L’'Italia e ancora vincolata al Trattato di Parigi (1947) che sanciva la fine della II guerra mondiale, e la spartizione fra le nazioni vincitrici di quanto rimasto della potenza militare economica ed industriale dei paesi dell’asse
Il trattato vieta in maniera categorica il possesso di armi nucleari.
Ma nel 1961, come se il trattato di Parigi fosse carta decaduto, la MM presento al governo il progetto del SSN “GUGLIELMO MARCONI ”, un sottomarino a propulsione nucleare.
Il Governo di allora si dimostrò disponibile ad un eventuale approfondimento della materia anche per soddisfare le legittime aspettative di un arma, la Marina, che ancora utilizzava navi vecchie e malandate risalenti alla seconda guerra mondiale e prive di efficaci ed efficienti armi.
Peraltro la manovra del Governo serviva ad aprire i cordoni degli aiuti MDAP anche per l’arma marina, in quanto alcune potenze vincitrici avevano diffidenza nel riarmare chi aveva loro procurato molti danni.
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Il Governo, che non riusciva ad ottenere pur nell’adesione alla NATO aiuti in materiali all’altezza dei tempi ne fu entusiasta, e decide di finanziare la cosa, malgrado che le proteste USA furono infuocate, cercando di costringere il nostro Governo a fare un passo indietro.
Il Guglielmo Marconi venne cancellato quando ormai si stavano chiarendo gli ultimi dettagli prima della produzione. Ma la Marina Militare non si arrese, mentre infuocava la polemica sul sottomarino, una nostra unità d'altura, 'INCROCIATORE GARIBALDI andò in manutenzione di mezza vita.
La sorpresa avvene mesi dopo, quando la nave usci dai cantieri, con l’istallazione al centro di 4 pozzetti di lancio per missili balistici Polaris.
La marina affermò che i pozzetti sarebbero serviti per il lancio del missile POLARIS, anche se il missile sarebbe stato predisposto solo per il trasporto di testate convenzionali.
Nel frattanto le 2 superpotenze USA e URSS cercavano in ogni modo di arrestare la proliferazione nucleare, e si giunse quindi al TNP (trattano di non proliferazione nucleare), che venne alla luce nel 1968.
L'Italia non aderì immediatamente, nonostante le forti pressioni internazionali, ma prima pretese che aderissero anche i nostri vicini, e compreso la Svizzera, e la Jugoslavia,
Il nostro Governo pretese di aggiungere ben 12 postille al trattato, che definirono i limiti della adesione allo stesso, alcune di pura retorica, altre sono assai più importanti.
Fra l’altro fu sancito che L’Italia poteva partecipare ad un Programma nucleare comune Europeo anche militare, un altro che per l'Italia il trattato ha validità solo se viene rispettato anche dalle Nazioni confinanti o dell’aerea geografica di competenza strategica ( Africa compresa) ed un altro ancora che il trattato ha validità solo e solamente con gli impegni di sicurezza preesistenti e legati alla partecipazione alla NATO.
I missili Polaris non arrivarono mai ma in compenso l’industri nazionale sviluppò un missile cloneo nel 1971 denominato ALFA.
Il progetto interamente italiano di un missile balistico sviluppa un vettore che viene presentato come primo prototico nel 1975 suscitando la sorpresa e lo sconcerto di avere peso e dimensioni identici al POLARIS.. il missile che gli USA non ci vollero vendere.
Nel 1975 venne effettuato il primo lancio, da parte di un poligono militare in Sardegna, volando per oltre 1500 km, con traiettoria perfettamente balistica.
Ma ormai le pressioni dellai della comunità internazionale sono ineludibile ci sono in ballo milioni di dollari di aiuti alla economia e così il Governo nel 1976 decide di aderire al TNP successivamente ratificato dal parlamento e dopo un ultimo lancio nel 1976 il programma viene chiuso.
Missile ALFA sulla rampa di prova Missile Alfa a Cameri
La questione dei missili Polaris e la modifica del Garibaldi
La parte più consistente di lavori allo scafo riguardò l'estremità della tuga, dove erano stati allestiti i pozzi di lancio per quattro missili balistici statunitensi Polaris dotati di testata nucleare, che avevano lo scopo di fornire alla Marina Militare Italiana una capacità di deterrenza strategica.
Le strutture necessitarono dei dovuti adeguamenti per resistere sia allo shock meccanico che a quello termico. Infatti, mentre per i Polaris installati nei sottomarini il lancio avveniva "a freddo" cioè espellendo il missile dal silo mediante un getto di aria compressa prima dell'accensione del motore del primo stadio, sul "Garibaldi" i missili avrebbero dovuto essere lanciati "a caldo", utilizzando cioè una carica esplosiva, per cui occorreva uno spazio in cui fare sfogare gli effetti dell'esplosione. I pozzi di lancio lunghi circa 8 metri, avevano un diametro di 2 metri ed i portelloni che si aprivano ruotando verso l'asse di simmetria della nave.
