più possibile di inalare la polvere della resina che lavoriamo. Indossare la mascherina durante la lavorazione non basta, pur avendolo fatto, mi sono trovato “ciano” fino ai grossi bronchi questo significa che la mascherina non ha trattenuto tutto, lo dimostrano le broncoscopie che mostrano le pareti della mia trachea costellate coma la volta di un planetario di granelli di “ciano”. La mascherina deve essere del tipo che avvolge bene il viso, deve avere almeno due elastici e comunque spetta a noi fare in modo che indossandola aderisca bene intorno a guance, mento e naso, se necessario dotiamola di garze nei punti dove restano fessure dalle quali passa liberamente l’aria. Anche i guanti sono importanti, ricordiamoci che la pelle (cute) è una barriera come il famoso muro che ci protegge dall’esterno, ma se avessimo una piccola ferita, magari un semplice giradito e della resina si depositasse in quel punto avremmo una intossicazione di quei tessuti. Inoltre guanti e mascherina vanno portati anche dopo la lavorazione fino alla fine della pulizia da fare immediatamente dopo la lavorazione stessa, magari utilizzando un aspiratore, dopodichè, ventiliamo il locale e abbandoniamolo per un lungo periodo, frenando la frenesia di continuare a fare i nostri lavoretti.

Ma la cosa che si deve evitare, in quanto può essere scatenate è quella di verniciare con vernici acriliche il cui diluente è alcol subito dopo aver lavorato la resina, oppure se la zona di lavoro non è stata pulita più che bene dalla polvere.
Il fatto è che quando si vernicia con le vernici acriliche, ancora di più quando si pulisce l’aerografo con alcol, facciamo un vero e proprio aerosol, cioè si nebulizzano particelle di alcol trasportate dall’aria, magari proprio verso la nostra bocca.
Per quanto poca la quantità possa essere, l’effetto si può comunque verificare, ricordiamoci che alcuni effetti in chimica si possono ottenere in poco tempo con alte concentrazioni o con basse concentrazioni prolungate in tanto tempo.
Anche durante la verniciatura se possibile è meglio indossare una mascherina filtrante, magari apposita per gas.

Infine, per chi abbia dei bambini, i quali non possono ancora conoscere certe cose, specialmente i piccoli che mettono in bocca qualsiasi cosa, la resina è estremamente pericolosa, teneteli lontani assolutamente dalla resina in qualsiasi forma, dalla polvere specialmente.

Mentre scrivo non sono ancora guarito, sarà un processo lungo e che forse lascerà delle tracce nel mio organismo, sinceramente spero che quanto mi è capitato possa essere evitato a chiunque di noi ora che tutti i lettori conoscono di più sui fenomeni tossici causati dalla resina.

Il mio AMX è praticamente finito, è venuto un bel modello, ma il valore intrinseco di questo modello non è nella sua qualità, bensì in quello che mi ricorderà di aver passato per realizzarlo.

Un saluto a tutti i lettori

Davide Splendore

 

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