La sistemazione per i missili Polaris
Il progetto delle sistemazioni dei quattro pozzi di lancio dei Polaris in una zona precedentemente occupata da depositi e cale di varia destinazione venne curato dall'allora capitano di vascello Glicerio Azzoni e riguardava sia le sistemazioni strutturali per il lancio, sia la collocazione di tutti gli impianti e delle apparecchiature necessarie all'utilizzazione dei missili, quali le strumentazioni per la navigazione e il complesso delle unità di calcolo. Tali sistemazioni trovarono posto in locali adiacenti a quelli dei pozzi, che avevano un'altezza di circa 8 metri e per buona parte erano compresi sotto la linea di galleggiamento, in una zona delimitata da paratie stagne, lunga complessivamente circa 14 metri e dotata di un certo grado di protezione laterale. La realizzazione di tali sistemazioni richiese circa 6 mesi.
A partire da ottobre 1961 furono fatte le prove di collaudo dei pozzi alle quali seguirono, tra dicembre 1961 e gennaio 1962 i lanci di simulacri inerti, per proseguire, fino ad agosto 1962, con lanci di collaudo di simulacri autopropulsi, sia a nave ferma che in navigazione. Una parte dei test venne effettuata nel corso del 1962 anche negli Stati Uniti, durante la prima crociera post-ricostruzione della nave.
L'esito positivo dei test aveva spinto gli Stati Uniti a progettare la NATO MLF (multy lateral force), una forza navale costituita da 25 mercantili da 18.000 tonnellate con una velocità di 20 e più nodi e un'autonomia di oltre 100 giorni modificati per trasportare 200 missili Polaris. Questo programma non venne poi sviluppato in quanto superato dagli SSBN, i sottomarini balistici nucleari, che stavano entrando in servizio proprio in quegli anni. Il primo lancio in immersione di un Polaris venne infatti effettuato dal sottomarino George Washington[25] il 20 luglio 1960. All'epoca pero sull'uso dei sottomarini per il lancio di tali missili si addensavano molti dubbi, mentre il "Garibaldi" con le sue strutture rappresentava la soluzione tecnica del problema e le inedite soluzioni adottate sul Garibaldi per i pozzi di lancio dei missili Polaris suscitarono molta curiosità da parte della US Navy, interessata a riprendere l'idea.
Sebbene le prove avessero dato tutte esito positivo, i missili non vennero però mai forniti dagli Stati Uniti, poiché motivazioni di natura politica ne impedirono la prevista acquisizione, ed i pozzi alla fine vennero utilizzati diversamente. Successe infatti che in seguito alla crisi di Cuba dell'ottobre 1962 il Presidente degli Stati Uniti Kennedy concesse al Premier sovietico Krusciov il ritiro dei missili Polaris e Jupiter dall'Italia e dalla Turchia in cambio del ritiro dei missili sovietici da Cuba.
L'Italia decise allora in alternativa di sviluppare un suo programma nucleare e il progetto di missile balistico italiano denominato Alfa venne sviluppato dalla Marina Militare a partire dal 1971 con alcuni lanci effettuati con successo nella prima metà degli anni settanta dal poligono di Salto di Quirra. Il programma ebbe termine il 2 maggio 1975 quando su pressione degli Stati Uniti l'Italia aderì al Trattato di non proliferazione nucleare.
Armamento dopo i lavori di trasformazione
Radicalmente cambiato l'armamento, che con l'installazione, nella tuga, del sistema missilistico Terrier fece del Garibaldi il primo incrociatore lanciamissili ad essere entrato in servizio in una marina europea. Venne sbarcato tutto l'armamento precedente, sostituito con armamento di diverso calibro.
Oggi a tanti anni da quel 1975 un missile ALFA si trova presso un deposito di Cameri, come un corpo estraneo e nel contesto di un aeroporto di pertinenza della Aeronautica Militare, e ci sono stati tentativi di trasportarlo o farlo trasportare presso locali della Marina Militare andati a vuoto….troppi imbarazzi e troppi dubbi nel rappresentare oggi un volto del Nostro Paese che la pubblica opinione non sa…quello di una potenza con ambizioni nucleari
Tutta questa storia nasce da una scoperta quella di un missile della marina in un aeroporto della aeronautica strano no ?
Mauro
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ho visto cose che voi umani....
non si gioca più perchè si sta invecchiando, ma si invecchia perchè non si gioca più -
Chi vola vale, chi non vale non vola, e chi vale e non vola è un vile".